Pellegrini con sant’Antonio

Nel nome del Santo si intrecciano due importanti Cammini. Percorsi che mettono insieme fede, devozione e tante storie.
24 Aprile 2013 | di

Adolfo, Anna, Florence, Mario. Un ex carpentiere, un’insegnante di educazione fisica, un’attrice e un meccanico oggi in pensione. Niente in comune, almeno all’apparenza. Li unisce, però, qualcosa che va ben oltre le vite di ciascuno. Un filo sottile che li fa ritrovare, ogni anno, puntuali ed entusiasti: il Cammino di Sant’Antonio. Un pellegrinaggio che, prima di tutto, è un viaggio dentro la fede, la devozione, l’anima e che ha generato due percorsi diversi, ma fratelli: l’Ultimo Cammino, quello che – ripercorrendo l’ultima giornata terrena di Antonio, il 13 giugno 1231 – unisce Camposampiero (PD) alla Basilica del Santo, passando per il quartiere padovano dell’Arcella; il Lungo Cammino, da Camposampiero, o anche da Venezia, fino all’eremo di Montepaolo (FC), iniziale dimora di Antonio in Italia, e poi da Montepaolo ad Assisi. In entrambe le versioni, il Cammino raduna tante persone e storie diverse. Tutte nel segno di un Santo predicatore e, prima ancora, pellegrino venuto da lontano.
 
Un percorso, tante storie
Florence, francese di Nizza, è attrice di professione. Sopravvissuta a un terribile incidente stradale in cui perde la vita il figlio Nicolas, 5 anni, dopo tre lunghi mesi trascorsi in un centro di riabilitazione, cerca di ridare un senso alla sua vita. Il destino la conduce in Romania, dove matura la decisione di adottare un bambino. Ma, dopo due anni e quattro mesi di attesa, perde la sua battaglia: Michel, che ormai considera come un secondo figlio, viene adottato da una famiglia rumena. Per Nicolas, perché non sia morto invano, Florence dà testimonianza nei licei e alle associazioni dei genitori per mettere in guardia dai pericoli della strada.

Per Michel, denuncia le iniquità della legge Nicholson, che si oppone alle adozioni internazionali in Romania, e cerca di operare perché la normativa cambi. Nella notte tra il 25 e il 26 maggio prossimi ci sarà anche lei tra i pellegrini che percorreranno il cammino notturno da Camposampiero a Padova, passando per l’Arcella. Non manca mai Florence, per nessuna ragione al mondo.
Dalla Francia alle campagne della bassa padovana. Qui vive Adolfo. Gli «ultrà», i fedelissimi del Cammino, lo hanno già eletto il loro Robin Hood. Ma non perché, come il mitico eroe della foresta di Sherwood, rubi ai ricchi per dare ai poveri. Adolfo è quell’instancabile pioniere che ha realizzato le prime frecce (oggi ormai sostituite) le quali, indicando percorsi e sentieri, danno la direzione al Cammino. Le ha tagliate, smussate, piallate e colorate rigorosamente con le sue mani. Il suo laboratorio era il garage. Il piano di lavoro, un piccolo tavolo senza pretese. Le prime frecce del Cammino arrivavano tutte da qui, da questo umile e sempre pronto falegname. «Ne ho fatte almeno 1.200 – racconta Adolfo, con la gioia che gli si stampa subito in volto appena parla del Cammino –. Ho usato legno compensato dello spessore di 8-10 millimetri. Ho ritagliato le frecce a una a una, le ho rifinite, colorate e protette come si deve per ripararle dalle intemperie. Sono partito realizzando le prime, posizionate lungo la parte iniziale del percorso. Poi, come accade, una tira l’altra... e ho proseguito. Devo ringraziare Anna che mi ha coinvolto, quasi per caso, in questo straordinario viaggio. Per una vita ho fatto il carpentiere. Grazie al Cammino ho conosciuto tante persone e, attraverso di loro, sant’Antonio che, vi assicuro, è presente sempre durante il pellegrinaggio».

