Sant'Antonio, icona del coraggio d'essere diverso

Per seguire la sua vocazione, Antonio scontentò tutti: familiari, superiori, intellettuali, se stesso. Un nonallineato, per i suoi tempi.
30 Gennaio 2004 | di

Sant'Antonio non ci ha lasciato niente di scritto su come lui vedesse i disabili e il loro mondo. Nelle sue biografie non troviamo neppure episodi particolarmente significativi che ci narrino di incontri con portatori di handicap, fatti salvi i miracoli, che però rientrano nell'anedottica religiosa scontata. È anche vero che, ai suoi tempi, la categoria sociale e medica del disabile neppure esisteva, tutto rientrava nella più ampia definizione di malattia, più o meno conseguenza dei peccati della persona, e perciò tutto ugualmente male.
Eppure Antonio, seppur indirettamente, qualcosa di molto importante l'ha suggerito anche su questo tema... Prima di tutto, ha suggerito un principio: che ciascuno ha diritto di essere quel che è, e a ritenersi soddisfatto e pienamente degno per quel che è. Checché la gente attorno a lui possa invece pensare o dire. E in qualsiasi definizione o categoria la società  stessa ritenga di doverti rinchiudere, per stupidità , per vigliaccheria, per ignoranza. O, peggio, per comodo.

Il prezzo della libertà 

Antonio ha dovuto pagare personalmente la libertà  di essere diverso e di esserlo senza sentirsi un fallito. Pur beccandosi a più riprese del non allineato, del ma perché non sei come tutti gli altri?.
Diverso dai sogni che Martino, il padre, nutriva su di lui, sogni di gloria militare, di benessere economico. Probabilmente quei sogni e quei progetti che normalmente, e anche giustamente, ogni genitore fa per i propri figli. Diverso fino al punto da dover rompere con il padre terreno, per poter essere tutto del Padre celeste.
Diverso fino al punto di rifiutare energicamente di accontentarsi della prima soluzione: l'ordine agostiniano, il monastero di Lisbona prima e Coimbra poi. Reclamando per sé la novità  dello Spirito e la libertà  di aderire al Vangelo. Fino al punto di scegliere di lasciare la sicura e ordinata vita del monastero per l'insicurezza e la povertà  dei frati minori.
Diverso da ciò che i suoi seguaci avrebbero o hanno pur tentato di farlo diventare, rimanendo sempre, in barba a tutte le canonizzazioni e appropriazioni intellettuali, l'amico dei poveri e della gente semplice.
Diverso persino dai suoi stessi progetti esistenziali e spirituali, disponibile ad andare a predicare quando avrebbe piuttosto preferito starsene in santa pace in un eremo solus cum Solo. Disponibile a cambiare direzione ogni volta che il suo Signore glielo indicava.
Non si può certo dire che, con la sua vita, Antonio non abbia predicato e professato il diritto di ognuno ad essere... diverso. Ma nella proclamazione della piena dignità , umana e spirituale, di ognuno. Chiunque noi siamo, a qualsiasi punto le vicende della nostra vita ci abbiano portati, qualsiasi confusione abbiano fatto all'inizio i nostri cromosomi, qualsiasi titolo nobiliare preceda il nostro nome, qualsiasi difetto o pregio sia attribuito al nostro fisico, sia che sappiamo parlare come un libro stampato o che, invece, dalla nostra bocca escano solo sibili e bava, sia che scaliamo montagne o che qualcuno ci debba accompagnare anche al bagno. In qualsiasi caso, insomma, la nostra dignità  ci proviene unicamente dal nostro essere tutti ugualmente figli di Dio.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017