Tacciano le armi e parli il diritto

Diritto internazionale, giustizia, carità, perdono: queste le parole chiave del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2004, "Educare alla pace, sfida sempre attuale".
23 Dicembre 2003 | di

Cari amici, avevamo iniziato il 2003 sotto la minaccia di una guerra - di fatto poi materializzatasi - per abbattere uno dei regimi più violenti e sanguinari del secolo passato, instaurato da Saddam Hussein in Iraq, Paese ricchissimo di petrolio ma ridotto alla miseria da un lungo embargo e da una politica dissennata preoccupata più a riempire gli arsenali di armi che a dare pane, lavoro e libertà . Lo chiudiamo, il 2003, con l'immagine di Saddam, il rais che fino all'ultimo aveva beffardamente sfidato tutti, catturato dagli americani, umiliato e in procinto di essere processato e  condannato.
In Iraq la guerra è da mesi formalmente conclusa, ma il Paese ancora non conosce la pace. Il conflitto continua, micidiale: americani e alleati contro un nemico invisibile, che agisce nell'ombra e non sai mai quando e dove colpirà .  E quando colpisce  è strage: di soldati, di civili, di bambini innocenti. Anche gli italiani hanno avuto i loro morti, diciannove, a Nassirija. E altri kamikaze, fedelissimi del deposto rais, sono pronti a colpire ancora, resi più feroci dall'umiliazione inferta al loro  capo. La guerra continua. Lo ha detto lo stesso presidente americano Bush.

E anche in Terrasanta la pace è ancora un sogno. La gente continua a morire, vittima degli estremisti palestinesi gli uni,  e delle rappresaglie israeliane  gli altri. Nella terra di Gesù lo scorso ottobre un gruppo di francescani italiani è andato a testimoniare, incontrando persone dell'una e dall'altra fazione: non è costruendo muri di divisione, che si ottiene la pace, ma attraverso la giustizia, l'incontro e il dialogo.  Servono ponti non muri, ha detto Giovanni Paolo II. Servono il diritto, la giustizia, la carità , il perdono: sono queste le parole chiave del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace  2004, Educare alla pace, sfida sempre attuale.
La soluzione dei conflitti va affiata al diritto internazione, all'Onu, al quale il Papa riconosce il merito di avere contribuito notevolmente a promuovere il rispetto della dignità  umana, la libertà  dei popoli e l'esigenza dello sviluppo, ma anche  la necessità  di un profondo  rinnovamento. L'umanità  ha bisogno di un grado superiore di ordinamento internazionale. L'Onu si elevi dallo stadio freddo di istituzione di tipo amministrativo a quello di centro morale, in cui le nazioni si sentano a casa, sviluppando la coscienza di essere  famiglia di nazioni.
Lo scopo del diritto internazionale è  evitare che prevalga la legge del più forte e di  sostituire alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto, prevedendo appropriate sanzioni per i trasgressori nonché adeguate riparazioni per le vittime.

Eanche quando, come nella lotta al terrorismo, sia necessario ricorrere alla forza, il tutto sia accompagnato da una coraggiosa analisi delle motivazioni soggiacenti  agli attacchi - scrive il Papa -. L'impegno contro il terrorismo deve esprimersi, da un lato, rimovendo le cause all'origine di situazioni di ingiustizia; dall'altro, insistendo su un'educazione ispirata al rispetto della vita umana in ogni circostanza.
Giovanni Paolo II propone al diritto obiettivi più alti. Per instaurare la pace, il diritto deve trovare il suo completamento nella carità . Essa mostra come la giustizia a volte non riesca a liberarsi dal rancore, dall'odio e perfino dalla crudeltà . Carità  e perdono perché non c'è pace senza perdono. In Palestina e e nel Medio Oriente, soprattutto, dove non  ci sarà  pace fino a quando non si deciderà  di superare la logica della semplice giustizia per aprirsi anche a quella del perdono.
E allora, l'augurio che i semi di pace lanciati dal Papa agli inizi del nuovo anno, attecchiscano, incominciando dai nostri cuori, e portino frutto. Buon anno.


 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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