L’orto di suor Dorothy

Per sollevare i coltivatori di riso dalla povertà estrema, alcune suore francescane hanno realizzato nelle Filippine, con l’aiuto dei nostri lettori, un progetto pilota di produzione di verdura e ortaggi.
27 Giugno 2012 | di

Verdi e oblunghi, i frutti di ampalaya sembrano cetrioli giganti. Pendono rigogliosi dalla piantagione a pergolato, che a un occidentale rammenta quella delle viti. Ma non siamo in Europa né nelle campagne americane. È novembre e ci troviamo a Calle San Francisco in Ayala, uno dei 98 quartieri del vastissimo entroterra di Zamboanga City, tra le città più popolose nel Sud delle Filippine. L’ampalaya, altrimenti conosciuta come bitter melon (melone amaro), è un ingrediente essenziale della cucina filippina e una delle piante medicinali più utilizzate nel Paese. Jopil, Mig e Michael, tre giovani agricoltori che non hanno mai potuto andare a scuola a causa della loro povertà, mostrano i frutti con lo stesso orgoglio di chi innalza un trofeo.

Qualcosa di grande deve essere successo, qualcosa che ci sfugge. Suor Dorothy Ortega, delle Sorelle francescane dell’Immacolata concezione, ha il cuore colmo di gioia: nessuno più di lei sa che quello è l’inizio di un sogno. «Fino a oggi – commenta – i contadini pensavano che il riso fosse la loro unica possibilità di sostentamento, ora sanno che produrre vari frutti in breve tempo è alla loro portata e può cambiare il loro destino».
Il progetto che suor Dorothy aveva presentato solo un anno prima a Caritas Antoniana aveva obiettivi molto chiari: «Vorremmo togliere dalla schiavitù della monocoltura i nostri contadini poveri. Essi già non posseggono la terra: la lavorano prendendola in affitto dai proprietari, coltivando il riso solo durante la stagione umida e lasciandola così improduttiva per molti mesi. Il Vegetable farm pilot project (progetto pilota di coltivazione delle verdure) è un tentativo di aiutarli a massimizzare l’uso dei campi di riso, convertendo questi ultimi alla coltivazione di verdura e ortaggi durante la stagione secca».
 
Nuovi schiavi
Quello di suor Dorothy non è un semplice progetto agricolo, è un vero processo di liberazione dal basso. I coltivatori di riso sono letteralmente «appesi» alle oscillazioni del mercato, ai capricci delle stagioni e, molto spesso, a quelli dei proprietari terrieri: «L’anno scorso – racconta suor Dorothy – un gruppo di contadini era riuscito a salvare il raccolto dalla furia del Niño (fenomeno climatico, ndr), ma non dagli abusi del padrone, che aveva venduto il terreno a un industriale del pesce in scatola, attività in forte aumento nella zona, prima che il raccolto fosse pronto. Le ruspe ingoiarono tutto e le famiglie rimasero senza il necessario per vivere». Ma anche senza catastrofi e abusi, la vita del contadino è assai dura: «Il guadagno di sei mesi di lavoro – continua la religiosa – non basta a sostenersi per un anno. Molti vanno in prestito dagli usurai, tanto che buona parte del raccolto futuro è già ipotecato e altri debiti si dovranno fare, debiti che ricadranno sui figli».
L’idea di produrre durante tutto l’anno, diversificando le colture, era però più facile a dirsi che a farsi: «È un’impresa difficile convincere un contadino a immaginarsi una piantagione di peperoni, pomodori o ampalaya là dove di solito coltiva il riso. Mancano la mentalità, i mezzi e la cultura agraria. A meno che – azzardava suor Dorothy – qualcuno non dimostri loro che è possibile». Con questo spirito pieno di passione e condivisione, suor Dorothy ci ha chiesto di entrare nel suo sogno. Lo ha fatto con la semplicità e la sicurezza di una francescana che parla ad altri francescani, fratelli in Francesco, Chiara e Antonio, ma anche grazie alla precedente collaborazione con Caritas Antoniana in altri progetti a favore dei contadini.
 
Dalla parte dei contadini
La congregazione a cui suor Dorothy appartiene, infatti, sostiene già dagli inizi degli anni 2000 una cooperativa di contadini, la Calle San Francisco Multi-Purpose Cooperative, che ha lo scopo di migliorare le condizioni di vita degli agricoltori tramite progetti di auto aiuto. La cooperativa gestisce un mulino per la sgusciatura del riso, uno spazio per l’asciugatura al sole e un magazzino, tutte strutture che hanno notevolmente abbattuto i costi di produzione. Tra le realizzazioni, un ristorante popolare, cui ha contribuito anche Caritas Antoniana. Il centro di formazione delle suore, il St. Clare Formation Center, è il cuore di tutte le attività. Proprio da qui è partito anche il progetto pilota per la coltivazione delle verdure.
«Il progetto – afferma padre Valentino Maragno, direttore di Caritas Antoniana – ci è sembrato subito di grande valore. Le suore avevano già una notevole esperienza con i contadini della zona e si erano assicurate per questo progetto sia l’aiuto del Dipartimento dell’agricoltura (per ciò che riguardava la preparazione del terreno, le tecniche agricole e la scelta delle coltivazioni) sia quello della Banca agricola delle Filippine (Land Bank of the Philippines), che si era impegnata a dare una formazione finanziaria e amministrativa ai contadini per la vendita dei prodotti sul mercato locale. La cifra richiesta a noi, circa 7 mila euro, serviva per l’acquisto del materiale (attrezzature, sementi, fertilizzanti ecc.), il ripristino di un pozzo, l’avviamento di piccoli vivai, vicino alle aziende agricole».


La sperimentazione è partita, grazie al finanziamento di Caritas Antoniana e di alcuni benefattori minori, nel febbraio del 2011 su un ettaro e mezzo di terra messo a disposizione dalle suore. Man mano che il progetto prendeva forma, i contadini si dimostravano sempre più coinvolti: i bambini estirpavano le erbacce, gli uomini aravano, le donne innaffiavano le piantine. Si è iniziato con le arachidi e con il mais, a cui hanno fatto seguito le coltivazioni di pomodori, di ampalaya e di peperoni dolci.

Alla fine del raccolto, parte della terra è stata preparata per accogliere nuovamente la coltivazione del riso, a dimostrazione che era possibile organizzare una produzione a ciclo continuo, variando le colture e rispettando l’ambiente.
«Il momento della raccolta è sempre una festa – conclude suor Dorothy nell’ultimo resoconto dell’aprile scorso –; il dolce frutto del sudore e del lavoro è per questi poveri contadini una promessa di futuro. Possa Dio ricompensarvi per questa gioia».
 
 
Il progetto in breve

- Progetto: Produzione pilota di vegetali su terreno coltivato a riso

- Beneficiari diretti: 30 contadini

- Beneficiari indiretti: 3.000 famiglie di distributori o consumatori

- Periodo: febbraio 2011-febbraio 2012

- Costo: euro 7 mila

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017