Pianeta comunicazione

21 Dicembre 2007 | di

Passa il tempo anche in tv

Accanto alla tv generalista, si registra lo sviluppo del satellite di Sky e le offerte dei nuovi media, come internet e la tv sui telefonini. E questo accontenta bambini e adulti.


C’è uno scontro tra generazioni nella tv italiana. Il pubblico televisivo è invecchiato, ma il telecomando è usato anche dai bambini e dagli adulti. A coniugare gusti e scelte così differenti interviene la tecnologia. Accanto alla tv generalista (Rai e Mediaset), si registra lo sviluppo del satellite di Sky e le offerte dei nuovi media, come internet e la tv sui telefonini. I numeri dell’Auditel, però, ci dicono che le fiction tv, pensate e scritte per un pubblico maturo, mantengono un primato impressionante in Italia. Ogni anno Rai e Mediaset spendono più di cinquecento milioni di euro per la fiction. Lo Stato, per il cinema italiano, ne spende non più di cento. Al pubblico in pantofole le fiction tv raccontano storie rassicuranti sull’Italia di provincia e sul nostro recente passato. Quasi cinque milioni di italiani, intanto, hanno scelto però un’altra tv, quella satellitare. Molti lo hanno fatto per le partite di calcio. Ma, tra un gol e l’altro, hanno scoperto un’offerta inedita, quella dei telefilm americani. Da Dottor House a Lost, da Csi a Will e Grace. I contenuti sono molto diversi da quelli delle fiction italiane. Pragmatismo empirico e relativismo etico e culturale caratterizzano la maggior parte di questi prodotti di Hollywood. Tra questi due schieramenti si pone, come terzo incomodo, la programmazione di La7, un prototipo di smart tv (televisione intelligente) con approfondimenti giornalistici e l’unico programma nazionale gratuito dedicato specificatamente ai documentari (La 25ma ora condotta da Elisabetta Arnaboldi).

Nelle famiglie, però, sono i bambini a comandare. In questi ultimi due anni è esploso un prodotto d’animazione tutto italiano, le Winx (ora anche al cinema). Educativo e rispettoso (il male si vince solo se uniti), il cartone è adorato dalle bambine. All’appello mancano gli adolescenti. In Italia come negli Usa, dai 15 ai 25 anni si usa solo internet. Per vedere cosa? YouTube, per esempio, il sito con i video autoprodotti dagli adolescenti di tutto il mondo diventato famoso per le sequenze sul bullismo scolastico. Intanto il mito degli ex adolescenti, Mtv, la tv musicale, sta invecchiando rapidamente e ha aperto un canale pensato per la mezza età con i videoclip degli anni Ottanta. Come passa il tempo, anche in tv.

Andrea Piersanti

La tv e i bambini. In difesa del vero Pooh



A casa Disney hanno pensato che Darby, un tipetto dotato di sano buonsenso, potesse dare un’iniezione di modernità a un mondo che non ne ha alcun bisogno, che fonda la sua fortuna, sia nella disarmante versione originale che in quella disneyana, glassata ma accettabile, sul nonsense più assoluto e squisito. E così ecco arrivare su Playhouse Disney la nuova serie, I miei amici Tigro e Pooh. Diciamo che nemmeno Darby riesce a devastare la morbida vaghezza di Pooh e della sua banda. Ma vale la pena di cercare l’originale in libreria e leggerlo insieme ai bambini di casa, o anche da soli. Il vero Pooh è sul serio un amico per sempre.

Beatrice Masini

Botta e risposta. L’arte di argomentare bene

Dal mese di marzo 2007 è stato avviato in alcuni licei di Padova e provincia un progetto di formazione al dibattito chiamato «Palestra di botta e risposta». Quando non si può calcolare, misurare e dimostrare, occorre esercitare la capacità di argomentare e contro-argomentare. C’è chi è bravo per natura a discutere e ha facilmente la meglio su chi è solo buono. «Una persona per bene capace di discutere» era l’ideale del cittadino classico. Il perfetto ideale sarebbe «una persona per bene capace di discutere altrettanto bene». Lo stesso vale in ogni campo: un buon insegnante che sia anche un insegnante buono, un politico convincente che sia davvero convinto, un medico alla dottor House, col suo occhio clinico e senza le sue ruvidezze. Ma che cosa fare in attesa che tutti i buoni diventino bravi e che tutti i bravi diventino buoni? Servirebbe qualche strumento di difesa per far fronte agli argomenti errati o campati in aria (quelli degli altri, naturalmente, perché i nostri sono impeccabili) e qualche regola minima per decidere se il ragionamento che ci viene proposto sia accettabile o meno.

Dopo un incontro di calcio tutti sappiamo chi ha vinto, siamo in grado di giudicare se il centravanti ha giocato bene, ci sentiamo di dire la nostra sul fallo di ostruzione o sul rigore non concesso. Conosciamo abbastanza le regole del gioco del pallone per valutare l’esito della partita, ma non conosciamo per niente le regole della partita più vitale del discutere. Princìpi di discussione e criteri di valutazione nessuno ce li ha mai insegnati. Vorremmo in questa rubrica individuare e stilare una sorta di codice di condotta in dieci canonici punti per imparare a discutere meno sterilmente. Sono regole minime, derivate dall’esperienza pratica. Una sorta di carta del libero disputante che preveda diritti e doveri, ma che recuperi anche il sottovalutato piacere di dibattere. La prima regola, che vedremo la prossima volta, sarà: «Lascialo dire, che conviene anche a te». È una buona consegna, che ha valore etico e insieme tattico.

Adelino Cattani

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017