Quando il servizio cambia la vita

Ragazzi tedeschi e italiani stanno condividendo insieme ai frati, alle suore e agli operatori, un’intensa esperienza di servizio al Villaggio sant’Antonio, un’opera che si occupa di famiglie, minori e persone disabili.
22 Agosto 2006 | di

Marc è un giovane tedesco che proviene dall’hinterland di Hannover. Voleva pre-stare servizio civile all’estero, come alternativa al servizio militare nel suo Paese. Si è rivolto a un’organizzazione specializzata che lo ha messo in contatto con il Villaggio sant’Antonio di Noventa Padovana (PD), una delle opere di solidarietà dei frati della Basilica a favore delle famiglie, dei minori e delle persone con disabilità.
Come lui, tanti altri ragazzi tedeschi sono approdati al Villaggio, spinti dal desiderio di fare qualcosa per gli altri, in un contesto culturale e sociale diverso dal loro. Molti sono figli di immigrati italiani, con la voglia di recuperare le radici, la lingua, la cultura di quel Paese che hanno iniziato ad amare a distanza, grazie ai racconti dei loro nonni e genitori. Un ritorno alle origini speciale, non da studenti né da turisti, ma da operatori della solidarietà. Così è tornato Luca, nome italiano e carta d’identità rilasciata a Francoforte; Hans, da Colonia, con alle spalle alcune esperienze di servizio a favore dei disabili. Sara da Dresda – Germania dell’Est – volontaria di ferro. Nel suo Paese il servizio civile femminile non è previsto, ma questo non l’ha scoraggiata. Insieme a loro, tanti ragazzi italiani, come Gloria da Umbertine, Gianluca da Barletta, Ottaviano dalla provincia di Padova, un passaporto diverso ma nel cuore la stessa voglia di misurarsi con la vita, partendo dagli ultimi. Un incontro a più dimensioni: Nord e Sud Italia, Nord e Sud Europa, tanti volti, tante storie diverse confluite qui, alle porte di Padova per trovare che cosa?
«Una vita semplice, fatta di familiarità, di contatto con i frati, con le suore, con gli operatori e le persone disabili, con problemi soprattutto di relazione», spiega uno di loro.
All’inizio parole come «servizio», «confronto con esperienze diverse», «mettersi alla prova» hanno un vago significato. Un conto è immaginare, un altro è trovarsi di fronte a persone concrete da incontrare e da accogliere così come sono, anche nei momenti duri, cercando di dare qualcosa di sé, facendo appello alla propria maturità, mettendo alla prova la propria effettiva disponibilità al confronto. Poi accade qualcosa d’inatteso. Il punto di vista si capovolge, e ciò che sembrava un servizio offerto diventa una grande occasione di crescita, un cambio profondo nel proprio modo di percepire gli altri e la vita. «Un’esperienza che consiglierei a tutti i giovani – afferma Marc –. È stato importante lavorare fianco a fianco con i frati, le suore e con operatori veramente in gamba. Condividere le preghiere e i pasti, i problemi e le speranze». Per molti di loro l’incontro con il mondo dei disabili è stato fondamentale: «Ho imparato a guardarli da vicino, superando il senso di estraneità e disagio che ti provocano le cose che non conosci e non sai leggere. E scopri che il limite è solo tuo. Con loro diventi più semplice, più immediato, più vicino alla vita». Un giorno partiranno Marc, Luca, Sara, e con loro porteranno quello che hanno scoperto qui. La vita ha un volto diverso quando si incontrano altri volti. «La conoscenza cammina dentro e ti trasforma il cuore».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017