Storia e arte nella casa dei Re

Una mostra, allestita nella famosa Reggia di Caserta, la casa dei sovrani borbonici, racconta, attraverso l'arte, la storia di Napoli al 1752 al 1860.
01 Febbraio 2005 | di

Re Carlo è il nume tutelare della Reggia di Caserta, la Casa dei Re, che è un grande monumento architettonico, classificato dall'Unesco come patrimonio dell'umanità . Re Carlo di Borbone, che della Reggia fu l'ideatore, ma non l'abitò mai perché nel  1759 - nominato re di Spagna col nome di Carlo III - lasciò Napoli e il Regno al figlio Ferdinando IV che dimorò nella Reggia di Caserta dalla fine del Settecento all'inizio dell'Ottocento, con la moglie Maria Carolina d'Austria. Questi sovrani volevano fare del Regno borbonico  uno dei principali protagonisti della vita politica e culturale europea e intesero la Reggia come una dimora emblematica, che testimoniasse la potenza, la magnificenza, la politica, la vita artistica e culturale del Regno. Ma già  Goethe, durante il suo viaggio in Italia del 1786, sorprendeva la Reggia di Caserta imprigionata nelle contraddizioni del suo tempo: gli spazi interni poco frequentati, una dimora pur regale ma che suggeriva solitudine. La parabola borbonica sembra concludersi quando, nel 1806, a Napoli arrivarono i francesi:  nel periodo napoleonico con Giuseppe Bonaparte e poi con Gioacchino Murat e la moglie Carolina Bonaparte.
E fu proprio Murat il protagonista di una nuova stagione  di fervore costruttivo della Reggia di Caserta. Gioacchino e la moglie Carolina, impegnata a sostenere  le manifatture locali e gli artisti non ancora affermati, acquistarono moltissime opere d'arte, tra cui Psiche rianimata dal bacio di Amore e Amore e Psiche di Antonio Canova, che forse per la seconda scultura si ispirò proprio a Carolina, novella sposa. Ma la collezione muratiana poteva vantare anche opere di Raffaello, Correggio, Leonardo. I Murat risiedevano solitamente a Napoli,  spesso erano richiamati a Parigi da Napoleone e, quando si recavano a Caserta,  si dedicavano a battute di caccia, spettacoli teatrali e vita mondana. È curioso sapere che il primo concorso di pittura a Napoli fu indetto proprio da Gioacchino Murat, che voleva celebrare la presa di Capri e circondarsi, come Napoleone, di una cerchia di cantori ufficiali. Furono ancora i Murat, abituati a frequentare i salons parigini, che inaugurarono a Napoli la stagione delle mostre di pittura. Ma anche loro erano destinati a essere travolti dalla storia e quando se ne andarono da Napoli la loro collezione di opere d'arte venne totalmente dispersa.
In una lunga lettera del 12 marzo del 1820, Carolina Murat  si difendeva dalle accuse che le muovevano i Borboni - nel frattempo ripristinati sul trono - e scriveva al Metternich: Avevo troppa esperienza per non comprendere tutta la difficoltà  della mia posizione, negli ultimi momenti del mio soggiorno a Napoli: ero ben consapevole che una mia partenza improvvisa, o che la sola parvenza di preparativi per mettere al sicuro i miei beni, sarebbero stati il segnale per un tumulto, per un saccheggio generale e probabilmente per le più grandi disgrazie. Sentivo che potevo prevenire questa eventualità  soltanto offrendo me stessa per la salvezza della città  e abbandonando tutte le mie proprietà . Dopo la caduta dei Murat la Reggia di Caserta fu abitata di nuovo dai Borboni: da Ferdinando, che rientrò nel 1815, e  dal figlio Francesco I, dal 1825 al 1830. Quando quest'ultimo morì gli succedette Ferdinando II che abitò a Caserta dal 1830 al 1859. Il suo governo fu contrassegnato da timide aperture. Alla Reggia di Caserta si tenne, per esempio, un Congresso degli scienziati italiani, che  fece incontrare tanti liberali che si impegnarono nei moti del 1848, anno considerato lo spartiacque tra vecchio e nuovo. Il regno borbonico, negli anni della Restaurazione, si avviava inesorabilmente verso il declino. La sovranità  che si autocelebrava  e si rappresentava attraverso l'arte non aveva più ragione di essere  e il Mezzogiorno borbonico mostrava  tutto il suo isolamento e la sua impermeabilità  al vento di novità  che soffiava nel resto d'Europa. Anche gli artisti ripiegarono su uno stile accademico. Sembrò che la Reggia di Caserta tornasse a essere protagonista della storia, quando, nel settembre 1860, si trasformò in quartier generale  della rivoluzione. Mentre si preparava lo scontro decisivo tra truppe garibaldine e borboniche, Giuseppe Garibaldi col suo stato maggiore, alloggiò nelle stanze della Reggia ed esattamente negli appartamenti che erano stati di Ferdinando II. Tra gli altri anche Louise Colet, una scrittrice francese che era stata compagna di Flaubert, si muoveva in quei giorni per queste contrade e descriveva il  Palazzo Reale come una costruzione massiccia e imponente che sembra pesare sul suolo, come la regalità  che ospitava gravava su queste contrade.
Il 1860 è l'anno della caduta del regno borbonico.

