Non mi piace la scuola come azienda

Uno sfogo come occasione per aprire un dibattito su un tema molto importante: l'educazione dei nostri figli.
26 Giugno 2003 | di

Chi sono gli insegnanti? Che cosa rappresentano? Cosa vorrebbero essere? Le risposte sono, nell'ordine: educatori, veicolo di cultura, allenatori. Il tratto di unione tra passato e futuro, i mediatori tra generazioni. Vorrebbero essere riconosciuti per la specificità  del loro ruolo. Nel corso della mia trentennale carriera, mi sono chiesta perché la mia categoria sia tanto detestata e disistimata: possiamo scegliere tra ipotesi psicoanalitiche - il ricordo opprimente che gli adulti conservano della propria carriera scolastica con tutte le conseguenti ferite - e ipotesi più banali: chiunque detenga una forma di potere è destinato a essere blandito, ma odiato.
D'altra parte, motivazioni di carattere socio-economico non reggerebbero perché non si può invidiare chi ha un reddito modesto. Il susseguirsi di ministri della Pubblica Istruzione, non sempre edotti, ma più pronti a cavalcare l'onda delle mode pseudodidattiche, ha spesso snaturato, fuorviato, l'opinione pubblica, o disperso la nostra professionalità  nei rigagnoli di una burocrazia inutile. Durante questi trent'anni i ministri sono passati - e anche qualche moda fortunosamente sostituta da altre d'oltralpe - io sono rimasta, come tutti i miei colleghi, ad accogliere gli alunni, a mediare tra le tensioni e i personalismi degli adolescenti, a insinuare uno spiraglio nella loro solitudine, a frenare genitori punitivi, a sollecitare genitori disinteressati, a lasciar andare via via una quinta dopo l'altra.
Già  perché l'ultima novità  voluta e perseguita con diverse sfumature ora democratiche, ora autoritarie è stata quella di trasformare la scuola in azienda. Ebbene, questa è stato il colpo ferale - consentitemi qualche termine aulico - indizio di sicura barbarie.
La scuola forma persone e non deve essere utile nel senso becero che questo termine ha acquisito; a scuola non si fanno soldi, ma si offre un servizio, anzi il servizio per eccellenza: formare individui che possano agire in modo proficuo sulla società  attraverso quella consapevolezza che solo la Cultura è in grado di offrire: la Cultura che porta alla verità , che rende liberi...
Ed ecco, quindi, la pertinace volontà  di disfare la scuola pubblica, i supposti quattro mesi di vacanze estive a screditare la nostra immagine di professionisti; ecco, ancora, il clima cortigiano che si respira intorno alle dirigenze scolastiche. Chi di dovere ha contezza di tutto ciò nel momento in cui propone le diciotto ore di lezione frontale? Ha mai sentito dire che la quantità  va a scapito della qualità ? E i genitori sono al corrente di quanto aleatoria diventerà  la continuità  didattica con il continuo spostamento di docenti, che sarà  l'inevitabile conseguenza del dovere cumulare, prendendo un'ora di qua e un'ora di là , per sommare diciotto ore di cattedra? .

Lettera firmata

Ci è dispiaciuto dover apportare qualche taglio, solo per ragioni di spazio, alla sua lunga lettera, intrisa di amarezza per una scuola che non va come lei vorrebbe. Non entriamo nel merito delle sue esternazioni. Le proponiamo come spunto per un dibattito nella speranza che insegnanti e genitori ci offrano elementi per confezionare un altro dossier su un momento importantissimo e delicato per la vita dei nostri figli. Lo vorremmo fare con serenità , badando esclusivamente all'interesse vero degli alunni.

Sconfitti coloro che volevano la pace?
Vorrei replicare in estrema sintesi allo scritto di Ernesto Olivero sul Messaggero di sant'Antonio del maggio 2003, Sconfitti coloro che volevano la pace?. Premetto che ho 70 anni, sono abbonato al Messaggero da cinquanta e sono cattolico profondamente credente e praticante.
Premesso ciò, le dico subito che dissento da tante sue affermazioni a proposito della pace e ne contesto subito una ponendole una domanda. Lei sentenzia che la guerra, qualsiasi guerra, è sbagliata, non ha validi alibi. Le chiedo: anche quella combattuta contro Hitler? Mi dica, con onestà  intellettuale, dove pensa che saremmo noi oggi se non avessimo cercato di avversare il nazismo (ascoltando i pacifisti di allora) con il dialogo o altre strategie di mediazione? Io penso che, qualora avessimo avuto l'immensa fortuna di essere ancora vivi, staremmo verosimilmente lucidando gli stivali di qualche gerarca nazista o attendendo il nostro turno di eliminazione in qualche campo di sterminio.
Vede, signor Olivero, sulla pace c'è oggi una grande ambiguità  di fondo: essa non è - come falsamente si afferma - la suprema aspirazione degli uomini. Ovverosia, lo è soltanto se coesiste con alcuni beni irrinunciabili, quali la libertà , la sicurezza, l'ordine, il benessere. Quando uno di questi viene a mancare, la Storia (con la S maiuscola) ha dimostrato che gli uomini sono disposti a combattere e a morire per riconquistarlo.
Per questo, io, nei mesi scorsi, non ho issato la bandiera della pace (che avrebbe giovato solo al sanguinario Saddam), ma ho sperato che l'America (Benedetta America!!!), ad onta di tutto e di tutti, rendesse il mondo migliore con l'eliminazione del tiranno e del regime iracheni. Con ogni mezzo, anche quello estremo dell'uso della forza. Sì, gli eventi hanno dato ragione a Bush e la Storia lo ha assolto. Coloro che volevano la pace, senza se e senza ma, sono stati certamente sconfitti. Grazie a Dio!.

