Dopo aver ristampato nel 2020 il libro forse più conosciuto di Dorothy Day (Una lunga solitudine), la casa editrice Jaca Book pubblica ora una sua interessante biografia firmata dalla giornalista Giulia Galeotti.
Abbiamo qualche problema con la creazione che ci circonda e nella quale viviamo immersi. Da cui dipendiamo per tanti aspetti, dall’aria che respiriamo al cibo che mangiamo, ma anche per i nostri hobby filosofici, poetici, salutisti o anche solo estetici. E probabilmente in questi ultimi mesi ne siamo diventati persino ancora più consapevoli, nostro malgrado. Ma perché tutto non resti un pio proposito, potremmo andare a rileggerci l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.
Adriana Zarri (1919-2010) fu una donna cristiana impegnata con passione su più fronti: teologia, ambito sociale, pubblicistica, rinnovamento della Chiesa, contemplazione. Senza sconti, sempre schierata con il Vangelo e con le persone. Questo libro ne è la prima biografia completa, anche attraverso fonti inedite, dall’infanzia agli ultimi anni appartati nella campagna piemontese. Un’occasione preziosa per non dimenticare una testimone, scomoda ma coerente.
Washington, 24 settembre 2015. Papa Francesco parla al Congresso degli Stati Uniti e, tra lo stupore dei presenti, annovera, tra le figure più significative del cristianesimo statunitense, Dorothy Day, molto discussa per le sue scelte controcorrente: «In questi tempi in cui le preoccupazioni sociali sono così importanti – dice il Pontefice –, non posso mancare di menzionare Dorothy Day (...). Il suo impegno sociale, la sua passione per la giustizia e per la causa degli oppressi, erano ispirati dal Vangelo, dalla sua fede e dall’esempio dei santi».
«C’è voluto tempo, molto tempo, perché i miei occhi riuscissero ad aprirsi, ammesso che oggi siano veramente aperti. È terribile constatare come, in mezzo a tante sofferenze, la cura del mantenimento dell’autorità e dell’ordine sociale ci impedisse di scoprire e denunciare le ingiustizie. Stavamo là a predicare la pazienza, l’obbedienza, l’accettazione delle sofferenze, in unione alle sofferenze di Cristo. Grandi virtù, senza dubbio, ma in quel contesto facevamo il gioco dei dominatori».