L'intervista. Salvatore Martinez

In Italia conta oltre 200 mila aderenti, tra laici e religiosi. È il Rinnovamento nello Spirito, movimento ecclesiale che parla al cuore dei cristiani e li accompagna alla scoperta della grazia di Dio.
25 Maggio 2012 | di

Tempo di bilanci per il Rinnovamento nello Spirito (RnS). Nel 2012, il movimento ecclesiale, nato a Pittsburgh (Usa) all’indomani del Concilio Vaticano II, festeggia quarant’anni di presenza in Italia. Un compleanno un po’ speciale, caduto in coincidenza con l’inizio dell’Anno della fede e col Sinodo sulla nuova evangelizzazione, che avrà luogo in ottobre. Conclusa lo scorso aprile a Rimini la trentacinquesima Convocazione nazionale RnS, ora Salvatore Martinez, primo laico a capo del movimento che ha come mission il rinnovamento dell’anima e una maggiore consapevolezza dei doni cristiani, fa il punto sulla stato dell’organizzazione. In neppure mezzo secolo, RnS ha raccolto solo in Italia circa 1.900 gruppi e oltre 200 mila aderenti, tra laici e religiosi.

Msa. Quarant’anni di Rinnovamento nello Spirito in Italia: come si è evoluto il movimento dalle origini a oggi?
Martinez. In un’espressione direi: da «corrente di grazia» a «movimento ecclesiale». Il Rinnovamento nasce e si sviluppa con una forte polarizzazione sui carismi assembleari, legati alla preghiera comunitaria e alla vita fraterna. Riscopre la potenza dell’amore di Dio che, come grazia travolgente, si manifesta mediante il suo Spirito. Così facendo, tocca i cuori di migliaia di persone e diventa causa di conversione a Dio, di liberazione dall’oppressione del peccato, di servizio compassionevole verso i «piccoli del Regno». Ed ecco il miracolo: i deboli divengono forti, i paurosi coraggiosi, gli esclusi protagonisti della storia della salvezza. Inizialmente questa effervescenza spirituale ha richiesto un grande sforzo di sintesi, una formazione unitaria, capillare, attenta a tutti gli ambiti della vita cristiana. Poi sono venuti gli anni della «estroversione», della testimonianza, dell’offerta alla Chiesa e al mondo di nuovi stili di vita, di nuova animazione spirituale, di collaborazione e di responsabilità. Il cardinale Leo Joseph Suenens (tra i primi sostenitori del movimento, ndr), con una metafora, profetizzava questo passaggio del Rinnovamento «dal fidanzamento» (l’amore per sé, come esperienza) «al matrimonio» (l’amore per gli altri, come dono).

I detrattori associano il movimento a manifestazioni di fede folkloristiche e disincarnate. Come liberarsi da questo pregiudizio?
Persino gli apostoli, nel giorno di Pentecoste, vennero giudicati ubriachi alle nove del mattino. Sant’Agostino afferma che «i doni dello Spirito si comprendono più pregando che teorizzando». Il beato Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, a proposito della preghiera, afferma che essa, in una progressione d’intensità, porta dal silenzio composto all’«ardore di affetti, sino a un vero invaghimento del cuore». I salmi, le lettere paoline, le esperienze profetiche nella storia della Chiesa, attestano che il credente è chiamato a «esultare di gioia»; ebbene, spesso chi lo fa viene scambiato per un «esaltato». Servono «sensi spirituali» per giudicare «cose spirituali», ci ricorda san Paolo, altrimenti lo Spirito di Dio lascia il posto allo «spirito critico» che non edifica la Chiesa, ma piuttosto la intristisce. Negli anni non sono mancati e mai mancheranno esagerazioni e atteggiamenti vagamente esteriori, ma guai a noi se mortificassimo l’azione dello Spirito con i «se» e con i «ma». La fede è manifestazione di gioia. Un’aria da salvati è quella che si addice ai cristiani, quella che questo nostro mondo deve respirare. Altro che disincarnati! Piuttosto siamo chiamati a incarnarci come «segno di contraddizione», cercando di rimanere fedeli alla volontà di Dio. Docili allo Spirito che ci addita un Gesù risorto e che merita lodi e onori.

