Pakistan. Il coraggio di una presenza

I cristiani sono attivi nella vita sociale del Paese, pur subendo violenze e torture.
26 Marzo 2008 | di

La Chiesa del Pakistan non perde il coraggio dell’annuncio. Negli ultimi mesi il Paese è stato segnato dall’assassinio di Benazir Bhutto; da uno stato d’emergenza che ha accompagnato le elezioni del 18 febbraio; da una crisi del potere giudiziario, voluta dal presidente Musharraf. Eppure la piccola comunità cattolica − 1,2 milioni su oltre 150 −, continua a impegnarsi nella catechesi, nella carità, nell’educazione e nel campo sociale. Da alcuni mesi è stata presentata la nuova traduzione della Bibbia in urdu, che la rende più comprensibile ai contemporanei, e i fedeli continuano a mantenere aperte scuole e parrocchie anche con il rischio terrorismo. Da anni i cattolici premono perché sia cancellata la legge sulla blasfemia, sfruttata per condannare e uccidere qualunque nemico, accusandolo di aver offeso il Corano o Maometto. Molti cristiani subiscono violenze, conversioni forzate e torture, eppure, con i loro vescovi, sono sempre presenti nella vita sociale, condannando ingiustizie e terrorismo e chiedendo il rispetto della libertà religiosa.



Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017