Piero Luigi Vigna: la mafia ha messo il colletto bianco

Le nuove strategie di Cosa nostra: agire nelle trame della normalità, sfruttando l'economia.
29 Marzo 2005 | di

La mafia cambia faccia e si fa più subdola, meno appariscente e, quindi, più pericolosa. Finita la stagione degli attentati dimostrativi, delle autobomba e degli omicidi dei magistrati, la nuova mafia si muove su altri fronti nei quali è sempre più difficile distinguere la legalità  dall'illegalità .
Piero Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia, non usa mezze parole ed entra nel vivo del problema. Dal suo ufficio di via Giulia a Roma, sede della Procura nazionale, dirige da più di otto anni la più grande struttura dello Stato impegnata nella lotta alla mafia. Nostro compito - afferma - è dare un impulso alle indagini delle ventisei procure distrettuali sui delitti di mafia e di coordinare il lavoro adottando una strategia comune. Al suo fianco, nella Dna, una ventina di magistrati e qualche centinaio di persone che collaborano con loro. La sua lunga esperienza di magistrato antiterrorismo prima e, oggi, antimafia, è garanzia di uno Stato che non abbassa la guardia di fronte alla criminalità  mafiosa.

Msa. Recentemente Rita Borsellino ha dichiarato che suo fratello Paolo non ha mai creduto veramente nella volontà  politica di sconfiggere la mafia. Lei che ne pensa?
Vigna.
Penso che Paolo Borsellino abbia fatto quelle affermazioni sotto l'onda di alcune considerazioni relative a un magistrato amico, Giovanni Falcone, al quale era fortemente legato. Falcone se n'era andato da Palermo nel marzo del 1991 perché, osteggiato anche dal Consiglio superiore della magistratura e da altri magistrati, non era stato nominato consigliere istruttore. Poi, nel maggio del '92, vi fu la strage di Capaci con la morte di Falcone e della scorta, e successivamente, quella di via d'Amelio con la morte dello stesso Borsellino. Non dobbiamo dimenticare che l'anno successivo, 1993, furono compiuti altri attentati a Roma, Firenze, Milano, e ancora Roma. Tutti gli autori di quegli attentati, compresi i responsabili dell'uccisione di padre Puglisi (settembre 1993), sono stati successivamente scoperti, arrestati e condannati. Lo Stato, in quel momento, ha reagito efficacemente alle azioni di Cosa Nostra.

E oggi, reagisce con la stessa forza? C'è chi crede che contro la mafia si sia abbassata la guardia...
Non direi. Piuttosto l'attenzione della gente è meno incisiva, per il fatto che la mafia ha oggi strategie meno visibili. Le leggi e le strutture investigative per la repressione della mafia sono rimaste identiche. Anzi, è stato ampliato il numero dei delitti da considerare di mafia. Si sono aggiunte, per esempio, l'associazione per contrabbando e la riduzione in schiavitù degli esseri umani. Piuttosto si è fatta più difficile la repressione, per il carattere transnazionale delle organizzazioni criminali che operano nel nostro Paese. A Cosa nostra, 'ndrangheta, criminalità  pugliese, camorra, si sono aggiunte altre forme di criminalità  su basi etniche straniere: cinese, nigeriana albanese, russa, turca...

Perché questa nuova strategia dell'invisibilità  e quali gli scopi?
La stagione delle bombe è passata, oggi Cosa nostra si sta riorganizzando e ha aperto una nuova fase, nella quale non ritiene più necessario uscire allo scoperto. Il suo obbiettivo è duplice: vuole inserirsi nello sfruttamento delle risorse economiche proseguendo nell'attività  di estorsione e taglieggiamento di imprenditori e commercianti; ma anche arrivare a una sorta di anestetizzazione della società  civile. Per anestetizzazione della società  civile intendo dire che la mafia non vuole più richiamare movimenti di risveglio contrari alla sua azione. Il che, in pratica, si traduce nel mettere sotto anestesia i media, e quindi la società  civile, la politica. La più grande e storica operazione della mafia è quella di aver spostato la fiducia dei cittadini dalle istituzioni a se medesima. Essa si pone come un servizio sociale sostitutivo a quello dello Stato. In molte regioni del Sud la sicurezza è garantita dal pizzo e non dalle istituzioni. Bisogna quindi riconquistare la fiducia, a cominciare dalle scuole, nei comportamenti, verso la giustizia.

