Solidarietà è... allevare un cane guida

Jane Emily e Victoria allevano e ammaestrano cuccioli di cani guida per non vedenti in collaborazione con «Puppy Walker», un’associazione padovana. La loro storia.
19 Aprile 2006 | di

 È vero, la solidarietà ha i confini del cuore e della fantasia. Anche facendo qualcosa che piace. Lo testimonia l’esperienza di due giovanissime: Victoria, un-dicenne, e Jane Emily, sedicenne, figlia di una collaboratrice del «Messaggero di sant’Antonio». Da oltre un anno, con le rispettive famiglie, sono socie dell’associazione «Puppy Walker» (e-mail: postmaster@associazionepuppywalker.it), di Selvazzano Dentro (PD), nata per sostenere e promuovere l’auto-nomia e la mobilità di persone non vedenti. A questo scopo allevano, accudiscono e ammaestrano cuccioli di cani destinati a diventare preziose guide per i ciechi. Victoria e Jane Emily ci hanno fatto visita portandosi dietro Mera, una femmina di Golden Retriever.

Msa. Victoria, quando è nata questa passione?
Victoria. Poco più di un anno fa, quando l’associazione mi ha affidato Alma. È stata con me fino allo scorso gennaio, quando l’ho consegnata alla Scuola Triveneta Cani Guida dove inizierà l’istruzione vera e propria.
Come l’hai allevata?
Ogni giorno la portavo all’aperto. Di solito le piaceva andare a passeggio sui colli, dove giocava e correva. Non è mai stata aggressiva con le persone, nonostante qualche dispetto. Sono cani molto buoni. L’ho allevata come un normale cane, eccetto che per alcune istruzioni di base.
Di che si tratta?
Per esempio, insegnare ordini come: terra, seduta, zebra, fermo, resta, marciapiede. E altre istruzioni, che noi, Puppy walker, dobbiamo curare tutti i giorni. Momenti di «lavoro» alternati al gioco. Il resto è normale… vita da cani…
Jane Emily, Mera sembra molto coccola…
Oh, sì. Sono cani molto tranquilli. Possono vivere benissimo in appartamento. Mera non ha mai fatto disastri. Anche per merito di mia mamma, che tiene parecchio alla disciplina. È molto severa anche nei confronti degli altri cani, che non devono avvicinarla.
Perché? Sono cani che devono vivere da soli?
In pratica sì, perché devono abituarsi a stare sempre vicino alla persona non vedente. Se questi cani cominciassero a seguire ogni cane che incontrano, sarebbe un gran disagio per il non vedente! C’è in gioco la sua vita!
Jane Emily, raccontaci qualcosa di Mera…
È un po’ pigrona. Il problema è che non vuole restare da sola. Gioca molto in giardino: scava, scuote gli alberi. Le piace molto stare con noi in casa. Ogni tanto si piazza davanti alla porta della mia stanza.
Che cosa significa per voi addestrare un cane?
È molto bello, anche perché sai che stai facendo del bene. È emozionante sapere che il cane che curi, che cresci, andrà a un non vedente.
L’associazione quanti cani addestra, Victoria?
Una quarantina, finora. Io sono a riposo fino alla prossima cucciolata, tra maggio e giugno, quando chiederò un altro cane. Normalmente si preferisce addestrare le femmine, perché sono più facili da gestire; sono più ordinate e disciplinate. Tra l’altro, mangiano di tutto. Sono voraci. L’associazione rimborsa il cibo e le visite dal veterinario.
Hai trovato qualche difficoltà nell’allevare il tuo cane?
Una volta un altro cane ha dato un morso ad Alma. Per fortuna è stato solo un incidente che si è subito superato senza conseguenze. Tutto qui, il resto è andato liscio.
E Mera, Jane Emily?
Le piace giocare col gatto, anche se ogni tanto la istiga. Una particolarità: l’ho chiamata Mera perché, dovendo scegliere un nome con l’iniziale del mese in cui è nata – maggio – mi è venuto in mente il mio giornalino preferito, il «Messaggero dei ragazzi»: il Mera, appunto.
Ditemi tre cose belle, per voi, nell’allevare un cane per non vedenti…
Farlo giocare con me, con l’acqua. Lasciarsi andare in coccole, pur dovendolo istruire al distacco. Portarlo a passeggio. Dargli i comandi, insegnargli qualcosa. Finalmente anche noi, benché piccole, possiamo insegnare qualcosa a… qualcuno.
Cosa ricordi, Victoria, del momento in cui hai affidato il cane alla persona non vedente che lo aspettava?
Lo ammetto, è stato un po’ duro per me lasciarlo, ma sapevo che stavo facendo una cosa buona. Ciò mi ha tolto un po’ di dispiacere, di nostalgia. Un piccolo costo personale per il bene di un’altra persona in difficoltà.
Saremo giudicati sull’amore. «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».        
 
 
Maggio in Basilica
 
2 maggio ore 21,00, Chiostro della Magnolia: inizio della preghiera quotidiana del Santo Rosario aperta a tutti i fedeli.
11 maggio ore 21,00, Chiostro della Magnolia: avrà luogo l’ormai consueto incontro di preghiera mensile per la pace, «I dieci comandamenti, un sentiero di pace»; i comandamenti ripercorsi attraverso gli insegnamenti di san Francesco e sant’Antonio.
31 maggio ore 21,00, Chiostro della Magnolia: solenne chiusura del mese di maggio e dell’itinerario quotidiano di preghiera del Santo Rosario.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017