Shirin Ebadi, una donna per le donne

Premiata con il Nobel per la pace l'avvocatessa iraniana che si batte da tempo contro l'umiliante condizione della donna nel suo Paese.
31 Ottobre 2003 | di

Grazie a te, donna. Credo nel genio delle donne. Anche nei periodi più oscuri della Storia si trova questo genio che è leva del progresso umano e della Storia: sono parole di Giovanni Paolo II, pronunciate esattamente il 17 di febbraio del 1988. E acquisiscono particolare significato e arrecano più forte commozione in questo nostro tempo segnato dalla presenza incisiva della donna. Le nozze d'argento del Papa con la Chiesa vedono due donne, almeno due, guadagnarsi il diritto di meritare il Grazie del Papa. Eccole: Madre Teresa di Calcutta (Santa), Shirin Ebadi (l'avvocatessa iraniana Premio Nobel per la Pace).
È una felice coincidenza sulla quale vale la pena di soffermarsi.
In Iran, al tempo dello Scià , la donna era apparentemente sullo stesso livello dell'uomo, del maschio. Per vedere le donne coperte sino alla mortificazione nello chador di nero pesante panno, dalla testa ai piedi, dovevi raggiungere l'estrema periferia sud di Teheran: là  dove i miserabili vivevano da miserabili underdogs.
A mano a mano che salivi verso il cuore commerciale di Teheran, sino a raggiungere Njavaran, l'oasi residenziale dei ricchi più ricchi, la mortificazione dello chador cedeva il passo a sobri vestiti sino ad arrivare alla mini, ai capelli liberi da velo o altro, sapientemente acconciati da carissimi parrucchieri. La rivoluzione bianca dello Scià , uomo di mondo integrato nell'Occidente, potente satrapo del dollaro in forza del suo petrolio, penalizzò pesantemente la comunità  religiosa, accentuando il ruolo della donna - schiava. Tanto è vero che i primi moti di protesta popolare videro in prima fila le studentesse universitarie che, polemicamente, misero il velo. La schiavitù è realtà , l'eguaglianza una truffa: questo gridavano le contestatrici del presunto modernismo dello Scià . Infatti, quando gli ostetrici definitivamente stabilirono che Soraya era sterile, ella, la Principessa emancipata oltre ogni dire, venne ripudiata dal suo sposo-padrone, lo Scià .
Nell'islà m l'accoppiamento ignora la nozione (cristiana) di coniugalità . L'armonia riposa sulla demarcazione dei sessi. Il maschio è maschio, la femmina è femmina così come il giorno è diverso dalla notte. Contro il corpo maschile che è bellezza, luce, profumo, quello femminile è un vaso vuoto secco e senza vita a cui solo il prezioso deposito può donare il sorriso di Dio. La donna infatti è, nella cultura islamica, semplicemente Er-rahim, l'utero, la genitrice dei figli. Sicché la donna sterile è un rifiuto umano.
È contro questa umiliante condizione della donna che il Premio Nobel per la Pace, Shirin Ebadi, si batte da tempo. Sinora con scarsi, se non nulli risultati. Le supreme autorità  religiose dell'Iran, che come sappiamo è una Teocrazia miope, arretrata, sono state messe in imbarazzo dal Nobel. Non si voleva nemmeno far tornare a Teheran la Shirin. Alla fine, su insistenza del presidente Khatami, è ritornata accolta da decine e decine di migliaia di persone. Khatami, tuttavia, l'ha gelata parlando di un premio, il Nobel, non molto importante, assegnato sulla base di criteri esclusivamente politici. Khatami ha ragione a metà : il Nobel è importantissimo, ed è infantile svalutarlo mentre è vero che sia stato assegnato (anche) per motivi politici. Perché la buona Politica è strumento di carità , di eguaglianza.
In ogni caso: Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna: come scrive il Papa nella Lettera alle donne (10-7-1995). Leggetela, date retta al vostro Vecchio Cronista. Leggetela questa lettera di Karol Wojtyla, amatissimo nostro Papa Giovanni Paolo II. Martire della sofferenza, eroe della Fede.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017