In viaggio con Piero della Francesca

Una mostra del maestro della prospettiva da vedere assieme alle altre sue opere sparse sul territorio.
23 Maggio 2007 | di

Arezzo è la meta per i turisti sulle tracce di Piero della Francesca. La mostra a lui dedicata, «Piero della Francesca e le corti italiane», al Museo statale d’arte medievale e moderna, non è che un inizio, in quanto il viaggio con Piero continua al Duomo e nella Basilica di San Francesco, dove si può ammirare il ciclo della Leggenda della Vera Croce, per proseguire quindi nelle vicine Monterchi e Sansepolcro.
La città di Arezzo, un cuore medievale e un corpo reso smagliante nel Rinascimento, è poco conosciuta rispetto alla Toscana in genere. Il centro pullula di botteghe e fa da graziosa cornice a questo artista che nel Quattrocento girò l’Italia.
Piero, nato nel 1412, in una famiglia di mercanti a Borgo San Sepolcro (l’odierna Sansepolcro, nell’alta valle Tiberina), lavorò infatti in diverse corti italiane. Fu a Perugia alla corte dei Baglioni, tra il 1450 e il 1451; a Rimini, ad Ancona, Pesaro, Bologna; a Firenze, a Ferrara con Lionello d’Este, a Urbino presso i Montefeltro. Frequentò Roma a partire dal 1455.
Fu allievo di Domenico Veneziano, coevo di Beato Angelico e Leon Battista Alberti, estimatore di Jacopo Bellini. Subì l’influsso del Pisanello, autore delle superbe medaglie, esposte in mostra, che ritraggono Sigismondo Pandolfo Malatesta, immortalato anche da Piero della Francesca.
Il biografo Giorgio Vasari nelle sue celebri Vite aveva chiamato il nostro artista «maestro della prospettiva» e l’architetto Leon Battista Alberti nel 1585 lo aveva definito «il maggiore geometra de’ suoi tempi, sì come appare per i suoi libri». Piero infatti aveva vergato Archimede e scritto il De prospectiva pingendi sulle regole della prospettiva e anche un Trattato d’abaco, ossia un manuale di aritmetica e geometria. Egli aveva studiato queste materie considerate indispensabili per un figlio di un mercante quale era.
Piero fu sempre attivissimo e anche da vecchio continuò a darsi da fare: a settant’anni acquistò a Rimini una casa e un frutteto. Per un destino paradossale, come spesso accade agli uomini, nell’ultimo periodo della sua vita divenne cieco: morì il 12 ottobre 1492, lo stesso giorno in cui Cristoforo Colombo scoprì l’America.


Il Duomo e San Francesco

Vicino alla porta della sagrestia del Duomo di Arezzo, quasi nascosta, si trova Santa Maria Maddalena. Piero ha dipinto qui una delle figure più affascinanti e vere, dimostrando la sua modernità e naturalezza. Questa donna, dall’aria un po’ burbera e vissuta, ha capelli sciolti, mantello rosso acceso, sguardo penetrante.
Nella vicina Basilica di San Francesco, custodita dai frati minori conventuali, c’è un ciclo pittorico, il cui restauro si è concluso nel 2000, che da solo basterebbe a sancire la grandezza di Piero. Egli ebbe l’incarico di affrescare il coro della cappella Bacci con episodi tratti dalla Leggenda della Vera Croce, storia rielaborata dal vescovo Jacopo da Varagine particolarmente cara ai francescani.
Il tema degli affreschi è il trionfo della Croce, a partire dalla morte di Adamo. Vi si vedono anche due episodi tradizionalmente non raffigurati: L’incontro tra Salomone e la regina di Saba e una splendida Annunciazione che fa immediatamente pensare al Beato Angelico. La Madonna di Piero accoglie l’annuncio dell’angelo senza alcun turbamento. L’angelo ha le ali spiegate e in alto compare Dio Padre.
Straordinaria è anche la rappresentazione della Battaglia di Eraclio contro Corsoe. Le lance si incrociano, i corpi si accalcano, ma prevale equilibrio e misura.
Come sempre i personaggi di Piero sembrano senza emozioni, ma di emozione ne continuano a destare nei suoi ammiratori ancora oggi, pur essendo tanti i secoli trascorsi da quando queste terre videro dipanarsi la «storia di Piero».


La mostra ad Arezzo

La Madonna col Bambino, una tempera su legno del 1435 circa, dopo decenni di occultamento, è arrivata in mostra quasi per caso. Si stava cercando un dipinto di Antoniazzo Romano e venne rintracciata quest’opera presso un collezionista americano. Queste esposizioni temporanee talvolta consentono infatti anche nuovi ritrovamenti e attribuzioni.
Dalla corte di Urbino proviene invece il Dittico di Montefeltro, con i ritratti di Battista Sforza e di Federico da Montefeltro. Occhi fissi nel vuoto che interrogano il visitatore. C’è poi la Madonna Villamarina solitamente custodita alla Fondazione Cini di Venezia. È una Madonna enigmatica, forse realizzata da più mani, che ha subìto rimaneggiamenti e restauri, ma resta di grande suggestione. Tra i capolavori in mostra anche la splendida Madonna col Bambino benedicente e due angeli, detta Madonna di Senigallia, dipinta da Piero attorno al 1470.
Spostandosi un po’ da Arezzo, ecco Monterchi che ospita nel suo museo uno dei principali capolavori di Piero, La Madonna del Parto. Nell’antica chiesa di Santa Maria Momentanea, le future mamme andavano a venerare quest’immagine della Vergine a loro cara. La Madonna si presenta qui come una giovane donna, in attesa di un nascituro che cambierà la sua vita. Questa Madonna, ora al Museo della Madonna del Parto di Monterchi, si trova immersa in un paesaggio che è uno dei più belli d’Italia, e che tutti noi abbiano il dovere di difendere e conservare.
Infine a Sansepolcro, al Museo civico, c’è il Polittico della Misericordia: fu commissionato dalla Confraternita della Misericordia di Sansepolcro nel 1445. Ci vollero più di quindici anni perché il Polittico venisse completato. Lo schema è tradizionale: la Madonna protegge un gruppo di fedeli. Una curiosità che può interessare al lettore: il primo alla destra della Vergine è l’artista, in un autoritratto.


info

Piero della Francesca e le corti italiane

Arezzo, Museo statale d’arte medievale e moderna

Dal 31 marzo al 22 luglio 2007

tel. 0575 1840000

Orario: tutti i giorni 9.00-19.00

Catalogo Skira

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017