L’IA al posto degli amici: un rischio dietro l’angolo

Una ricerca di Telefono Azzurro e BVA-Doxa fotografa la conoscenza e l’uso che gli adolescenti fanno dell’intelligenza artificiale, sottolineando le opportunità ma anche i rischi su cui intervenire al più presto.
23 Febbraio 2024 | di

Gran parte dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni dichiara di avere una conoscenza buona (41%) o molto buona (9%) dell’intelligenza artificiale. L’opinione generale che i ragazzi hanno di questa tecnologia è nel complesso positiva, secondo molti è un ottimo strumento per la scuola, velocizza i processi, aiuta la creatività, ma c’è anche chi ne vede i rischi a livello di privacy, di attendibilità dell’informazione ma anche di aumento della dipendenza e della passività rispetto ad alcune attività cognitive. La spia più preoccupante è però su un altro livello, quello delle relazioni: secondo il 13% dei ragazzi l’intelligenza artificiale è utile per distrarsi dai problemi della vita quotidiana e per un altro 13 % per ricevere supporto nell’affrontare difficoltà emotive e psicologiche. Il duplice rischio di isolamento e di attribuire inconsapevolmente alcune caratteristiche umane alla tecnologia è dietro l’angolo.

È quanto emerge dalla ricerca «Navigare il futuro», condotta da Telefono Azzurro e BVA-Doxa, presentata lo scorso 7 febbraio in occasione del Safer Internet Day. È stata effettuata nel dicembre del 2023, tramite 806 interviste via web (metodologia CAWI), su un campione rappresentativo dai 12 ai 18 anni. Si tratta di una delle poche ricerche a livello europeo sull’impatto dell’ IA sui teenager, che fotografa le grandi potenzialità della tecnologia ma anche i rischi su cui è bene intervenire al più presto.

Il 63 per cento dei ragazzi e delle ragazze afferma di aver utilizzato prodotti e servizi che si basano sull’IA negli ultimi 3 mesi, in maggioranza assistenti virtuali (54%), smart speaker (45%), riconoscimento facciale (31%), chatbot (29%), ovvero ChatGPT, il chatbot di OpenAi, specializzato nella conversazione con utente umano, che risulta più usato nella fascia 15-18 anni.

Al primo posto tra i rischi rilevati dai ricercatori c’è proprio quello dell’isolamento sociale, che potrebbe compromettere la capacità di connettersi con gli altri. L’altra preoccupazione riguarda la privacy perché molti bambini e adolescenti potrebbero non essere consapevoli di ciò che condividono on-line. C’è poi il rischio che riguarda l’abuso delle immagini e delle informazioni dei minori, anche per scopi pedopornografici. Un focus della ricerca si concentra proprio sulla generazione di immagini di abusi sessuali su minori tramite intelligenza artificiale (CSAM), sfruttando foto di minori, specie se sono vittime di abusi o famosi. Le immagini, alcune definite «criminali» dagli esperti, sono pubblicate nel dark web, e vendute via social. Buona parte sono talmente realistiche da sembrare reali. Altri rischi, all’opposto, sono legati al non accesso alle tecnologie da parte di tutti i bambini e gli adolescenti, che verrebbero così privati di strumenti fondamentali per il loro futuro.

«È necessario intervenire non solo sul piano della sicurezza e del controllo – ha affermato Ernesto Caffo, presidente di telefono Azzurro – ma bisogna mettere in campo azioni educative in grado di garantire la completa tutela del minore e allo stesso tempo di rendere il minore consapevole dei rischi presenti in rete».

Data di aggiornamento: 23 Febbraio 2024
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