Sulle orme di Antonio

Originario di Scorzè, nel veneziano, padre Gianni Cappelletto ha guidato la Provincia patavina dei frati minori conventuali per sei anni. Un incarico delicato e oneroso, già ricoperto molti secoli fa da sant'Antonio.
27 Febbraio 2013 | di

Curia provinciale, seconda puntata. Incontriamo il superiore, padre Gianni Cappelletto, in procinto di partire per Assisi, dove è stato convocato il 200° Capitolo generale dei frati minori conventuali (dal 19 gennaio al 17 febbraio scorso, lo stesso che avrebbe confermato alla guida dell’Ordine il «patavino» padre Marco Tasca, ndr). Quello dei frati minori conventuali è l’Ordine cui appartengono i religiosi della Basilica del Santo, da alcuni chiamati «antoniani», ma impropriamente. Sant’Antonio, infatti, non costituì mai un proprio movimento religioso. Dopo essere stato canonico agostiniano a Coimbra, in Portogallo, aderì all’Ordine fondato da Francesco d’Assisi. Era un francescano, dunque, confratello degli attuali custodi del suo più celebre Santuario. E, a suo tempo, rivestì la stessa carica toccata a padre Cappelletto.

Eletto Ministro provinciale il 12 marzo 2009 (anche se già da un biennio guidava la Provincia, essendo subentrato a padre Marco Tasca, chiamato a essere Generale dell’Ordine), questo frate originario di Scorzè (VE) ha servito una delle più antiche e prestigiose province in cui è suddiviso l’Ordine: la Provincia patavina. Quest’ultima  geograficamente coincide con buona parte del Nord Italia e ha per protettore sant’Antonio. Padre Gianni è, dunque, successore di sant’Antonio alla guida dei frati. Una bella eredità! «E pensare che quando ho cominciato a intravedere il mio futuro tra i religiosi – ricorda il frate –, non sapevo nulla di Antonio, se non che era un gran santo e prodigo di miracoli». Poi, una casuale coincidenza. «Avevo contattato un frate di Camposampiero, padre Adriano Fondriest, il quale un giorno venne al mio paese natale per conoscermi. Si recò dal parroco per avere indicazioni: il reverendo gli disse che stavo assistendo all’inaugurazione di un capitello dedicato a sant’Antonio, eretto nella contrada di famiglia. Così il frate mi raggiunse e, al termine del rito, salì su un mucchio di ghiaia e si mise a parlare di sant’Antonio. All’ombra di quel capitello, seppi chi era il grande Santo e la mia vocazione alla via francescana si rassodò».

Padre Gianni Cappelletto entra nel seminario di Camposampiero a 11 anni e viene ordinato sacerdote il 30 settembre 1978. Quando viene il momento di decidere in che settore specializzarsi per svolgere al meglio la missione pastorale, il religioso sceglie lo studio della Sacra Scrittura. «Mi attirava anche la storia, cui il padre provinciale mi sollecitava a dedicarmi, ritenendo l’esegesi biblica una disciplina molto impegnativa – ricorda –. A farmi propendere per la Bibbia fu un docente cui avevo chiesto un parere. Mi disse: “Domani nessuno ti chiederà chi era Federico Barbarossa, ma di certo chi era Gesù Cristo”».

Iscrittosi al Pontificio istituto biblico dei gesuiti di Roma, padre Gianni ha l’occasione di conoscere illustri professori come Stanislao Lyonnet, Ignace de la Potterie, Alonso Schökel e altri che avevano vissuto il passaggio dal preconcilio al Concilio e l’introduzione, con la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum, di metodologie moderne storico-critiche nello studio e nell’interpretazione dei testi sacri. Tra i docenti che gravitano intorno all’istituto gesuita c’è anche padre Carlo Maria Martini, rettore dell’Università e futuro arcivescovo di Milano (dal 1979 al 2002, ndr), con cui padre Gianni studia la critica testuale.
 
La lezione di Carlo Maria Martini
Unico nel Pontificio istituto biblico dei gesuiti a essere tenuto in latino, il corso di padre Carlo Maria Martini è fin da subito una sorpresa per padre Gianni Cappelletto: «Critica testuale è una materia complessa, figuriamoci se spiegata in latino. (Noi corsisti, ndr) ci siamo fatti un triplice segno della croce! In realtà, tutto è andato meglio del previsto». Grazie al linguaggio semplice e comprensibile, il professor Martini brilla per la sua capacità di comunicare. Frequentandolo anche fuori dell’università, padre Gianni accumula saperi che gli verranno poi utili in futuro. «Andavo ad ascoltarlo quando teneva la lectio divina in alcune parrocchie romane e mi sorprendeva ogni volta la sua capacità di esprimere semplicemente la Parola di Dio e di aiutare a farla entrare nella vita concreta delle persone. Un insegnamento – ammette padre Gianni – che mi è servito quando anch’io, in seguito, mi sono dedicato a esperienze di “lettura orante” della Bibbia o della lectio divina secondo una più antica terminologia, conferendo cioè attenzione al testo, ma anche a chi lo ascolta, così da realizzare un incontro tra il testo stesso e la vita delle persone».

