01 Aprile 2024

Abbondanza di vita

La fede, come accade in ogni relazione, è questione di fiducia. È credere in Gesù Cristo e nel suo annuncio di vita piena e buona.
Abbondanza di vita

© Shuang Paul Wang / Getty Images

Sebbene la Pasqua di quest’anno sia caduta l’ultimo giorno di marzo, il tempo pasquale è di ben più lunga durata, 50 giorni; un tempo ampio, che invita a riflettere sull’evento più importante per noi cristiani: la risurrezione del Signore. Su questo, san Paolo è lapidario: senza la risurrezione di Cristo la fede cristiana sarebbe vuota, priva di senso (cfr. 1Cor 15). Ma che cosa vuol dire credere nella risurrezione? Anzitutto, vorrei ricordare che cosa significa credere. C’è una parola che spesso diciamo durante le nostre preghiere, alla loro conclusione: «Amen». Deriva dall’ebraico e spesso viene tradotta con «così sia» o «così è», come a dire: desidero che quanto ho detto avvenga o confermo tutto quello che ho detto, ritengo fermamente che le cose stiano così. Ci sono sicuramente questi aspetti, ma c’è dell’altro: non è solamente una questione intellettuale, «amen» non significa solo che ho capito che le cose stanno così.

 

Se fosse solo questo, il rischio sarebbe che le preghiere o le espressioni di fede rimanessero unicamente delle parole, mentre la vita può tranquillamente andare in un’altra direzione. Nella mentalità ebraica non è così: le parole hanno sempre un riferimento molto concreto. La radice di «amen» fa riferimento alla stabilità, al fondamento, per cui dire «amen» alla fine di una preghiera significa affermare che voglio fondare la mia vita su quelle parole, che trovo stabilità su quanto ho detto, che voglio appoggiarmi proprio a questo. Il significato biblico di credere è proprio in tale direzione: credere in Dio vuol dire fondare la nostra vita sulla relazione con Lui. Anche sant’Antonio, nel Sermone per l’Ascensione del Signore, afferma che credere vuol dire «dare il cuore» e sostiene che il cuore a qualcuno bisogna darlo: in altre parole, ciascuno di noi su qualche cosa si deve appoggiare. Non ci sosteniamo da soli: per quanto oggi si cerchi l’autosufficienza, anche grazie all’aiuto della tecnologia, abbiamo bisogno di altro per fondare la nostra vita, qualcosa da cui ricevere la vita, che non abbiamo da noi stessi (anzitutto perché non ci siamo fatti da soli).

A che cosa crede, dunque, un cristiano? Su che cosa poggia la sua vita? Non su un dio generico e sconosciuto, ma su Gesù Cristo che ha rivelato Dio soprattutto nella Pasqua. In questo evento, Dio si fa solidale all’uomo fino a condividere la sua morte, in uno dei modi più atroci, la crocifissione. Non resta però prigioniero della morte, ma sconfigge questo nemico che destabilizza la vita e che più di ogni altra cosa è fonte di insicurezza e di ansia. La morte è parte della nostra vita e ogni giorno sperimentiamo qualche «morte»: il fallimento di un progetto, una ferita subita, una relazione che va in pezzi. Gesù, con la sua risurrezione, afferma e rende attuale il fatto che la morte non è la fine di tutto, non ha l’ultima parola sulla nostra vita! Che noi risorgiamo con Lui! In questo modo, il cristiano diventa persona di speranza, che cerca il bene per farlo crescere, non si lascia scoraggiare dal male.

Spesso, però, sopravviene la sfiducia, per tanti motivi. Anche l’apostolo Tommaso non crede alle parole dei suoi amici che sostengono di aver visto Gesù risorto. Avere dubbi, a volte, ci spaventa o ci fa sentire in colpa. In realtà questa è l’altra faccia della fede: è normale che la accompagni, perché evidenzia che c’è un atto a noi chiesto, l’atto dell’affidarsi, quello che Gesù sempre cerca da noi (lo vediamo nei vangeli). Non è facile, ma la fiducia è alla base di tutte le scelte che facciamo, soprattutto nelle relazioni, anche se talvolta rimaniamo scottati e feriti. Che fare, allora? Rinunciare? Piuttosto ascoltare di nuovo e accogliere l’annuncio: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

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Data di aggiornamento: 01 Aprile 2024
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