Chi sono gli aderenti al movimento?
Il RnS è un movimento di popolo, aperto a tutti e senza livelli predeterminati di appartenenza. Sfugge pertanto a distinzioni di classe, età e istruzione. Sta dalla parte dei «piccoli del Regno»: gli ammalati, le persone sole, gli sfiduciati, quanti bussano alle porte dei nostri gruppi chiedendo di essere ascoltati, accolti, accompagnati. Nel RnS ci preoccupiamo di rieducare alla fede tanta gente disorientata dallo spirito del mondo, talvolta delusa dalla Chiesa. L’attrattiva maggiore è rappresentata dall’esperienza profonda che ogni membro del RnS fa della persona di Gesù, mediante la preghiera comunitaria. Crediamo che lo Spirito Santo abbia il potere di rendere l’uomo pienamente realizzato nell’amore. Senza lo Spirito, la ricerca di felicità non si realizzerà mai nel nostro essere parte di un corpo ecclesiale e di un comune destino.

Dal 1997 lei, primo laico dopo un sacerdote, è alla guida del RnS: quali novità ha portato la sua presidenza?
In ogni stagione si raccoglie e si semina insieme. Dal mio predecessore, monsignor Dino Foglio, ho ereditato un cammino di crescita spirituale che ha trovato compiutezza nel 1996, con l’approvazione dello statuto del movimento da parte della Conferenza episcopale italiana. In quegli anni bisognava «oggettivare» l’esperienza del Rinnovamento, favorire i frutti di maturazione ecclesiale, sfrondare tutti gli «ismi» che una certa libertà spirituale non regolata dal discernimento comunitario e dalla corresponsabilità fraterna avevano prodotto qua e là. Dunque, dal 1997 si è avviata una nuova missione per il movimento: «uscire dal Cenacolo» dei gruppi e delle comunità, per rendere comprensibile la vita nello Spirito e l’efficacia dei diversi carismi, nel duplice registro ecclesiale e sociale. Rendere cioè «ordinaria» la lezione della Pentecoste, dando un inedito assetto spirituale alla realtà, così da proporre una nuova osmosi tra ecclesiale e sociale.

Avete di recente celebrato la trentacinquesima Convocazione nazionale dei gruppi e delle comunità a Rimini. Qual è il bilancio?
Oltre 20 mila partecipanti, di cui 400 sacerdoti, 2 mila bambini e ragazzi, tantissime famiglie, in numero maggiore rispetto all’edizione dello scorso anno. Cresce in tutti la consapevolezza che, se la crisi che il tempo soffre è crisi di fede, allora c’è spazio per un ritorno alla vita spirituale. La gente smarrita e lontana dalla Chiesa chiede di incontrare un Dio vicino e amante dell’uomo, un cristianesimo vivo di gioia. La Convocazione è una sintesi testimoniale di tutto questo, un evento ecclesiale che racconta la bellezza della vita sacramentale e carismatica attraverso sessioni dedicate alla misericordia di Dio, alla fraternità, alla guarigione, alla nuova evangelizzazione. Un evento, dunque, che mostra come clero e laici possano interagire nel celebrare e diffondere la fede.

In una nota a margine del Convegno lei ha affermato che «lo Spirito di Dio non è in “recessione”». Che cosa intendeva dire con queste parole?
Che la crisi è spirituale, perché – lo ripete continuamente Benedetto XVI – è in atto una «vera crisi di fede». Dunque, urge ritornare allo Spirito, coltivare la vita interiore in luogo di un’esteriorità sfrenata, recuperare l’intimità con Dio per ritrovare il senso e il gusto delle cose, la misura dell’umano. La desacralizzazione del nostro tempo non ha come conseguenza solo l’eclissi di Dio, ma soprattutto lo smarrimento dell’uomo. La soluzione ai mali della storia è nelle mani di Dio: Lui non conosce crisi d’amore né di fedeltà. Si è legato a noi con un’alleanza eterna e attende di essere implicato nelle vicende umane, piuttosto che passare come il grande assente o l’estraneo.

