Ritrovare Dio e se stessi nella natura

Come avvertire che il Signore ci aspetta in ogni creatura, ovunque ci sia un soffio di vita.
19 Aprile 2006 | di

 Preparare il terreno adatto, riporvi accuratamente dei semi, innaffiarli e attendere che si compia la meraviglia della vita che germoglia. Se provassimo a compiere questo percorso con mente sgombra, lontana dalla concitazione e dagli automatismi del quotidiano, ne rimarremmo incantati. Dopo qualche attimo di riflessione, riusciremmo a percepire che il Signore ci aspetta in ogni creatura, ovunque ci sia un soffio di vita. La piccola pianta che si alza dalla terra, fragile, bisognosa di una cura attenta e costante, è una via, forse inaspettata e poco usuale, per rinnovare la nostra fede. Se non c’è un terreno adatto, cioè una disposizione d’animo favorevole, non nasce nulla, non sboccia nessun rapporto, non riusciamo a incontrare e conoscere l’altro e, in esso, il Signore. Se non ci impegniamo con trepidazione a curare la pianticella appena sbucata, ripiegherà su se stessa, perderà tutta la sua potenzialità vitale e morirà. Allo stesso modo, se non alimentiamo con dedizione la relazione con l’altro e con il mondo, non riusciremo a nutrire la nostra fede e il nostro rapporto con il Signore. In una società in cui il mezzo informatico rende sempre più superficiale e distratto il rapporto con l’altro, l’esperienza di avvicinarsi alla natura può essere un modo per riconoscere il valore della creazione e per trovare la fede più autentica.

 
Agostino-Francesco: dalla natura a Dio
L’intuizione che la natura è una via di accesso alla fede ci giunge già dalla riflessione di sant’Agostino. Nelle pagine delle Confessioni, la creazione visibile, manifestando la sua bellezza e la sua perfezione, esprime la sua dipendenza dal Creatore e spinge a intraprendere un cammino che porta ad accogliere la rivelazione divina e ad accedere al mistero di Dio. Non solo: la creazione è un’azione continua che si dispiega nella storia e che si rinnova in ogni creatura che viene alla vita.
San Francesco è stato il primo a instaurare un rapporto nuovo con il Creato. Ha vissuto in sintonia profonda con tutte le creature, ha fraternizzato con esse e ha dato testimonianza di un «conoscere» che è sinonimo di sperimentare, entrare in rapporto, comunicare. «Conoscere e amare per lui sono tutt’uno», scriveva padre Giacomo Panteghini, indimenticato direttore di questa rivista, nel suo libro Il gemito della Creazione.
Non dobbiamo pensare, però, al santo di Assisi solo come a un uomo di lode e contemplazione: «L’atteggiamento contemplativo ed estatico non richiede una fuga esasperata dalle realtà materiali, quanto piuttosto l’inserimento in quel flusso partecipativo che manifesta l’aprirsi del mondo a Dio», aggiungeva padre Ugo Sartorio in Laudato sii, mi Signore apparso in «Credereoggi», dossier di orientamento e aggiornamento teologico.
Purtroppo, negli ultimi decenni la Chiesa è stata chiamata a dare una risposta all’emergenza ecologica, risultato di un distorto rapporto tra uomo e natura, del saccheggio costante del pianeta e dell’uso sconsiderato delle risorse disponibili.
 