Antonio Di Giovambattista - Roma

(Risponde Ernesto Olivero). Ho letto con attenzione la sua replica in merito al mio articolo. Faccio anche io una premessa: è difficile articolare in modo esaustivo e completo un pensiero o le proprie convinzioni nello spazio consentito da un articolo di giornale. Se poi il tema è la pace, non basterebbe un libro. All'Arsenale della pace di Torino (un movimento di cui Olivero è fondatore, ndr) ci sforziamo prima di tutto di essere operatori di pace. Anni e anni passati a contatto con le miserie più tragiche del nostro tempo - fame, malattie, disastri provocati dalle calamità  naturali, le immani tragedie che le guerre si lasciano dietro... - ci hanno insegnato che la violenza non può che provocare altra violenza; che la guerra prepara altre minacce e risposte di odio e di ritorsioni.
La situazione del Medio Oriente è un esempio evidente. È per questo che siamo contro la guerra, contro il terrorismo e il fondamentalismo di qualsiasi matrice religiosa o politica, contro ogni forma di ingiustizia. Siamo consapevoli che la pace nasce prima di tutto dalla giustizia e dal rispetto dei diritti umani universali, in primo luogo il diritto alle libertà  politiche e religiose.
Il nostro impegno su questi fronti è quotidiano, grazie alla Provvidenza che assume il volto, le mani, la fatica di tante persone di buona volontà  e che consente al bene di fare concreti passi avanti.
Sono consapevole che di fronte all'Hitler di turno non ci sono vie d'uscita, perché è troppo tardi per intervenire con altri mezzi (diverso, a nostro parere, il caso dell'Iraq). Però, con onestà  intellettuale, dobbiamo anche chiederci: chi consente ai vari dittatori e despoti che affliggono il nostro tempo di crescere, chi offre loro spazi di manovra politici ed economici, chi fa affari con loro, salvo poi piangere sul latte versato in un secondo tempo?
Quante tragedie si potrebbero evitare se al posto degli interessi - anche di quelli nazionali - mettessimo il bene comune! Oggi solo una Onu profondamente rinnovata e credibile,effettivamente rappresentativa di tutti gli Stati membri, può fermare le guerre, il terrorismo, i dittatori, le ingiustizie, le ideologie perverse fin dal loro sorgere e favorire la crescita dignitosa, civile e democratica delle popolazioni del nostro pianeta.
Ci sono ogni giorno oltre 30 mila morti per fame e malnutrizione!
Non c'è pace se non si risolvono queste tremende situazioni di sofferenza.
Quanto all'America, anche io dico benedetta America, non per i risultati della guerra appena terminata in Iraq, ma per il bene che può e potrà  fare per tutti e associo alla benedizione tutti gli altri popoli che come loro, come noi, vogliono vivere in pace e lavorare perché tutti possano vivere in concordia e in pace.
Quanto alla bandiera della pace, noi ne sventoliamo da anni una che reca la parola pace sostenuta dalle bandiere di tutto il mondo, a significare il valore concreto e universale di questo bene. Senza avere la pretesa di possedere tutte le risposte, mi sento di affermare che la pace non è sconfitta quando giovani, donne e uomini di buona volontà  lavorano con impegno e costanza, con gratuità  e trasparenza, ogni giorno per gli altri.

Anche angeli e demoni fanno politica
Stavo per rinnovare l'abbonamento scaduto, quando ho visto, a pagina 8 del numero di giugno del Messaggero, la striscia di Del Vaglio. Questa è solo propaganda di bassissima qualità  per dei partiti italiani che, tra l'altro, non sono nemmeno democratici. Se è vostra intenzione proseguire su questa strada, abbiate la cortesia di dirmelo, perché allora io andrò per la mia strada e voi per la vostra. Rispondetemi e siate chiari.
Lettera firmata - Solferino (MN)