Mostra alla Casa di re

Visitare la mostra Casa di re. Un secolo di storia alla Reggia di Caserta (1752-1860) vuol dire calarsi, per una giornata, in un secolo di storia, attraverso l'arte e gli artisti che furono chiamati ad affrescare le sale degli appartamenti casertani. Carlo di Borbone - spiega Rosanna Cioffi, curatrice della mostra - volle affidare il progetto al famoso architetto romano Luigi Vanvitelli. Voleva una grande reggia su modello di quelle europee. Più che a Versailles si guardò alle regge spagnole: l'Escorial e il Palazzo Reale di Madrid, per costruire qualcosa di analogo. La prima sezione della mostra - spiega ancora Rosanna Cioffi - è cosiddetta spagnola, perché mette in evidenza la cultura di cui Carlo  di Borbone, che era figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, era portatore. In questa sezione si possono ammirare ritratti di Filippo V, di Elisabetta, realizzati dai più grandi artisti dell'epoca come Francesco Solimeno, Michelangelo Houasse e un dipinto che arriva da Madrid e raffigura l'Escorial col suo ampio giardino. Poi il percorso della mostra fa risaltare il preesistente appartamento storico della Reggia: un'ala settecentesca e una ottocentesca che comprendono mobili d'epoca, oggetti preziosi. Abbiamo allestito anche una tavola imbandita con stoviglie dell'epoca per far rivivere al visitatore l'atmosfera di un pranzo reale. Ma in più abbiamo aperto delle retrostanze degli appartamenti, di solito non accessibili al visitatore, e lì abbiamo allestito delle sezioni di approfondimento storico artistico con dipinti provenienti da musei italiani, francesi e spagnoli, che testimoniano l'importanza degli artisti europei che hanno lavorato  per i sovrani borbonici. La mostra vuole anche sottolineare l'importanza del decennio francese, che va dal 1806 al 1815, in cui il Regno di Napoli fu retto dai Murat e di quel periodo ci sono quadri con ritratti che ricordano le vittorie e le grandi campagne militari murattiane. Le opere principali in mostra a Caserta  provengono dalla Spagna e dall'Austria e  sono i dipinti che raffigurano i personaggi della corte borbonica, per esempio  Ferdinando IV di Borbone e  Maria Carolina di Lorena, dipinti da Anton Raphael Mengs. Poi ci sono quadri di Angelika Kauffmann, protagonista della scena neoclassica romana e definita la Saffo della pittura. Inoltre, ci sono dipinti di Martin Fernand Quadal, che è una vera scoperta per i visitatori. I suoi quadri raffigurano animali, paesaggi o i cosiddetti canettieri, cioè coloro che si occupavano dei cani da caccia, fondamentali nella caccia ai cinghiali, tanto amata dai reali. Ci sono opere di Antonio Canova e ancora quadri di Jacob Philipp Hackert.
Un'altra sezione - prosegue la curatrice -, divertente e con valenza didattica, particolarmente interessante per i ragazzi, presenta la scienza e la tecnica nel Regno di Napoli di quel tempo: viene presentato, per esempio, il marchingegno usato per rotolare i papiri, un telaio delle manifatture di San Lucio, strumenti provenienti dall'osservatorio astronomico di Capodimonte, prestiti dall'Orto Botanico, meteoriti, fossili dai musei di mineralogia, voluti da Ferdinando IV di Borbone e modellini della prima ferrovia che fu inaugurata nel tratto Napoli-Portici proprio  sotto il governo borbonico. In mostra ci sono, inoltre, il modellino del Ponte sul Garigliano, un altro gioiello della tecnologia borbonica, un modello di un brigantino della flotta  di Francesco II Borbone. Della mostra fanno parte anche istallazioni contemporanee di artisti che hanno lavorato sul tema del terrae motus, sollecitati dall'evento sismico che colpì il Sud d'Italia nel 1980. Infine, chi si reca a Caserta non può non visitare il parco della Reggia che testimonia la dimensione europea dell'arte napoletana: ci sono bellissime fontane realizzate nell'Ottocento. E va detto che il luogo dove costruire la Reggia fu scelto proprio per la sua abbondanza di acque.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017