Adolfo ha nominato Anna. Ma non è il solo. Lei, insegnante di educazione fisica, è persona schiva, non ama apparire. Dietro le quinte, però, si trasforma in un autentico caterpillar. «Il Lungo Cammino di Sant’Antonio non ha diritti d’autore – afferma Anna –. Io non ho fatto proprio nulla. È solo il grande risultato di un altrettanto grande lavoro di squadra, di persone incontrate sulla strada che hanno messo al servizio dei futuri pellegrini tempo e disponibilità. Le collaborazioni sono state tantissime: chi ci ha illuminato la strada individuando e stabilendo il percorso, chi ci ha aperto le porte dei propri rifugi, chi ha utilizzato le proprie energie per imprimerle sui pulsanti di una tastiera e chi le proprie mani per rendere possibile il cammino con Antonio e Francesco. Un connubio straordinario che, ogni volta, ci dona una ricchezza senza paragoni».
L’idea di pensare in grande il Cammino di Sant’Antonio è stata proprio di Anna. La conferma arriva da fra Giovanni Voltan, da poco eletto Ministro provinciale della neonata Provincia italiana di sant’Antonio di Padova. Fra Giovanni, insieme con fra Alberto Tortelli, è l’anima, il motore, il punto di riferimento del Cammino. «Un giorno Anna ci ha detto, senza tanti giri di parole: “In giro per l’Europa, e non solo, ci sono tanti Cammini importanti, meta di pellegrini che arrivano da tutto il mondo. Perché non trasformare anche quello di Sant’Antonio in un grande Cammino? Non è da meno degli altri”.

Anna aveva ragione. Il Cammino di Sant’Antonio è partito grazie ai volontari, senza risorse se non il loro grande entusiasmo e l’ammirazione per il Santo. Tutto in piena gratuità. Noi frati siamo arrivati dopo. Abbiamo messo a disposizione la nostra passione per il pellegrinare (specie fra Alberto e il sottoscritto), quindi abbiamo sentito i nostri superiori che hanno accettato di sostenere il Cammino; poi, ci siamo dati da fare per mettere a disposizione gli esperti che operano in una nostra realtà, “Messaggero Servizi”, per i contatti tecnici con i Comuni; infine, è stato coinvolto l’ufficio informazioni della Basilica, che funge da luogo strategico per informazioni, rilascio delle credenziali, diplomi. Un desiderio? Crescere, allargare questa esperienza a gruppi e famiglie, e magari arrivare a realizzare una guida cartacea, da portare lungo il viaggio».

Non hanno mai chiesto un euro Anna e i suoi amici per i chilometri macinati su e giù, tra Veneto ed Emilia, ad attaccar frecce, ma neppure per il tempo impiegato nel contattare i Comuni toccati dal Cammino e gli altri enti locali, come quelli dei Parchi, o per relazionarsi con associazioni, come il Cai, o, ancora, per svolgere le pratiche burocratiche (convenzioni con rifugi, bed&breakfast, luoghi di ospitalità e ristori). A conclusione del Cammino viene rilasciata l’Assidua, un attestato che certifica l’avvenuto pellegrinaggio, personalizzato apponendo il nominativo del pellegrino sulla credenziale ricevuta alla partenza.
 
Con Antonio e Francesco
Il Lungo Cammino, va detto subito, è un percorso a ritroso. Perché la traiettoria della vita del Santo fu all’inverso rispetto all’attuale tracciato del pellegrinaggio: è dall’eremo nascosto di Montepaolo, dimora iniziale di frate Antonio in Italia, che parte la storia di questo frate portoghese, approdato in Italia dopo un naufragio. È da questo luogo di silenzio che comincia il suo viaggio di predicatore e inviato sulle strade dell’Italia settentrionale e del Sud della Francia; il suo viaggio di evangelizzatore, di maestro di Sacra Scrittura e persino di Superiore provinciale (per tre anni); il viaggio che lo ha condotto a quegli ultimi giorni di Padova e Camposampiero.

«Il Cammino di Sant’Antonio – aggiunge fra Voltan – va inserito in un percorso più ampio che collega Padova ad Assisi: dalla Basilica che custodisce il corpo di sant’Antonio, alla Basilica che accoglie il corpo di san Francesco. Si ripercorrono dunque, da Nord a Sud, le orme di questi due grandi santi, che hanno lasciato un segno sacro e indelebile del loro passaggio e ai quali l’umanità guarda ancora con ammirazione e stupore, sentendoli vicini, come amici e fratelli, alla propria vita e compagni lungo la propria strada». Un unico pellegrinaggio senza soluzione di continuità che, per ragioni di gestione organizzativa, si distingue in due tratti: il Cammino di Sant’Antonio propriamente detto e il Cammino di Assisi.
 