Non si preoccupi, caro amico, cercheremo di tenere gli angioli e i demonietti di Del Vaglio fuori dall'agone politico. Però, ci consenta di dirlo, ci preoccupa che non si riesca più a sorridere di una vignetta, come quella sull'immunità  parlamentare, o digerire un'opinione diversa dalla propria: ci sembra un segno eloquente del brutto clima di incomprensione, di rissa e di intolleranza in cui ci stiamo avviluppando e dal quale personalità  eminenti di varia estrazione - dal presidente della Repubblica Ciampi agli stessi vescovi italiani - ci invitano prontamente a uscire, per ricreare una situazione di serenità , di dialogo anche serrato ma nel rispetto delle reciproche opinioni, di cammino fatto insieme: è il solo modo per aiutare il Paese a superare le inevitabili difficoltà . Allora io andrò per la mia strada, dice lei. Scelta legittima.
Tuttavia, ci auguriamo di poterne fare ancora di strada insieme, pur accorgendoci di non essere d'accordo su tutto, quindi dialogando per capirci meglio.
È ben triste un Paese che non sa ridere di se stesso, che sa o non vuole criticare, quando lo merita, chi detiene il potere. Ma, per fortuna, questo non è il nostro Paese.
            
Accogli le sorprese di Dio
Mi sento un po' particolare. Il desiderio di stare sola mi fa star male, ma il pensiero di trovarmi in mezzo agli altri è ancora peggio... È tanto che non ho più fiducia in nessuno. Ho cominciato a non fidarmi un po' alla volta, delusione dopo delusione... Ho perso il grande amore della mia vita.
Titti

Delusione dopo delusione ti sei rivestita di uno scudo protettivo da frapporre tra il cuore e gli altri, convinta che, come diceva il filosofo francese Sartre, inferno sono gli altri. Credo di capire le ragioni che ti hanno costretto sulla difensiva. Hai perso il grande amore della vita e l'abbandono ha demolito la speranza che ne possa esistere un altro. La dimensione totalizzante di quella storia ti ha fatto conoscere e insieme archiviare la profondità  dell'amore. Sei convinta che la vita non ti concederà  una replica. Non so leggere il futuro e non conosco quanto sia fitto il repertorio delle tue occasioni. Una cosa, però, mi è chiara: la sensazione che tu voglia punirti per ciò che è successo. Forse non ti concedi il permesso di rialzare la testa, di guardare al futuro con la voglia di essere felice. Sei molto triste e questa non è la condizione migliore per fare progetti o per decidere di chiudere al mondo.
Col tuo atteggiamento dimissionario stai censurando le iniziative del destino, nel quale includo anche le sorprese di cui Dio è capace e nelle quali credo per esperienza diretta. Non consegnare il futuro alla nostalgia, piuttosto sfidalo, chiedendo un'altra chance. Il tuo creatore non ti ha pensato per la sofferenza, non vuole che la tua anima rimpianga eternamente la metà  perduta. Forse la persona giusta non l'hai ancora incontrata. In ogni caso, non permettere a chi ti ha lasciata di umiliare con i tuoi sentimenti anche la speranza.

Le bandiere della pace
In merito alla storia della bandiera della pace - vedi Messaggero di maggio 2003 - è vero, come ho visto scritto in alcune lettere inviate al Giornale di Brescia, che essa era la bandiera di una società  teosofica anticristiana, fondata a New York nel 1875 per dimostrare che tutte le religioni sono uguali e che il cristianesimo non è la sola religione....
Una lettrice bresciana

Sull'origine di quella bandiera molti hanno una propria versione da far valere, perché di fatto più di un movimento ha scelto i colori dell'arcobaleno per dare forza di immagine a proprie idee, spesso diversissime se non antitetiche. Lo hanno fatto anche i membri di quella ottocentesca società  teosofica americana e con dichiarati scopi anticristiani? In verità  li aveva preceduti Qualcun Altro, scegliendo l'arcobaleno come segno dell'alleanza stabilita con il suo popolo, dopo lo sconquasso del diluvio universale. Dice testualmente la Bibbia: Questo è il segno dell'alleanza che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi, ed esso sarà  il segno dell'alleanza tra me e la terra. (Genesi 9,12).
Io penso che questo avessero in mente i tantissimi che hanno esposto, e continuano a tenere esposte, le bandiere della pace sui davanzali delle proprie case: ai colori dell'iride come segno di alleanza e di pace e non certo agli sproloqui di quella società  teosofica di cui ignorano senz'altro l'esistenza.
Che poi ci sia chi, nascondendosi dietro quella bandiera, dia sfogo a istinti che con la pace non hanno nulla da spartire, è un guaio serio: quelle violenze, oltre che danni alle cose o alle persone prese di mira, generano confusione e gettano discredito su quanti la pace intendono costruirla davvero, con metodi pacifici e nel rispetto di tutti, lungo i sentieri mai facili della giustizia e della solidarietà .
Che poi il tema della pace crei divisioni inconcepibili fa parte dell'esasperazione politica di cui siamo vittime, per cui una cosa è buona se è lo schieramento politico in cui ci riconosciamo a proporla, diventa cattiva se sono gli avversari a farlo. Il che è un segno dei tempi, della idiozia dei nostri tempi.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017