A salvaguardia del Creato
Le iniziative del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e della Conferenza delle Chiese europee sono sfociate nei grandi appuntamenti delle prime due Assemblee ecumeniche di Basilea (1989) e di Graz (1997) e hanno dato testimonianza della volontà di riportare il valore del Creato all’attenzione dei credenti. Quanto è stato fatto e che cosa si sta facendo?
«Alla fine degli anni ’90 solo in alcuni Paesi europei, come in Austria, in Germania e in Svizzera, esistevano in ogni diocesi dei responsabili per l’ambiente che facevano capo a un coordinamento nazionale. Oggi è stata istituita una giornata per il Creato, che ricorre il primo settembre e dà inizio al tempo per il Creato che si protrae fino al quattro ottobre, festa di san Francesco», spiega monsignor Karl Golser, professore di Teologia morale e direttore dell’Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguardia del Creato presso lo Studio teologico di Bressanone.
Ora gli sforzi sono concentrati nel preparare la terza Assemblea ecumenica, che si svolgerà a Sibiu, in Romania, nel settembre 2007. Monsignor Golser è uno dei quattro teologi italiani designati a partecipare a questo evento, che vedrà impegnati più di duemila delegati di cui la metà appartenenti alla Chiesa cattolica. «Il nostro gruppo di lavoro ha elaborato una proposta che promuove uno stile di vita sobrio, capace di rendere la vita apprezzabile e di migliorarne la qualità anche nei Paesi in via di sviluppo», anticipa il professor Golser.
Nel mondo dell’informazione, invece, raccogliendo il patrimonio di entusiasmo e di contatti avviati in occasione della celebrazione della Giornata giubilare dedicata all’agricoltura, è nata «Greenaccord», un’associazione culturale di ispirazione cristiana che si propone di creare una rete di comunicazione e di solidarietà tra i giornalisti e gli operatori della formazione che si occupano di temi ambientali.
 
