Quando eravamo noi i «vu cumprà»

L’Orda, un libro terribile di GianAntonioStella che dice la verità: contro i luoghi comuni che ingentilivano la nostra migrazione, quella degli «zii d’America», raccontata in chiave buonista.
04 Gennaio 2003 | di

C`€™è da esser grati a Gian Antonio Stella. Costui, un (relativamente) giovine giornalista del «Corriere della Sera», scrive della nostra società  postmoderna denunciandone le storture, segnalandone le (rare) «cose buone». Lo conobbi anni fa, a Mestre, all`€™uscita d`€™un libro su re Hussein di Giordania al quale mi aveva invitato a collaborare con tanto garbo che mi riuscì difficile dirgli di no. La sua firma, allora, appariva episodicamente sul «Corsera» ma quello che scriveva era giusto e forte: mi colpì. Ne parlai, a insaputa di Stella, al suo direttore, l`€™abile e colto Paolo Mieli, giornalista storico, suggerendogli di utilizzare al massimo il «ragazzo» prima che affondasse nella tentatrice pigrizia della provincia. Mieli lo mise alla prova e i risultati dovettero esser buoni se Paolo, un giorno, si prese la briga di telefonarmi: «Grazie, Igor. Il ragazzo è bravo, penso di cavarne fuori il meglio facendolo lavorare di più». Così è stato e oggi, giustappunto, Gian Antonio Stella è una «firma» del giornale che fu di Albertini. Non solo: ha scritto altresì diversi libri, tutti di successo.

Prendiamo l`€™ultimo, L`€™Orda, dedicato «a mio nonno Toni `€œCajo`€» che mangiò pane e disprezzo in Prussia e in Ungheria e sarebbe schifato dagli smemorati che sputano oggi su quelli come lui». È un libro terribile perché dice la verità : contro i luoghi comuni che ingentilivano la nostra migrazione, quella degli «zii d`€™America», raccontata in chiave buonista, anche per pudore: meglio, per comprensibile reticenza difensiva. Invece, non ci vollero mai bene, ci disprezzarono: dalle Americhe all`€™Europa. Sempre. Sino all`€™Australia. Ma resistemmo e sopravvivemmo donando a paesi ingrati uomini di spicco e opere importanti, benessere: frutto dell`€™immane e malpagata fatica degli italiani.
I lettori di un giornale che si richiama al Santo che conobbe il Mondo e dunque anche lo strazio dei migranti, «debbono» leggere questo libro. Non fosse altro perché esso induce a una riflessione invero cristiana. Contro il vangelo di Matteo: «Avevo fame e mi avete sfamato», eccetera, spesso facciamo pollice verso ai poveri «vu cumprà » come volgarmente chiamiamo i marocchini, gli extracomunitari in genere, venuti in Italia a guadagnarsi un tozzo di pane e poca moneta da spedire laggiù, ai congiunti affamati.

A proposito di «vu cumprà »: Gian Antonio Stella denuncia sul «Corsera» del 30 di novembre scorso il «caso» allucinante di Florian. L`€™omonimo dello storico caffè veneziano, è un albanese di 26 anni, si chiama Florian Pacu, lavora con regolare permesso, ha sposato un`€™italiana, ha un figlio di appena dieci mesi, Alen. È incensurato. Ma sei mesi fa si vede recapitare un mandato di arresto internazionale per tentato omicidio e finisce a san Vittore. Quando l`€™avvocato d`€™ufficio legge infine le carte, si scopre che era una falsa accusa volta ad arrestarlo. In verità  un tribunale albanese lo aveva condannato, in contumacia, a 10 anni di galera «per tentato furto di una vacca», sicché alle autorità  di Durazzo ne chiedevano l`€™estradizione. Che è stata concessa.

Insorge Stella: «C`€™è da chiedersi: un paese che trabocca di garantisti, che è governato da persone che si piccano con onore di essere garantiste, che manda in Parlamento stormi di avvocati appassionatamente garantisti, trova tutto questo `€œnormale`€?». Montanelli diceva che l`€™Italia è il paese del Diritto e del Rovescio. Stella racconta questo fatto: «Un musicista ugandese e un restauratore che lavorano a Roma: il primo l`€™hanno preso con due dosi di hashish: quattro mesi di carcere. Il secondo, di dosi, ne aveva 8 mila 230: assolto. Erano solo per `€œuso personale`€»...

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017