L’umiltà dell’ascolto

Padre Giorgio Laggioni è vice rettore. Oltre che degli incarichi di rappresentanza legati al suo ruolo, si occupa di numerose attività: dalle confessioni alle benedizioni, dalle celebrazioni eucaristiche alle visite guidate.
27 Giugno 2012 | di

«Gratta, gratta… e trovi sant’Antonio». Viene da pensare così, a padre Giorgio Laggioni, vice rettore della Basilica del Santo, nel «leggere» la storia della sua vocazione. E racconta. Anno 1939: i suoi genitori, di Montecchio Precalcino, Vicenza, si sposano e in viaggio di nozze vanno a Padova – un solo giorno – per affidare a sant’Antonio quel loro inizio di vita insieme, con tutto quel che verrà. Padre Giorgio registra il fatto come un dato di cronaca, ma conclude chiedendosi: c’entra qualcosa quella breve visita con la mia vocazione?
Forse sì, forse no. Sta di fatto che, quando giunge all’età di decidere che cosa fare da grande, non riesce a sottrarsi al fascino dell’ideale francescano. Una spinta interiore gli prende il cuore e la mente, tanto da animare la sua vita anche quando lavora, per dieci anni, negli uffici del Comune del suo paese. Il richiamo è così forte che nel 1983, a trentadue anni, capitola e si fa frate. «Non senza qualche patema – ammette – per i genitori, che contavano su di me (le quattro sorelle s’erano sposate) per una vecchiaia tranquilla, e per il futuro tutto da scoprire». Sceglie i minori conventuali, attratto dall’eroico gesto di un loro confratello, il polacco Massimiliano Kolbe. Giorgio inizia la nuova avventura: la partenza è dal postulato di Treviso, dove ha per compagno di viaggio Enzo Poiana, attuale rettore della Basilica. Prosegue con il noviziato, la professione, lo studio della teologia e l’ordinazione sacerdotale. Dopo un’esperienza pastorale a Rovereto (Trento)e un breve passaggio nel convento di Vicenza, approda al Santo. All’inizio come segretario provinciale, poi come vice del suo vecchio compagno di inizio viaggio. A Padova è quasi un cerchio che si chiude. Viene allora da chiedersi se fosse stato davvero casuale quel lontano incontro di quei due sposi vicentini con sant’Antonio.
 
Arte e catechesi
«Questa è l’esperienza che più ha segnato la mia vita di francescano. Conoscevo il Santo, ma vivere vicino alla sua Tomba, sentire il suo spirito ancora vivo, sperimentare i prodigi di grazia e di consolazione che egli opera in chi fiducioso a lui si affida, mi fa sentire un privilegiato. Qui ogni giorno Dio mi sorprende con inesausti gesti d’amore».
L’incarico di «vice» prevede che sostituisca il rettore quando questi è assente o lo rappresenti in alcune manifestazioni pubbliche. «La giornata – racconta – ha i ritmi e gli impegni di ogni frate della comunità. Un “microcosmo” variegato, composto da religiosi provenienti da più Paesi, con mentalità, culture e tradizioni diverse, non sempre facilmente componibili. Una differenza che è comunque ricchezza, segno dell’abbondanza di grazia che si vive in questo Santuario, a sua volta “piccolo universo”, per la varietà delle persone che lo frequentano, e nel quale si avvertono la presenza del Signore, la sua grazia e la forza del suo Spirito che tocca i cuori».
Disponibile a ogni tipo di impiego, padre Giorgio passa dall’ascolto delle confessioni alle benedizioni, dalla celebrazione dell’eucaristia alle visite guidate, condotte tenendo vivo lo spirito del pellegrinaggio.

«L’arte, di cui la Basilica è ricchissima, mi serve come spunto per parlare di sant’Antonio, per lanciare messaggi, per richiamare valori – spiega –. Parto dalla sala priorale dell’Arciconfraternita, dove, su grandi affreschi e tele di celebri artisti, sono raffigurati episodi della vita del Santo. L’impatto emotivo è forte, e mi è facile richiamare gli eterni valori che quegli episodi sottendono. Proseguo in Basilica, e nei dintorni, raccontando sant’Antonio, il suo pensiero, la sua grandezza di predicatore e di testimone della Parola, confrontando il tutto con i nostri vissuti quotidiani. E così via, per un’ora di arte e catechesi che i pellegrini mostrano di gradire».
 