Percorsi italiani tra natura e fede
Che fine ha fatto, dunque, quella nuova pianticella che abbiamo lasciato poco fa, appena sbucata dal suolo? Sta crescendo in chiese, parrocchie, associazioni di ispirazione cattolica che, magari in modo frammentario, hanno risposto all’esigenza di rivalutare il rapporto con la natura. Ci troviamo di fronte a iniziative diverse, sparse in tutta la penisola, ma tutte intese a valorizzare il rapporto con il Creato per percorrere il cammino della fede.
Nel giugno scorso a Orsomarso, in provincia di Cosenza, è stata inaugurata un’oasi dedicata a Giovanni Paolo II. Si tratta di una vasta area verde a pochi chilometri dal centro abitato, nel cuore della valle del fiume Argentino, all’interno del Parco del Pollino. «Nell’oasi si possono trascorrere momenti di preghiera, di riflessione e di ristoro spirituale. Una zona, attrezzata con barbecue in pietra e con tavoli, verrà gestita dai ragazzi dell’Azione cattolica e, nel mese di agosto, sarà aperta anche ai turisti», spiega don Antonello Pandolfi, parroco di San Giovanni Battista a Orsomarso, augurandosi di poter creare a breve anche una struttura per la celebrazione della messa.
A Roma, lo scorso ottobre, è stato inaugurato il «sentiero della pace», che si snoda dal centro della capitale al santuario del Sacro Speco di Subiaco e fa tappa alla Mentorella e a Bellegra. «Vogliamo incentivare il dialogo con la pace e la natura», sottolinea Riccardo Troisi, coordinatore romano di Pax Christi e promotore dell’iniziativa insieme con la Federazione italiana escursionismo. Massimiliano Virgili è stato l’ideatore, invece, attraverso l’associazione «Naturasacra», di un censimento che ha permesso di identificare i siti di interesse religioso all’interno dei parchi. «I parchi sono un luogo per giocare, leggere, ma anche per trovare un momento di raccoglimento dedicato alla fede – commenta Virgili –. Ci piacerebbe estendere questo progetto a tutta la regione ripercorrendo la via Francigena che si concludeva nella chiesa di San Lazzaro, all’interno della Riserva di Monte Mario».
Risalendo la penisola, poco più a sud di Cesena, troviamo l’«Ecoistituto delle tecnologie appropriate», una vera e propria scuola di ecologia, nata venticinque anni fa nell’azienda agricola «Giorgio Zavalloni», grazie all’impegno del figlio Daniele, coordinatore per l’Agesci della convezione firmata tra il ministero dell’Ambiente e l’Associazione scout Italia. «Questa esperienza nasce dalla riflessione sui problemi di relazione tra uomo e ambiente naturale e tra sviluppo sostenibile e produzione», sottolinea Zavalloni. A poca distanza dal parco del fiume Savio, all’aperto, vere e proprie aule didattiche e laboratori permettono di studiare da vicino le relazioni di un ecosistema: uno stagno, una siepe, un’arnia, un arboreto che conservi frutti ormai scomparsi dalle nostre tavole, offrono molti momenti per imparare e spunti per mettersi all’opera con piccoli progetti.
Ai piedi del monte Grappa, a Crespano, da anni si coltiva il rapporto tra natura e ambiente. Fu don Chiavacci, sacerdote salesiano, a fondare, nel 1972, il «Centro Incontri con la Natura» e a organizzare una serie di attività che permettono di cogliere la voce del Signore in tutte le realtà della Creazione. Le giornate dei fiori e dei funghi, la costruzione di una piccola serra, la sistemazione di un giardino e l’acquisto di un piccolo telescopio diedero il via a varie iniziative nei campi della botanica, dell’astronomia, della geologia, che continuano tuttora e sono rivolte in particolare ai ragazzi. L’istituzione fa parte del «Centro diocesano di spiritualità e cultura» della diocesi di Treviso e ospita anche iniziative di formazione spirituale.
L’Abbazia di Novacella, a Varna, appena fuori Bressanone, ha creato, nel 1998, il «Centro ecologico». Oltre a consulenze di tipo tecnico, l’attività formativa è rivolta a guide e insegnanti, mentre ai ragazzi è riservato un Laboratorio di ecologia ambientale con percorsi educativi, osservazioni e giochi nella natura.
A Nosedo, a dieci minuti di metropolitana dal centro di Milano, dove gli ultimi palazzoni della città si affacciano sulla campagna, è nata «Nocetum». Suor Ancilla Beretta, brianzola, si ritirava a pregare qui, in una chiesetta dedicata ai santi Filippo e Giacomo, rifugio dei primi cristiani durante le invasioni barbariche e luogo di culto all’inizio del secondo millennio, quando un gruppo di monaci dell’Abbazia di Chiaravalle si stabilirono in questi luoghi per bonificare e mettere a coltura il terreno circostante. Nei secoli successivi, la chiesetta divenne un deposito di attrezzi agricoli e anche dopo un restauro, quando fu riconsacrata, rimase chiusa al pubblico.
«Era un posto di Dio, da restituire alla gente – spiega suor Gloria Mari, geologa e giornalista, che condivide con suor Ancilla l’esperienza di “Nocetum” –. Non abbiamo chiuso gli occhi dinanzi all’interpellanza che la città ci rivolgeva e abbiamo sempre confidato che Dio avesse proprio qui un Suo progetto».
Dopo un’impegnativa e accurata operazione di pulizia – «perché la zona era divenuta ricettacolo della malavita» – adesso «Nocetum» offre accoglienza nella cascina accanto alla chiesetta e assiste i rom del vicino campo nomadi. Sono rifiorite le rose e le galline razzolano accanto al noce messo a dimora dai volontari dell’associazione nell’ottobre del 2004.
La nostra piantina, quella che abbiamo visto germogliare all’inizio di questo racconto, potrebbe ora diventare un albero, come quello piantato al «Nocetum», alla periferia di Milano, o addirittura un bosco folto, come quello che sognano suor Ancilla e suor Gloria.
La loro esperienza, come le altre che abbiamo tratteggiato in questo ricco dossier, può diventare la nostra, e insegnarci a scoprire la relazione tra l’uomo e la creazione: vedervi e sentirvi la presenza del Signore è una via per scoprire la fede e alimentare il progetto di Dio.
 

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017