Vacanze per tutti, da riqualificare

«La ricerca di Dio è l’escursione più eccitante». Prescindendo dal luogo in cui trascorreremo le nostre vacanze, siamo tutti rimessi in gioco.
22 Giugno 2006 | di

Conosco alcune persone che si dedicano alla programmazione delle vacanze con grande serietà e largo anticipo. Sgobbano tutto l’anno, lavorando duro per garantire alla famiglia una vita dignitosa, con pochi fuori programma e nessuno spreco. Vivono nel solco della quotidianità, con grinta e a testa alta, ma il tempo delle ferie, magari breve e in bassa stagione per tirare sul prezzo, non si tocca. Si tratta di persone nate e cresciute quando la «cultura del tempo libero» era cosa da ricchi, di gente che conosce bene la ruota della vita e si è guadagnata una piccola sicurezza economica, con puntigliosità e non senza sacrifici.
Mi sia permesso un ricordo personale. Ho ancora negli occhi il volto di mia madre che vide il mare per la prima volta all’età di cinquantuno anni, partecipando a una gita parrocchiale nel lontano 1978, pochi mesi prima di morire. Era un tiepido pomeriggio di mezza primavera, in piazza San Marco a Venezia, e io stavo con lei. I suoi capelli così mossi dal vento non li avevo mai visti prima, e neppure un suo sguardo così lontano e luminoso. Era bellissima, un poco emozionata e contenta di essere lì, di fronte a quello spicchio di infinito.
Per i più giovani, indubbiamente a motivo dell’età e dell’accresciuta mobilità sociale, le cose stanno diversamente. Le vacanze sono distribuite in altro modo, spalmate sui dodici mesi dell’anno in maniera originale e quasi sempre imprevedibile. Dal viaggio all’«ultimo minuto», preso al volo, così come si approfitta di un’occasione da non perdere, che a pochi soldi promette emozioni di prima mano e avventure non solo virtuali; dal pendolarismo stile mordi e fuggi, che mette tutti in coda per lunghe ore di attesa e un prevedibile stress prima di guadagnare la linea del mare o il ristoro dei monti; dal fine settimana alternativo, per visitare una città d’arte o una mostra accattivante, unica e imperdibile; dal turismo a sfondo religioso che vede uno sciamare di nuovi nomadi versi luoghi particolarmente accoglienti dal punto di vista spirituale, per fare rifornimento di significati profondi da sostituire alle etichette che non soddisfano più; fino alle esperienze di immersione totale nel mondo della natura, per ritrovare i ritmi sapienziali di madre terra e riguadagnare antichi equilibri ormai perduti, oppure alle esperienze estreme ed esotiche per mettere alla prova la tenuta fisica e psichica, praticando una sorta di ascetismo automodellante.
Conosco anche molti che alle vacanze non ci pensano, perché non le hanno mai fatte e non le faranno mai, oppure hanno smesso di pensarci, perché le possibilità economiche sono quello che sono e purtroppo i conti non tornano. C’è una parte di Italia, molto più ampia di quanto si pensi, che le ferie le vive sul posto, nella città o nel paese di residenza, nella casa o nell’appartamento di sempre, lontano dai luoghi e dai climi in cui si svolgono i riti vacanzieri. La cosa fa pensare, e rimanda al protrarsi di una situazione economica che continua a colpire e penalizzare i più deboli.
Gli uomini di Chiesa in genere parlano delle vacanze come di un tempo favorevole per lo spirito, in cui cioè lo spirito dovrebbe come ridestarsi e pretendere quelle attenzioni che gli vengono negate lungo il corso dell’anno. Non sempre succede, anzi è piuttosto l’eccezione che la regola, perché i più puntano sul puro svago, sullo stordimento programmato, sulla rimozione di tutto ciò che richieda qualche impegno o inneschi la pur minima tensione.
Non per questo si deve rinunciare all’impresa, che una frase curiosa di Benedetto XVI sollecita con coraggio e fiducia: «La ricerca di Dio è l’escursione più eccitante». Indipendentemente dal luogo in cui trascorreremo le nostre vacanze, siamo tutti rimessi in gioco.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017