Mafia e nuove mafie: esiste ancora un'organizzazione consolidata, una Cupola come si diceva una volta, o si tratta di organizzazioni autonome?
Quando si parla di mafia si usa un concetto generale che comprende tutte le associazioni che fanno uso di violenza, minacce e che producono omertà  fra i cittadini con lo scopo di appropriarsi di ricchezze, quindi appalti, autorizzazioni, licenze. Per quanto riguarda Cosa nostra, non è più quella delle stragi, degli omicidi eccellenti. Ora è dedita soprattutto allo sfruttamento del territorio economico e gli eventuali omicidi sono finalizzati a questa nuova strategia: per esempio, quello di un amministratore pubblico che non approva un certo piano regolatore, che non dà  un certo appalto. Dal dopoguerra a oggi, Cosa nostra ha allargato i suoi interessi. Partita dall'edilizia e dall'agricoltura, è passata al contrabbando di tabacchi, stupefacenti, armi; si è infiltrata negli appalti, soprattutto di opere pubbliche; si è inserita nello smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi, e dell'usura, per giungere all'acquisizione di aziende usurate - per farne casse di affari o di riciclaggio - e, soprattutto, al racket dell'estorsione, fatta a tappeto su tutti i commercianti. Una strategia totalmente diversa da quella della camorra, dove assistiamo ogni giorno a una pluralità  di omicidi che richiamano continuamente l'attenzione dell'opinione pubblica. Oggi una delle nuove frontiere della mafia è l'estensione del suo potere alle imprese legali, tramite l'acquisto di pacchetti azionari.

Procuratore, a quanto ammonta il giro d'affari della mafia?
Il fatturato annuo lordo della criminalità  mafiosa in Italia ammonta a cento miliardi di euro l'anno. È un dato che riguarda solamente alcuni settori, come stupefacenti, appalti pubblici, armi, prostituzione. Senza contare il fatturato delle nuove mafie...

Vuole dire che occorre tenere alta la vigilanza sul sistema economico...
Sì. Il prossimo bersaglio della mafia sarà  lo stravolgimento delle regole di mercato. In pratica, in certe zone si vendono solo certi prodotti di certe marche. Tutti gli altri vengono estromessi. E se l'economia reale finisce in mano criminale è chiaro che non c'è più democrazia. Se tuteliamo la libertà  economica tuteliamo... anche la democrazia.

Quali sono stati i successi dello Stato in questi anni contro la mafia?
Più che di successi preferirei parlare di crescita, di scoperta di nuove nicchie di criminalità  dove andare ad approfondire, ad analizzare e che possono servire alla migliore conduzione delle indagini. Una caratteristica che la Dna ha assunto in questi anni è stata quella di allacciare - visto il carattere transnazionale delle organizzazioni criminali - rapporti informativi con le procure generali di altri Stati. Ormai sono circa ventisei. È di questi mesi la firma di un accordo con un organismo delle Nazioni Unite, che a Vienna si interessa di traffici di droga e di criminalità  organizzata. Mai fino a oggi un organo giudiziario aveva stipulato un'intesa con un organismo Onu.

Dottor Vigna, ritiene sufficienti i mezzi e gli strumenti messi dalle leggi a disposizione della Magistratura e della Dna?
No. Soffriamo di restrizioni economiche, in via generale, che si riversano anche sulla magistratura e sulle forze di polizia. Se, da una parte, c'è un livello di professionalità  adeguato, dall'altro, avvertiamo la carenza di mezzi. Qui siamo con vetture, tanto per entrare nello specifico, che non vengono rinnovate da oltre dieci anni; auto che si fermano per strada; c'è poca benzina, bisogna risparmiare e questo incide sull'attività  di repressione.