Accogliere e dare speranza
Non so se avvenga in tutti i santuari. Forse sì; qui, di sicuro. Appena varchi il grande portale, avverti subito la presenza di Qualcuno che ti induce a fermarti, a guardarti prima intorno per cogliere la ragione (l’arte, la bellezza, l’incanto spirituale?) delle emozioni che fanno ressa nel cuore. E poi, magari senza averlo preventivato, ti trovi ai piedi di un confessore. Già, il confessionale: è il luogo del Santuario dove avvengono i veri prodigi, quelli che cambiano cuori duri, vite disperate, colmandole di gioia, di propositi e di speranza.
Racconta padre Giorgio: «Qui vedi quant’è vivo il carisma di Antonio, che è quello di aiutare le persone a ritrovare Dio, a recuperare il senso profondo della vita. Qui tocchi con mano come Dio salva. Al confessionale non ci sono le code di una volta, e anche la sua funzione è un po’ mutata. Un tempo, l’aspetto sacramentale era quasi esclusivo: uno confessava i peccati e otteneva il perdono in nome di Dio. Oggi, accanto a questa pur sempre primaria funzione, il confessionale è diventato anche il luogo nel quale ci si lascia andare con il sacerdote a un momento di sfogo: si confidano così problemi personali, familiari, disagi per mancanza di lavoro, malesseri che vengono convogliati nella confessione. E noi siamo chiamati ad ascoltare con fraterna attenzione; chiunque deve poter trovare in noi sant’Antonio che accoglie. In questi momenti di incertezza, di difficoltà, di mancanza di futuro… dobbiamo dare speranza; aiutare, in una prospettiva di fede, a guardare oltre, a sperare sempre, perché Dio ama i suoi figli e non li abbandona nelle difficoltà».
La voglia di buttare fuori le preoccupazioni interiori non trova sfogo solo nel confessionale. Ogni momento è buono. Racconta padre Giorgio: «Nei momenti liberi da impegni, mi piace sostare un attimo davanti alla Tomba del Santo. Un attimo, perché subito qualcuno si avvicina per avere un’informazione, la più banale, ma spesso pretesto per raccontare le sue ansie e angosce». Succede anche nelle tepide sere di maggio, quando i chiostri della Basilica si aprono per la recita del rosario, un’iniziativa recente che ha molto seguito, per la preghiera in sé e per la notturna suggestione dei luoghi. Finito il rosario, più di uno si ferma a confidare ai frati le asprezze della giornata: la Basilica, insomma, luogo di «drenaggio» delle fatiche della vita. Funziona. E così al confessionale, non mancano le «conversioni» forti, i cambiamenti radicali.
 
Quotidiane sorprese
Tra i tanti casi, padre Giorgio cita quello di un malavitoso calabrese. Pur non avendo partecipato a crimini efferati, era stato, però, complice di vari atti di sopraffazione e delinquenza. Poi, pentitosi, e non solo ai fini di legge, si era recato al Santo a confermare il suo pentimento e a chiedere la forza di chiudere per sempre con il passato. E poi, le lacrime di gioia dei genitori del bimbo che, sovvertendo i pronostici dei sanitari, ha sconfitto il male che lo doveva portare alla morte. O, ancora, la gratitudine della mamma la cui figlia è riuscita a trovare l’anello nuziale smarrito nella folta vegetazione dell’orto; il sorriso che illumina gli sposi mentre stringono il figlio che la scienza medica aveva ritenuto impossibile. Sono le quotidiane sorprese di Dio, insieme a incontri che lasciano il segno. Come questo. «Un giorno, un giovane italiano, emigrato in Germania, mi confidò che, a causa di una grave malattia, aveva i giorni contati. A sant’Antonio chiedeva solo di essere accompagnato nel suo imminente transito. Mi colpì la sua incredibile serenità, anche se ciò non mi ha risparmiato una profonda stretta al cuore».
 

Appuntamenti in Basilica

Giovani da tutta Europa
 
- Domenica 15 luglio ore 11.00 Messa internazionale, in concomitanza con il festival europeo dei giovani. La manifestazione, che si tiene dall’11 al 15 luglio, è l’«Europeade», festival del folklore e della cultura europei. Dal 1964 gira l’Europa e si tiene ogni anno in una città diversa. Per l’edizione 2012 è stata scelta Padova, dove è previsto l’arrivo di circa 4.400 giovani e 250 gruppi musicali e folkloristici;
 

- Mercoledì 15 agosto ore 11.00, nella solennità della Madonna Assunta, Messa solenne animata dalla corale della Cappella musicale antoniana.
 
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017