Mattoni di speranza

Un progetto per giovani vittime di guerra, realizzato nella città di Hima, in Uganda, garantisce a tante persone dignità e sostentamento.
26 Giugno 2013 | di

L’Uganda, Paese che è stato definito la «perla d’Africa», si trova nella parte centro orientale del continente africano. Ha natura lussureggiante e paesaggi incantevoli, abbondanza di frutta, animali in libertà: gorilla, elefanti, giraffe. Scenari da sogno che sono stati, però, turbati dalla guerra.

La vicenda che vi raccontiamo si svolge nella città di Hima, diocesi di Kasese (Sud ovest dell’Uganda) e parla di pace, solidarietà e amore. Racconta di come dei semplici mattoni possano cambiare completamente la vita di un luogo e dei suoi abitanti e conferma che l’operosità votata al bene può veramente fare miracoli. La cittadina di Hima attrae molte persone per la presenza di un grande cementificio e la parrocchia cattolica rappresenta un punto di riferimento per tanta gente, anche di etnie diverse. Ci sono i bakonzo tradizionalmente coltivatori, i basongora di solito dediti al pascolo, i banyarwanda e i batoro commercianti, i bakiga grandi lavoratori.

A Hima ci sono però anche persone che portano in sé, purtroppo, i traumi fisici e psicologici di conflitti (in particolare di quello del 1996); sono tra i più poveri e svantaggiati e per loro è difficile trovare delle opportunità di guadagno, non avendo capitali da investire per acquistare terre da coltivare o per avviare attività commerciali. Queste persone, che nel 2012 si sono costituite in «Associazione giovani vittime di guerra», coltivano un sogno: quello di migliorare il loro benessere, di riuscire a guadagnare per vivere in modo dignitoso.

L’idea vincente, incoraggiata dalla parrocchia cattolica di Hima, è stata di produrre dei mattoni sfruttando le risorse che quella zona offre: la terra è ricca di argilla ed è quindi ottima per la produzione dei mattoni, che per la composizione del terreno riescono resistenti e di buona qualità; l’acqua, necessaria nel processo produttivo, è presente in abbondanza grazie a un vicino corso d’acqua. Per questa attività non sono richiesti grandi investimenti iniziali, ma occorrono invece varie operazioni: l’escavazione del terreno, la posa negli stampi, l’essiccazione, la cottura. Si arriva rapidamente a dei risultati in quanto i mattoni sono pronti da vendere in appena due settimane.

Questo progetto, dunque, è stato presentato alla Caritas Antoniana da padre Walter Munna, parroco di Hima nell’aprile 2012 ed è stato realizzato sotto la supervisione dell’Associazione giovani vittime di guerra. E quest’idea ha reso possibile la realizzazione del sogno.

Quello che è successo a Hima è davvero sorprendente: in poco tempo è cambiata la vita di molte persone. Ma ecco i fatti: si parte da un gruppo di cinquecento lavoratori, divisi in venticinque gruppi. Il campo di posa dei mattoni, nella zona di Kanyangeya, viene messo a disposizione dalla parrocchia di Hima. Poi occorrono alcune attrezzature minime come gli stampi per fare i mattoni e dei teli per coprirli in caso di pioggia. Con il primo finanziamento di 6.500 euro, ricevuto da Caritas Antoniana nel luglio 2012, si comprano cinquecento stampi e cento teli. Il finanziamento dà fiato e impulso all’iniziativa: tutti i membri del gruppo si sentono incoraggiati a credere nel progetto e a continuare con entusiasmo. Il campo «dei mattoni» si anima ulteriormente e le fasi di lavorazione si susseguono con sempre maggior lena e convinzione. Si scava il terreno e lo si prepara bagnandolo con acqua prima di dar forma ai mattoni che vengono poi messi nella fornace per la cottura. Una volta pronti, i mattoni vengono ammassati; bisogna procedere al controllo, al trasporto e alla vendita. Per spostarli si usano anche delle biciclette sgangherate.
I «mattoni di Hima» sono molto ricercati perché il settore  delle costruzioni è in questo momento in crescita e le richieste arrivano anche dai distretti limitrofi. C’è bisogno di altri attrezzi da lavoro: occorrono carriole, vanghe, zappe per poter ottenere maggiore produttività. Anche questa volta l’aiuto arriva da Caritas Antoniana che, nel marzo 2013, invia un secondo finanziamento di 5.500 euro. Quando i fondi arrivano è una festa: si comunica a tutto il gruppo la notizia. Con questi soldi si pagano cento carriole per il trasporto dei mattoni, cento taniche per l’acqua, cento badili e cento zappe. Tutti gli attrezzi vengono ammassati in un locale della parrocchia, che si trova non lontano dalla zona di produzione.

I membri del gruppo adesso sono in grado di svolgere  il proprio mestiere e di soddisfare le proprie esigenze più elementari. Il progetto ha riportato a questa gente la speranza e la voglia di futuro.
Racconta padre Walter, responsabile del progetto: «Uno dei lavoratori coinvolti ha detto, in lacrime per la gioia, che ora può comprare cibo e libri per i suoi figli».

Sono finalmente migliorate le condizioni di vita di queste persone (ora diventate circa seicento), che oggi possono vivere dignitosamente, ed è aumentata anche l’armonia e la pace nell’intera comunità. Tutta Hima ne ha tratto dunque beneficio: la città è diventata più vivace e stanno crescendo gli scambi commerciali. La soddisfazione e l’entusiasmo sono contagiosi al punto che molti altri vorrebbero unirsi all’impresa.

Il progetto ha agito da propulsore. Molti giovani della diocesi hanno visitato la zona di produzione dei mattoni per imparare.
È così che a Hima un piccolo mattone è diventato protagonista di una grande storia, che ha portato serenità a tante persone ed è cresciuta oltre ogni aspettativa.
 
 
Il progetto in breve

- Progetto
  Acquisto di attrezzi per la fabbricazione di mattoni

- Beneficiari:
  Associazione giovani vittime di guerra

- Periodo:
  da luglio 2012 ad aprile 2013

- Contributo: 6.500 euro
   Secondo invio: 5.500 euro

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017