Paesi dipinti: gallerie d’arte a cielo aperto

In Italia i paesi dipinti sono quasi duecento. Alcuni possono vantare vere e proprie opere d’arte e sono meta ideale per gite fuori porta.
22 Agosto 2006 | di

L’arte in qualche caso diventa arredo urbano; colora i muri delle case, le strade, le piazze, dando luce a ogni angolo, offrendo emozioni, raccontando storie. Questo succede nei «paesi dipinti»: piccoli borghi, spesso arroccati e abbandonati, che hanno trovato proprio nel «piacere di dipingere sui muri» una risorsa e un motivo di rilancio, e sono diventati gallerie d’arte a cielo aperto. I pittori vengono ospitati nelle case e lavorano tra la cordialità e l’interesse generale. Paesi interi si mobilitano e diventano fieri del loro patrimonio artistico. L’idea, che cinquant’anni fa poteva sembrare peregrina, oggi ha dato origine quasi a una moda, tanto che nel 1994 è nata anche un’associazione (Assipad) che raggruppa i paesi dipinti, in Italia già circa duecento.
Ne abbiamo scelti alcuni per un viaggio colorato lungo la nostra Penisola.
A, come Arcumeggia, in provincia di Varese. È un comune delle Prealpi che, dopo il fulgore e l’autonomia dell’inizio del Novecento, ha conosciuto l’esperienza dell’emigrazione. Quasi tutti i suoi abitanti andavano all’estero a fare i muratori, gli scalpellini, e di quattrocento ne rimasero sessantatré. Il rilancio del paese passò attraverso l’arte: nel secondo dopoguerra Mario Beretta, impegnato nell’Ente provinciale del turismo, ebbe l’idea di chiamare famosi artisti a eseguire affreschi all’aperto. Nel 1956, esattamente cinquant’anni fa, cominciò l’avventura e, a decorare le case, non vennero sconosciuti artisti di strada, ma nomi già famosi come Sassu, Tosi, Brindisi, Monachesi, Migneco, Usellini. Sui muri oggi si possono ammirare una ventina di affreschi, oltre a un centinaio di pannelli realizzati dagli allievi dei corsi estivi. L’ultimo affresco, dipinto quest’estate, è di Albino Reggiori. Angela Viola – il sindaco di Casalzuigno cui appartiene la frazione di Arcumeggia – ha annunciato che per l’anno prossimo è in programma un corso di affresco e che si sta cercando di migliorare la ricettività turistica del paese.
Nel 2006, cinquantesimo degli affreschi, ad Arcumeggia, ci sono state manifestazioni e festeggiamenti. A settembre, sabato 9 e domenica 10, è previsto uno spettacolo dal titolo Arcumeggia si racconta: un pittore narra la storia del paese dipinto (per prenotazioni telefonare allo 0332 624122 oppure al 349 1306900). Fino al 16 settembre sono visitabili due mostre – una a Varese e una al chiostro di Valtorre – su Aligi Sassu, artista al quale si devono ben due affreschi: I ciclisti e il San Martino.
Sulla facciata della chiesa di sant’Ambrogio si può ammirare la Via crucis, che ne contorna le vetrate d’ingresso e il portale. È stata un’idea di Gianfilippo Usellini, e ci sono voluti cinque anni di lavoro per realizzarla. La Via crucis è stata dipinta da undici artisti, ognuno dei quali ha potuto scegliere con libertà la tecnica.
I muri affrescati di Arcumeggia hanno fatto scuola e hanno attirato turisti, così che la frazione oggi non è più nota solo per il bicc, il formaggio particolarissimo che vi si produce, o per il bocc, il caprone effigiato, toccando la cui barba le ragazze (così si dice) trovano marito, ma è famosa per i suoi muri. Pietre vive che raccontano la storia del luogo.
C come Cibiana. Siamo in Cadore, in un paese celebre per le chiavi qui forgiate ed esportate in tutto il mondo, noto negli anni Cinquanta per i suoi campioni di salto con gli sci e oggi visitato per i suoi murales. Questi sono stati realizzati a cominciare dagli anni Ottanta. Su moltissime case del paese si vedono dipinti gli emigranti, il fuoco, i mestieri, le chiavi...
Ogni estate tre artisti di fama hanno dato spazio alla propria fantasia creativa e oggi, grazie ai loro murales, un paese che si stava spopolando ha ripreso a vivere: sono tornati un’edicola e un negozio di alimentari. «E in più – spiega il sindaco Guido De Zordo – sul monte Rite, nume tutelare di Cibiana, c’è il nuovo Museo delle nuvole, la storia di un cammino che il paese ha voluto fare insieme a Reinhold Messner per raccontare l’incontro dell’uomo con le Dolomiti attraverso le opere d’arte».
D come Dozza. È un paese sulla via Emilia. Meno di seimila abitanti. Un piccolo borgo medievale, una pinacoteca all’aria aperta, con più di novanta affreschi di artisti diversi: Matta, Saetti, Sassu, Licata, Brindisi, Pozzati, Keizo… Per raccontare la storia del piccolo borgo bisogna tornare indietro fino al 1960. Dozza era un paese quasi dimenticato, lontano dalle grandi vie di comunicazione, privo di turismo. Aveva però una bella rocca cinquecentesca – antica dimora di Caterina Sforza – e vantava vini pregiati come il Trebbiano e il Sangiovese, quando Tommaso Seragnoli aggiunse il muro dipinto. La singolare manifestazione settembrina, che prese il nome di «Biennale d’arte del muro dipinto», si è sempre più qualificata divenendo «Biennale d’arte moderna», nobilitata dalla partecipazione di importanti maestri della pittura fra i quali, oltre a quelli già citati, Zancanaro, Zigaina. A garantire la continuità dell’iniziativa c’è oggi la «Fondazione Dozza città d’arte» e tra le novità c’è un centro di documentazione della Biennale del muro dipinto presso la Rocca.
O come Orgosolo. In Sardegna, in provincia di Nuoro. Nel cuore di un mondo aspro e selvaggio, il Supramonte, si adagia questo paesino che d’estate stordisce per il caldo e per il silenzio. I muri delle case raccontano le speranze e i malesseri della gente. I murales, che hanno una forte valenza politica e sociale, sono stati realizzati a partire dal 1975, quando il professor Francesco Del Casino, di origini senesi ma residente ad Orgosolo, iniziò a decorare i muri, aiutato dagli alunni della scuola media.
T come Treglio. Siamo in Abruzzo, in provincia di Chieti. Nel novembre del 2000 giovani artisti desiderosi di imparare la tecnica dell’affresco hanno utilizzato la scuola elementare per i loro primi lavori. Così è partita l’avventura. Oggi in paese c’è un laboratorio permanente e i corsi di affresco, che si tengono proprio nel mese di settembre, accolgono studenti da tutta Europa. Vico Calabrò, che ha insegnato questa difficile tecnica pittorica, oltre che a Treglio, anche in Polonia e in Giappone, dice: «Dipingere i muri è diventata una moda, ma occorre qualità, serietà e consistenza delle proposte artistiche». «Treglio – spiega il sindaco Roberto Doris – accoglie annualmente, oltre agli allievi, anche pittori specialisti che mirano alla realizzazione di un paese affrescato, unico esempio nella regione».
In tutti questi paesi i muri, che spesso sono solo confini, sono diventati muri d’autore.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017