Come avviene concretamente tutto ciò?
«È una tradizione della Chiesa confluita nella costituzione dogmatica Dei Verbum e poi nell’esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI – risponde padre Gianni Cappelletto –. Nei due documenti si afferma che l’accostamento al testo biblico avviene per due vie: lo studio e la “lettura orante”. Questa non esclude lo studio accurato, anzi lo presuppone, però fa sì che la Parola non sia solo conosciuta, ma anche amata, che entri nel cuore per arrivare nella vita concreta». Parafrasando papa Giovanni XXIII, bisogna saper unire testa, cuore e mani. «Bisogna conoscere il testo biblico, ma farlo poi arrivare al cuore e quindi alle mani. Se si salta un passaggio – avverte padre Gianni –, la Parola può arrivare alle mani come ideologia o moralismo. Questo è lo scopo della lectio divina: far giungere la Parola di Dio al cuore, perché si traduca in opere nella concretezza della vita di tutti i giorni, senza la pretesa che i frutti arrivino subito. Non sempre i tre passaggi, testa-cuore-mani, sono immediati, bisogna saper attendere».
 
Una Provincia «unificata»
Ritorniamo alla Basilica dedicata ad Antonio, all’ombra della quale sorge l’edificio color rosso mattone, sede della Curia provinciale: che importanza riveste il Santo nella vita dei frati? «Sant’Antonio è il cuore della Provincia – spiega padre Cappelletto –. Tra noi frati e il Santo c’è innanzitutto una relazione affettiva. Siamo suoi confratelli, teniamo viva la sua memoria e custodiamo la sua Basilica, soprattutto perché essa ospita un tesoro, che è la vita ancora pulsante di Antonio. Fare in modo che il suo cuore renda buona l’esistenza delle persone attraverso il sacramento della riconciliazione (attenzione all’anima) e le tante iniziative della carità antoniana (preoccupazione per il corpo) è per noi una grande sfida. Il rischio è di mettere in frigorifero il cuore, in attesa di tempi migliori. Per questo è necessaria una conversione continua verso Antonio e verso la gente che viene a pregarlo in Basilica.

Il Santo è cuore anche delle altre comunità della Provincia, la quale non per niente lo ha scelto come maestro e guida spirituale, e trae dai suoi insegnamenti e dal suo stile di vita indicazioni utili per l’oggi». E, proprio parlando di attualità, è fissato in aprile il tempo delle decisioni per la Provincia patavina, chiamata – attraverso i suoi rappresentanti – a riconfermare padre Gianni nella carica di Ministro provinciale o a eleggere un successore, i relativi consiglieri (Definitorio) e, in una fase successiva, i superiori delle varie comunità. Questa volta c’è, però, un’importante novità «storica». «La Provincia di Bologna e quella di Padova, dove Antonio fu insegnante di teologia, predicatore e Ministro provinciale, si uniranno per dar vita a una realtà nuova, la Provincia italiana di sant’Antonio di Padova. I quarantasette religiosi della prima e i duecentosettanta dell’altra, inizieranno un cammino comune, già imboccato con l’unificazione dei centri di formazione. Ciascuna Provincia – conclude padre Gianni Cappelletto – porterà la propria storia, che non è un peso, ma una ricchezza da cui partire per individuare le tracce di ciò che vorremmo diventare». La Provincia patavina dei frati minori conventuali si accinge a tornare com’era ai tempi di Antonio: il suo sarà un salto nel passato per disegnare il futuro.
 


Notizie
Aspettando la Pasqua


Iniziata lo scorso 18 febbraio, la predicazione quaresimale in Basilica proseguirà fino a sabato 23 marzo.

Altri appuntamenti in vista della Pasqua:

- mercoledì 13 marzo il Santuario ospiterà una tappa della Via Crucis cittadina (con partenza alle ore 18,30 dalla Cattedrale di Padova);

- domenica 17 marzo alle ore 12,15 divina liturgia con rito bizantino;

-  tutti i giovedì di Quaresima, alle ore 21, adorazione eucaristica nella Sala del Capitolo (entrata dal Chiostro della Magnolia);

- tutti i venerdì del mese: lettura animata del libro di Giobbe (in Basilica alle ore 13,15).
Celebrazione della Via crucis alle ore 17,45;

- venerdì 22 marzo: lettura animata della Passione di Cristo secondo il Vangelo di Luca (alle ore 13,15). Via Crucis per la comunità francescana di Padova (alle ore 21);

- martedì 26 marzo alle ore 11: precetto pasquale interforze, presieduto da monsignor Flavio Carraro;

- domenica 31 marzo (Pasqua) le sante messe in Basilica seguono il consueto orario festivo: 6,30 – 7,15 – 8 – 9 – 10 – 11 – 12,15 – 16 – 17 – 18 – 19.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017