Nei progetti del governo Berlusconi sono in programma grandi lavori al Sud. Sarà  possibile evitare pericolose infiltrazioni mafiose o sarà  inevitabile convivere con questa realtà ?
Se per grandi lavori ci si riferisce all'impiego di una tecnologia raffinata, di un know how molto evoluto, è difficile che lì ci possa essere l'inserimento di un'organizzazione mafiosa, a meno che questa non sia stata capace di introdursi in aziende di questi livelli. Sicuramente sui lavori infrastrutturali - strade, alberghi, linee ferroviarie e altro ancora - l'infiltrazione mafiosa c'è stata e ci sarà  ancora. Naturalmente stiamo bene attenti a mettere in atto tutti i presidi per eliminarla o, per lo meno, per moderarla.

Nel passato. per indebolire la mafia si è fatto uso dei pentiti e la cosa sembrava aver funzionato. Lei lo ritiene uno strumento ancora valido, nonostante certi rischi?
Preferisco parlare di collaboratori e non di pentiti. Il pentimento implica delle valutazioni morali che il magistrato non può fare. Il magistrato deve accertare se questa persona, qualunque siano i motivi che l'hanno indotta a rendere certe dichiarazioni, dice una verità  accertabile oppure no. Sicuramente l'uso dei collaboratori è stato importante. L'importanza dello strumento dei collaboratori dipende dal ruolo che questi avevano all'interno dell'organizzazione criminale. Purtroppo oggi mancano collaboratori di livello, pari a quelli degli anni passati: Buscetta, Mannoia, Contorno, per dirne alcuni. L'unico di un certa importanza, in questi ultimi anni, è stato Giuffrè. Probabilmente dipende anche dalla ristrutturazione che Cosa nostra ha attuato al suo interno per cui ognuno conosce soltanto una parte dell'organizzazione e non tutta la struttura. Un modo di agire preso dalle organizzazioni terroristiche.

Procuratore, in Sicilia, dove la maggior parte degli abitanti si dichiara contro la mafia, l'80 per cento dei commercianti e imprenditori paga il pizzo. Questo non contribuisce a incrementare il fenomeno mafioso?
Non c'è dubbio. Purtroppo gli imprenditori che pagano il pizzo non solo non denunciano, ma negano di fronte ai libri mastri della mafia dove sta scritto il loro nome e cognome e quanto hanno pagato. Non si rendono conto che, alimentando la criminalità  economica delle organizzazioni delinquenziali, finiranno per soccombere. L'impresa criminale si avvantaggerà  sempre più e acquisirà  posizioni di monopolio, che finiranno per strozzare l'economia legale. Lo dimostra uno studio del Censis: se non ci fosse la criminalità  organizzata, la regioni del Sud avrebbero un Pil pari a quelle del Nord.

Pensa che associazioni di sensibilizzazione e di lotta alle mafie, come Libera, siano utili per educare i giovani alla legalità , condizione unica per combattere la mafia alle radici?
Non solo utili, ma indispensabili. Di fronte alla criminalità  strutturata, accanto alla repressione è indispensabile un'attività  di prevenzione che muova proprio dalla scuola e che poi passi attraverso interventi che diano un'economia e un lavoro puliti e attraverso l'efficienza dei pubblici servizi e la trasparenza della pubblica amministrazione. Insomma, più che fare leggi nuove, bisogna rifondare persone nuove.

Lei ha espresso, recentemente, un giudizio positivo anche sulla finanza etica...
È importante perché rivolge particolare attenzione alla persona e non alle mere garanzie patrimoniali. Perché, nel rispetto della Costituzione, garantisce dignità  e sviluppo della persona umana. Non dimentichiamo,poi, che essa rappresenta un metodo per combattere la piaga dell'usura: oggi in Italia ci sono circa 18 milioni di persone che non possono ricorrere al credito.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017