Niente sarà più come prima

La provocazione terroristica dell'estremismo islamico non può avere una risposta in una crociata, militare o anche solo personale contro tutto l'Islam. Continua a spaventarci la parola «guerra».
01 Ottobre 2001 | di

Scrivo questo editoriale quando la notte è già  calata su quello che è avvenuto a New York e a Washington, oggi, 11 settembre 2001. Una notte ben più lunga, nera, amara di quello che evoca il fluire del tempo.

Ogni possibile aggettivo è inadatto a esprimere quanto provato di fronte a scene, che credevamo frutto dell`€™immaginazione degli scrittori di fantascienza, e invece era vero, reale: le Torri Gemelle di New York, simbolo e cuore della finanza non solo degli Stati Uniti, erano davvero cadute, centrate dagli aerei dirottati da un commando di terroristi islamici.

Un giorno buio nella storia dell`€™umanità ; un`€™offesa alla storia dell`€™uomo. Amaro inizio del nuovo millennio.

Quando leggerete queste righe avrete già  avuto modo di ascoltare in grande quantità  riflessioni, letture, interpretazioni per comprendere come tutto quell`€™orrore (l`€™epifania del Male, come qualcuno l`€™ha definito) visto e vissuto in diretta tv sia potuto succedere. Nel frattempo si sarà  certamente chiarita la dinamica dei fatti e individuato, e forse colpito, i responsabili. Ma non è tutto qui il problema.

L`€™attacco agli Usa ha evidenziato la vulnerabilità  delle più sofisticate tecnologie adottate dal più potente Paese della terra per mettersi al sicuro, come Echelon, il sofisticato "orecchio" elettronico capace di captare anche un bisbiglio. Ma questo non ha impedito la catastrofe e l`€™averlo costatato crudamente sulla propria pelle ha rimesso tante cose in discussione per cui "niente sarà  come prima".

Si è detto che i terroristi hanno voluto colpire i luoghi simbolo dello strapotere occidentale, i templi della finanza (le Torri Gemelle) e della politica (il Pentagono). Ma è l`€™umanità  intera a uscirne ferita. Nella tragedia ci siamo sentiti tutti americani, come titolava Il Corriere della Sera.

Ora problemi, nostri e del mondo occidentale, acquistano una prospettiva diversa. Non è più la sola globalizzazione dei mercati e della cultura a preoccuparci, ora avanza anche, e in modo ben più distruttivo, la globalizzazione del terrorismo, dal quale dobbiamo difenderci.

Il gesto terroristico è stato tragico ma non "intelligente": di scompiglio ne ha prodotto, ma all`€™iniziale sgomento gli americani, feriti nell`€™orgoglio, hanno reagito compatti con il coraggio e la determinazione di non lasciarsi intrappolare dalla disperazione e dalla sfiducia. E attorno ad essi s`€™è costruita una rete di solidarietà  mondiale, forse non prevista da chi ha mosso i fili del terrore. Forse ha sbagliato i calcoli?

Vogliamo sperare che la reazione sia più "intelligente". La provocazione terroristica dell`€™estremismo islamico non può avere la risposta in una crociata, militare o anche solo personale, contro tutto l`€™Islam. Continua a spaventarci la parola "guerra". I responsabili e i loro fiancheggiatori vanno individuati e certamente colpiti, ma ricordando che l`€™Islam è una realtà  grande, sfaccettata, tutt`€™altro che unitaria, dove non tutti sono preda del demone del fanatismo. Dal quale neppure noi siamo immuni.

Bisogna però anche individuare tutte quelle situazioni di povertà  e di disperazione, i conflitti dimenticati, frequenti nei Paesi islamici, che sono l`€™humus nel quale fanatismo religioso, ideologia antioccidentale e desiderio di liberazione possono far crescere persone disposte a tutto, a uccidere e a morire.

Individuarle per prestarvi un`€™attenzione tale da provocare un mutamento di atteggiamento economico e politico nei loro confronti. Questo potrà  dare più concretezza al sogno di una pace e di un sistema diverso da quello presente in modo che le persone, e sono legioni, vittime ogni giorno della fame e della povertà  siano sempre meno.

Niente sarà  più come prima `€“ si diceva `€“ ma non potrebbe essere migliore di prima?

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017