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Gianrico Carofiglio

Con i piedi nel fango

Conversazioni su politica e verità
23 Dicembre 2018 | Recensione di
Scheda
Edizioni Gruppo Abele
2018
€ 11,00
Gianrico Carofiglio è un magistrato e scrittore italiano (Bari, 1961). Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Bari, ha esordito nella narrativa nel 2002 con Testimone inconsapevole, romanzo che ha inaugurato il genere del legal-thriller in Italia, e ha introdotto il personaggio dell'avvocato Guerrieri, protagonista poi di numerosi romanzi successivi dell'autore. Carofiglio ha scritto anche dei saggi, tra i quali ricordiamo: L'arte del dubbio (2007) e La manomissione delle parole (2010).

Sarà perché è uno scrittore e ha fatto della parola un mestiere. Oppure perché ha svolto a lungo la professione di magistrato e sappiamo bene come, in certi contesti, le parole siano «pesanti». Ma forse tutto ciò nasce anche dai suoi trascorsi in parlamento, dove, purtroppo, di parole utilizzate a sproposito (e dei relativi danni) deve averne sentite un po’. Fatto sta che Gianrico Carofiglio del riflettere (e del far riflettere) sul «corretto uso delle parole» ne ha fatto, pare, un punto d’onore.In questo agile volume uscito per le Edizioni Gruppo Abele, il «padre dell’avvocato Guerrieri» dialoga a tutto tondo con Jacopo Rosatelli, attorno a un focus ben preciso: il rapporto tra politica e verità. Ma quasi ogni riga del libello è applicabile alla vita quotidiana di chiunque. Perché cos’altro è (o dovrebbe essere) la politica se non l’insieme delle cose che riguardano la polis, la città, e dunque la cosa pubblica, il nostro essere cittadini in relazione tra noi e con lo Stato? A ben pensare, poche cose come la politica hanno a che fare con l’umanità nel suo profondo. E quando così non è, la politica diventa campo solo per azzeccagarbugli orientati al sé invece che al noi (bellissime le pagine in cui Carofiglio mette in guardia dai politici dall’ego smisurato…).

Il volume, scrivono da subito gli autori, si configura come una sorta di «breviario» laico, una raccolta di spunti che prende avvio da una frase, ormai famosa, di Antonio Gramsci: «Chi vive veramente non può non essere cittadino e parteggiare», dove quel parteggiare ha ovviamente un’accezione positiva legata «all’agire politico individuale e collettivo nutrito di cultura, studio e passione». Nulla a che vedere, insomma, con la pratica patologica di chi spesso, in Rete ma non solo, offende, inveisce, minaccia. Non sono tanto gli indifferenti, sottolineano ancora gli autori, le persone di cui diffidare, ma «l’indifferenza, l’idea dell’astensione dalle responsabilità. (…) L’indifferenza rispetto alle cose su cui si potrebbe influire e che si potrebbero cambiare è in contrasto con l’idea stessa di umanità: essa viola il dovere di solidarietà verso gli altri umani». Perché, prosegue Carofiglio, «la condizione di chi è in difficoltà deve riguardarci, deve metterci a disagio, deve indurre all’impegno». E si capisce il motivo per cui, molti anni fa, Paolo VI definì la politica «la più alta forma di carità». Le pagine fluiscono lievi, leggere, dove – come scriveva Calvino – leggerezza non è superficialità ma il guardare le cose dall’alto, inserite in un contesto più ampio che è quello del vivere civile. Per tale motivo questo libretto potrebbe trovare posto nelle scuole, durante l’auspicata ora di educazione civica, e andrebbe letto e discusso insieme, ripartendo da quel dialogo face to face di cui si sente tanto la mancanza.

Una nota finale circa il titolo del volume, la cui scelta Rosatelli, nell’introduzione, motiva così: «Tra l’eternità dei cieli della speculazione intellettuale e il vuoto “qui e ora” delle polemiche quotidiane, c’è una vasta terra di mezzo. Quella dove si sta con i piedi nel fango, provando caparbiamente, con difficoltà e contraddizioni, con pazienza e sguardo lungo, a cambiare realmente le cose, a riflettere e agire, come insegnava don Milani, per “sortire insieme” dai problemi. In quello spazio trova posto questo libro».  

Data di aggiornamento: 23 Dicembre 2018