L’Ultimo Cammino
A piedi, in bicicletta e persino a cavallo. Da secoli pellegrini e devoti del Santo ripercorrono l’ultimo viaggio compiuto da Antonio il 13 giugno 1231. «Dopo aver ricevuto la benedizione e la credenziale dai nostri frati di Camposampiero, affrontano il cammino di circa 25 km – spiega fra Alberto Tortelli –. Giungono dapprima al Santuario dell’Arcella, sorto sul luogo della morte di Antonio, e, infine, alla meravigliosa Basilica che ne custodisce il corpo. Il tracciato si snoda, per lo più, su strade sterrate di campagna e argini (lungo il fiume Muson) fino alle porte di Padova (Pontevigodarzere), toccando l’asfalto solo per qualche attraversamento.

A intraprenderlo, in questi ultimi anni, migliaia di pellegrini e devoti, soprattutto giovani. Ci piacerebbe che il Cammino potesse essere percorso di fede anche in altre occasioni, momento di riflessione ed esperienza per devoti e non solo. Sono tante, ogni anno, le adesioni, e con esse le storie che si intrecciano». Come quella di Mario, 81 anni, di Sant’Andrea oltre il Muson, frazione di Castelfranco Veneto (TV). È lui che ha realizzato la croce in legno, alta poco meno di un metro e mezzo, dentro la quale è stata incorporata una piccola croce giunta da Santiago di Compostela.

«Ho fatto il meccanico per una vita – racconta Mario –. lavorando sempre con le mani, mai con le macchine. Ho realizzato la croce qualche anno fa. Sono devoto di sant’Antonio, insieme a tutta la mia famiglia. La croce è diventata il simbolo del Cammino da Camposampiero a Padova. La sorreggo anch’io per qualche tratto. E continuerò a farlo, ogni anno, fino a che Dio me lo consentirà».
L’appuntamento 2013 è nella notte tra sabato 25 e domenica 26 maggio. Il pellegrinaggio, in collaborazione con la diocesi di Padova, si svolge anche in caso di maltempo. Dai Santuari Antoniani di Camposampiero si arriva al Santuario dell’Arcella per proseguire fino alla Basilica di Padova. Qui, un gesto accomuna i pellegrini: per qualche istante la mano accarezza la pietra tombale, mentre in silenzio si prega e si chiede l’intercessione del Santo. L’ultimo gesto di un cammino, il primo passo di un pellegrinaggio più lungo. Info: www.ilcamminodisantantonio.org
 
 
Per informazioni
 
- Ultimo Cammino
Frati minori conventuali Santuari Antoniani, Camposampiero (PD) tel. 049 9315711 (p. Simone e p. Giuseppe)
Orario di apertura: tutti i giorni, dalle ore 8.00 alle ore 16.00
 
- Lungo Cammino
Ufficio informazioni della Basilica del Santo Orario di apertura: tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle 13.00; dalle ore 14.00 alle ore 18.00
tel. (+39) 049 8225652 fax (+39) 049 8789735 e mail: infobasilica@santantonio.org
 
 
 
Notizie

V Festival Francescano
 
«Cammino, che bella parola! Nella mia esperienza personale di Dio non posso prescindere dal cammino. Direi che Dio lo si trova mentre si cammina, si passeggia, lo si cerca e ci si lascia cercare da Lui. Sono due strade che s’incontrano».
Basterebbero queste belle parole di papa Francesco (tratte da Il cielo e la terra, Mondadori, 2013) a descrivere la V edizione del Festival Francescano, a Rimini dal 27 al 29 settembre, quest’anno sul tema del viaggio. Tre giornate ricche di eventi per grandi e bambini all’insegna della gioia, della pace e della fraternità, con i francescani italiani.


Per conoscere il programma e le modalità dell’ospitalità, è possibile accedere alla pagina Facebook del Festival, o collegarsi al sito www.festivalfrancescano.it.
Per vivere la manifestazione dall’interno, come volontario, si può inviare una mail alla segreteria: info@festivalfrancescano.it o telefonare al (+39) 334 2609797.



Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017