Padre Enzo Poiana neorettore al «Santo»

Intervista al nuovo rettore della basilica di sant'Antonio, dal 18 settembre alla guida della comunità del Santo. Tra ricordi, devozione e responsabilità.
26 Settembre 2005 | di

Msa. Padre Enzo, raccontaci la tua storia vocazionale`€¦
Padre Poiana. Sono nato a Corona, in provincia di Gorizia, il 17 gennaio 1959, da una famiglia di agricoltori. Ho ricevuto una formazione umana e cristiana tradizionale.
Sono entrato a 14 anni nel seminario diocesano di Gorizia, dal quale però sono uscito prima di concludere gli studi superiori.
Nel 1983 arrivò a Gorizia il nuovo vescovo, padre Antonio Vitale Bommarco, frate minore conventuale, già  ministro provinciale e generale del nostro Ordine. Con lui nacque subito una relazione importante per me: fu grazie a lui, infatti, se ripresi il mio cammino vocazionale scoprendo anche la realtà  della vita religiosa francescana.
Negli anni successivi, l`€™uscita dal seminario, il desiderio di diventare prete non si era spento. Una sana inquietudine mi perseguitava, finché il vescovo mi propose di riprendere il cammino. Accettai con trepidazione. Fu così che dapprima entrai come seminarista diocesano nel postulato di Treviso e poi, conquistato dalla dimensione fraterna della vita dei frati, chiesi di diventare frate.

E così...
E così, nel settembre del 1985, all`€™ombra delle cupole del Santo, iniziai il noviziato che si concluse l`€™anno successivo con la professione religiosa.
Il 17 novembre 1990 emisi la professione solenne, l`€™11 maggio 1991 fui ordinato diacono dall`€™arcivescovo Bommarco nella basilica di Sant`€™Antonio di Padova e il 7 dicembre dello stesso anno divenni sacerdote nella cattedrale di Gorizia per l`€™imposizione delle mani dello stesso arcivescovo, al quale devo riconoscenza per avermi recuperato, incoraggiato, consigliato e sostenuto nel mio cammino vocazionale.

Quali attività  lasci per venire a Padova?
Prima di lasciare un`€™attività , lascio due comunità : quella dei miei frati, che in questi otto anni hanno condiviso con me la vita fraterna, e quella parrocchiale. Fatta di volti e di storie ormai conosciute, di relazioni fraterne che mi hanno riempito di gioia e che oggi mi commuovono.
L`€™attività  che lascio è quella del guardiano-parroco. Un`€™attività  che mi ha coinvolto pienamente e che ho cercato di svolgere, con tutti i miei limiti, nel miglior modo possibile. Il mio impegno pastorale è stato quello di aiutare la gente a vivere in modo più fraterno il suo appartenere alla comunità  parrocchiale.

Che significato ha per te diventare guida della comunità  del Santo?
Diventare guida della comunità  del Santo per me rappresenta una grossa responsabilità . Un compito che mi fa tremare le gambe, che mi fa confidare nella grazia di Dio, nell`€™intercessione del Santo e nell`€™aiuto fraterno dei frati.
Quando il ministro provinciale è venuto a Trieste, a fine aprile, per comunicarmi la sua scelta, intimorito dalla richiesta, ho cercato di resistere. Poi ho ricordato un`€™espressione del mio maestro di noviziato: nulla chiedere e nulla rifiutare. Alla fine, ha vinto l`€™obbedienza.
Dopo la nomina sono venuto in basilica, ho letto e riletto la frase evangelica scritta sopra la tomba di sant`€™Antonio: «Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò». Allora ho detto a sant`€™Antonio che quando ce ne sarà  bisogno andrò a rileggerla davanti a lui, confidando nel suo aiuto.

Sei stato novizio al Santo vent`€™anni fa: che ricordi hai?
È stato l`€™anno più bello della mia vita da frate.
È stato l`€™anno intenso della preghiera, della meditazione e della fraternità , l`€™anno in cui ho potuto conoscere, nel servizio in basilica, le tante grazie ottenute dai devoti per l`€™intercessione di sant`€™Antonio, la fede semplice delle persone umili.
Il noviziato è stato anche il tempo in cui ho vissuto una grande idealità  condivisa con i miei confratelli. In seguito, tale idealità  ha dovuto fare i conti con la realtà  del limite dentro e fuori di me, un`€™idealità  che ancora oggi, però, porto nel mio cuore come desiderio e come possibilità .

Chi è per te sant`€™Antonio?
Sant`€™Antonio è stato uno dei santi con i quali sono venuto in contatto molto presto.
Accanto al mio paese natale c`€™è un piccolo santuario a lui dedicato. Da ragazzo ci andavo anche a piedi.
Del Santo mi affascina il suo appartenere a Dio per la gente: la sua capacità  di intervenire in difesa dei più deboli; la sua capacità  di parlare agli umili e ai semplici, ma anche la potenza della sua intercessione, sperimentata più volte sui fedeli che ho indirizzato a lui.
L`€™ultimo regalo che mi ha fatto è stato quello di donare a due coppie di sposi, che da molti anni cercavano un figlio, la gioia di averlo. A lui, infatti, mi ero rivolto con fiducia e avevo invitato gli sposi a fare altrettanto.

Come vedi il rapporto della gente con sant`€™Antonio?
Abbiamo bisogno di mediazioni per incontrare il Signore. Sant`€™Antonio è certamente una mediazione forte.
Il rapporto è positivo se aiuta a incontrare il Signore, a sviluppare una spiritualità  concreta dentro la Comunità  cristiana, a vivere con maggior forza l`€™appartenenza alla Chiesa.
Penso che la devozione e il ricorso all`€™intercessione del Santo siano per i più un`€™esperienza della vicinanza di Dio nella loro vita.

Appuntamenti in Basilica

Professioni Religiose

2 ottobre: alle ore 9,00 il gruppo Avis di Padova (Donatori Sangue) celebra una particolare santa messa.
8 ottobre: alle ore 10,00 Santa messa e rito della professione religiosa perpetua per un giovane frate della provincia religiosa: fra Giuseppino.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017