Solidarietà dietro le sbarre

Fino a pochi mesi fa il carcere di Bafoussam (Camerun) sembrava un inferno. Oggi importanti interventi strutturali, alimentari e sanitari hanno ridato motivo di speranza a 1.200 detenuti.
02 Gennaio 2013 | di

Ambienti squallidi. Decine di persone stipate in piccolissimi spazi. Vecchie travi incrociate alla meglio a formare letti a castello su cui sono appesi laceri vestiti. Sotto e intorno, sul terreno di terra battuta, sacchi di plastica, contenitori, qualche utensile da cucina. Tornano alla mente le immagini del famosissimo e commovente film di Roberto Benigni, La vita è bella. Con una differenza: quest’ultimo è una straordinaria ricostruzione dei campi di concentramento, mentre quella che riportiamo è una realtà di oggi: siamo in Africa, nel carcere di Bafoussam, in Camerun. L’unica luce in questo posto di abbandono e sofferenza è Suor Orencjia, polacca, religiosa appartenente alla Congregazione delle suore Pallottine, in Africa da trentatré anni. Da sette svolge il suo servizio in Camerun, e negli ultimi tre anni riversa tutte le sue energie tra i detenuti di questo carcere. A ciascuno offre una parola di conforto e di speranza. Ma il suo apostolato è andato ben oltre e si è trasformato in un impegno a curare i corpi oltre che le anime, cercando di migliorare le condizioni di vita all’interno di una struttura carceraria superaffollata che ospita circa 1.200 persone, in condizioni davvero precarie. In questo impegno, Caritas Antoniana ha scelto di stare al suo fianco, appoggiando tre interventi.

Il primo, iniziato lo scorso maggio, ha interessato gran parte della struttura dell’edificio carcerario, che versava in un grave decadimento. Le tre grandi stanze riservate agli uomini sono state ulteriormente ampliate, è stato dato l’intonaco e sosti­tuito il tetto. «Prima il soffitto praticamente non esisteva – spiega suor Orencjia –. E questo creava notevoli disagi. Durante la stagione secca, quando le temperature superavano i 40 gradi, il caldo diventava insopportabile. Nella stagione delle piogge, invece, tutto veniva sommerso dall’acqua e il pavimento diventava una pozza di fango. Un vero inferno».

Il secondo intervento, avvenuto nell’estate scorsa, ha contribuito a far fronte alla grave emergenza alimentare in cui si trovava il carcere e a dotare la struttura di un minimo di servizio sanitario. «Oggi – spiega suor Orencjia – i detenuti hanno a disposizione patate, pesce secco, latte, riso, olio di palma, dadi per il brodo vegetale…», un contributo essenziale all’arricchimento della loro dieta quotidiana. Sono stati acquistati anche dei medicinali di base e, per tre giorni, due dentisti hanno eseguito interventi su ottantasei prigionieri e somministrato trattamenti antibiotici.
Il carcere di Bafoussam tra i 1.200 detenuti ospita anche trenta donne e trentacinque adolescenti. «Grazie all’aiuto della Caritas Antoniana – informa suor Orencjia – siamo riusciti pure a costruire una nuova cucina nel braccio maschile e la zona riservata agli adolescenti con le aule studio-lavoro». È stata avviata, inoltre, una «riabilitazione manuale», con l’avviamento di laboratori per la realiz­zazione di borse e cesti di diverso materiale, di sculture di legno e di vestiti. «Questo – aggiunge – anche per tenere impegnata la giornata dei prigionieri, e per evitare eventuali risse».

Se il settore maschile, visto il numero dei detenuti, ha beneficiato per primo di alcuni importanti interventi, la zona riservata alle donne rimaneva l’area più critica. «Non trovo le parole – confida la religiosa – per far immaginare la realtà». Nel braccio femminile le carcerate vivevano in due piccolissime stanze, senza servizi e un’adeguata protezione; mancavano docce, bagni, un luogo coperto per ripararsi dal sole rovente e dalle grandi piogge, in grado di favorire gli incontri con i familiari. Anche in questo caso Caritas Antoniana è intervenuta, con l’ultimo progetto, realizzato nell’ottobre scorso. «È stato costruito il tetto per il salone dei colloqui familiari, prima coperto solo da un telo di plastica; sono state realizzate tre turche e quattro docce, è stata installata l’elettricità, rivestiti i pavimenti e pitturati a calce i muri». L’ambiente è diventato più decoroso e salubre: prima era facilissimo contrarre un’infezione e rischiare gravi conseguenze per mancanza di igiene e medici­nali. «In tutte queste attività, – confida suor Orencjia – mi sono lasciata coinvolgere soprattutto dai carcerati abbandonati dalle loro famiglie e dai malati: le loro condizioni di vita erano davvero drammatiche. Molti non avevano alcun tipo di aiuto, altri, i condannati a vita, strappavano il cuore per la desolazione in cui passavano i loro giorni».

Ora, grazie alla solidarietà dei tanti amici della Caritas Antoniana, i detenuti del carcere di Bafoussam, nonostante la sofferenza, possono vivere una vita dignitosa. «Il vostro aiuto – assicura suor Orencjia – è stato una grazia e una fortuna. In pochi mesi la vita di queste persone è nettamente migliorata ma anche il loro spirito ne ha avuto un grande giovamento. Molti carcerati si sono commossi quando hanno saputo che avreste aiutato tutti, anche coloro che appartenevano ad altre religioni. Ciò ha suscitato molta gratitudine».
Le fa eco una detenuta che in una lettera autografa scrive: «Non finiremo mai di ringraziarvi. Sono particolarmente toccata dalla vostra solidarietà concreta. Per noi è stato come ritornare a vivere».
 
 
Il progetto in breve
 
1° progetto: maggio-settembre 2012
- Rifacimento della tettoia della parte maschile
- Ampliamento stanze
- Intonaco, revisione impianto elettrico
- Tetto e pavimentazione della cucina del carcere
 
2° progetto: luglio-agosto 2012
- Acquisto di generi alimentari
- Acquisto medicinali
- 3 giorni di cure dentarie
 
3° progetto: ottobre-novembre 2012
- Tetto del parlatorio delle donne
- Pavimentazione, intonaco, impianto elettrico zona donne
 
Costo totale: euro 24 mila
 
  

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017