Nel messaggio diffuso in occasione della Convocazione di Rimini, il Papa ha esortato il RnS a offrire una «presenza generosa» e una «testimonianza coraggiosa». In che modo intendete accogliere la sfida della nuova evangelizzazione?
Non delegando ad altri il «sacrificio della coerenza». Ridire la fede, ridare la speranza, rifare la carità: è questa la missione che attende i cristiani oggi. Un privilegio e una responsabilità meravigliosamente ardui, un compito unico: introdurre la Chiesa in un nuovo millennio, amarla e farla amare, obbedendo allo Spirito di Dio che ci spinge a declinare in infiniti modi la bellezza del Vangelo. Il cristianesimo non si addice ai pusillanimi; la fede muore se non si rinnova nella testimonianza di vita; la carità si spegne se non si accresce la generosità del dono di sé; la speranza delude se non è irrorata dalla prospettiva del cielo sopra le nostre teste.
Da quarant’anni questa sfida è già accolta dal Rinnovamento nello Spirito in Italia: possiamo solo esplicitarla meglio e renderla più eloquente, per prima cosa chiedendo perdono a Dio delle nostre omissioni.

Quali sono gli appuntamenti principali per festeggiare il quarantennio del RnS?
Dopo l’udienza speciale conferitaci da Benedetto XVI lo scorso 26 maggio, a settembre, in occasione dell’evento «Dieci piazze per dieci comandamenti», raggiungeremo le principali città italiane per riaffermare i 10 comandamenti come espressione del triplice amore per Dio, per sé e per gli altri.
Nei giorni del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, proporremo poi un convegno sullo Spirito Santo: sarà una rilettura dell’enciclica Dominum et Vivificantem – che avrà luogo alla Camera dei deputati e all’Università Gregoriana – mirata a esaminare l’azione dello Spirito nel mondo e nella Chiesa.
Ci sarà spazio anche per la mostra itinerante sul quarantesimo, «Tempi dello Spirito», oltre che per speciali iniziative in Moldavia, in Terra Santa e ad Assisi. A completare il programma 2012, sono previsti scuole di formazione e corsi di spiritualità estivi in tutta Italia.

Un ultimo sguardo al futuro: come vede il RnS da qui ai prossimi quarant’anni?
Vorrei vederlo con gli occhi di Dio, con uno sguardo trasfigurato dall’amore, con una passione crescente per il destino celeste che appartiene a ogni vivente. La parola «rinnovamento» è sempre più attuale; è l’espressione più invocata dai politici, dagli economisti, dai teologi, dalla gente comune. Noi possiamo essere un «segno» di ciò che Dio compie, un monito che ricorda agli uomini l’ultima consegna di Gesù: lasciamo allo Spirito di Dio il potere. E accadrà che niente sarà più facile, ma tutto sarà più felice.
 
 
La scheda

Un laico al vertice

Originario di Enna, in Sicilia, e sposato con Luciana Leone (direttore editoriale di Edizioni RnS), Salvatore Martinez è il primo laico a capo del Rinnovamento nello Spirito. Laureato in Paleografia e filologia musicale all’Università di Pavia, è membro dell’International charismatic consultation e dell’Ufficio di presidenza di Retinopera. Dal 2008 ricopre la carica di consultore del Pontificio consiglio per i laici; l’anno dopo viene nominato consultore nel Pontificio consiglio per la famiglia ed è incaricato dalla Santa Sede di avviare e gestire il Centro internazionale per la famiglia a Nazaret. Compositore di musica sacra, Salvatore Martinez è anche autore di 19 libri di spiritualità. Da tempo collabora con diverse riviste. Ha relazionato in 25 Paesi dei 5 continenti e, a distanza di 15 anni dalla sua elezione a presidente del Rinnovamento nello Spirito, lo scorso maggio Salvatore Martinez ha ricevuto una nuova nomina da papa Benedetto XVI: quella di consultore del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.


Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017