Lettere al direttore

Le previsioni sullo stato di salute del pianeta inducono spesso una sensazione di impotenza, invece di incoraggiare l’attivazione di nuovi stili di vita.
24 Gennaio 2007 | di

LETTERA DEL MESE

Verso il futuro tra apocalisse e buon senso

«Si dice che il disastro ecologico sia ormai alle porte. Mentre il protocollo di Kyoto impegna chi lo ha sottoscritto – e non tutti l’hanno sottoscritto, Stati Uniti compresi – a ridurre del 5 per cento (quindi poco poco) le emissioni di gas a effetto serra entro il 2012, le previsioni (drammatiche, ma sarà vero?) prevedono che per il 2040 i ghiacci del Polo Nord saranno quasi completamente sciolti e i combustibili fossili (petrolio, gas metano, carbone) in via di esaurimento. Che futuro ci aspetta? Sarà l’apocalisse o avremo la saggezza di fare qualcosa mentre siamo ancora in tempo?».

Lettera firmata

Credo che la lettera rispecchi lucidamente la percezione di molti, in questi anni, sempre più consapevoli di una situazione ecologica critica, ma anche della difficoltà di farvi fronte. Tra l’altro, l’effetto serra originato da attività umane e il mutamento climatico da esso determinato, cui fa giustamente riferimento il lettore, sono solo gli aspetti più rilevanti di una crisi ambientale che investe oggi anche aree molto diverse (si pensi all’esaurimento delle risorse naturali, all’inquinamento nei suoi vari volti, alla riduzione della biodiversità…). Per chi sappia soppesare seriamente tali dati, anche senza farsi abbagliare dalla superficialità con cui spesso sono veicolati dai media, c’è davvero il rischio di farsi prendere da una sensazione di impotenza, da quella disperazione che avvelena la vita.E tuttavia questo non sarebbe uno sguardo davvero completamente lucido. Le previsioni che ci vengono offerte dalle istituzioni scientifiche più accreditate dicono che i giochi sono ancora aperti: lo stato futuro del pianeta dipenderà in buona parte dai comportamenti della famiglia umana nei prossimi decenni. È possibile che la temperatura media planetaria cresca nel XXI secolo anche di cinque gradi e più; ma potrebbe anche darsi – se si realizzeranno alcune condizioni – che essa si limiti a valori ben più sopportabili, inferiori ai due. Alcuni mutamenti sono inevitabili, ma la possibilità di un mondo vivibile per le generazioni future è ancora alla nostra portata.
L’obiettivo della sostenibilità ambientale non è certo facile, ma vi sono anche numerosi segnali, ai quali possiamo guardare con fiducia, che meritano di essere valorizzati. Oggi esistono tecnologie ambientali (uso delle fonti rinnovabili, efficienza nell’uso dell’energia e dei materiali) capaci di farci non solo raggiungere ma superare gli obiettivi di Kyoto: occorre attivare una volontà politica che sappia diffonderne l’uso, facendosi anche carico dei relativi costi. Oggi si diffonde sempre più la disponibilità a modificare i propri stili di vita, nel segno di un’essenzialità nel consumo dei beni: occorre dunque lasciarsi coinvolgere, creando una rete di attenzione per la terra che attraversi le nostre famiglie e le nostre comunità. Sono sfide che interpellano le istituzioni della politica, dell’economia e del mondo scientifico, ma che interessano tutti, come cittadini e come consumatori. Interessano, ancor più, i credenti, preoccupati della salvaguardia della creazione di Dio. È necessario mettere insieme il gusto della povertà di Francesco d’Assisi con la capacità, incarnata da Benedetto da Norcia, di lavorare rispettosamente con la natura. Non è utopia, ma autentica speranza che confida anche nella capacità dell’umanità di cambiare rotta, cogliendo gli appelli dello Spirito che ci parla nella storia. Non a caso già Giovanni Paolo II si rallegrava della «conversione ecologica» che vedeva realizzarsi in un’umanità posta dinanzi allo spettro della crisi ambientale; e a Pentecoste 2006 papa Benedetto ci ha richiamati alla responsabilità per il nostro mondo, quasi condividendo la responsabilità di Dio per la sua creazione. Non sappiamo se basterà, ma dobbiamo essere certi che una rinnovata pratica di salvaguardia del creato è oggi anche una testimonianza cristiana forte, piena di quella speranza che sa compiere coraggiosamente nell’oggi la propria opera, rimettendone l’esito futuro nelle mani di Dio.


Strozzate in una taglia trentotto

«Mia figlia ha 14 anni: secondo i miei canoni è un’acciuga, mentre lei continua a vedersi grassa. Passa da uno yogurt a una carota, e raramente “affronta” una fetta di dolce, ma devo ammettere che ho sempre considerato il suo modo di nutrirsi più il frutto di una fissazione adolescenziale che l’anticamera di una possibile malattia. Gli ultimi fatti, le modelle morte di anoressia e i dibattiti televisivi sull’argomento, hanno gettato una luce inquietante sulla nostra quotidianità familiare. È affiorato un “e se…?” che mi angustia. Mi chiedo, insieme a mio marito, se abbiamo sottovalutato qualcosa e quale sia il modo per proteggere i nostri figli. Padre, dove stiamo sbagliando?».

Lettera firmata

I disturbi dell’alimentazione sono spesso subdoli: penetrano nella normalità in punta di piedi, si presentano in mille forme, giocano con la nostra visione del mondo e di noi stessi, sono difficili da individuare e da accettare come problema. Anzi di più: per alcuni, anoressia e bulimia, i due disturbi più conosciuti, sono addirittura una compagnia indispensabile, una filosofia di vita. Esistono siti che li celebrano e li consigliano, che spiegano metodi per dimagrire più in fretta senza destare sospetti nei familiari, che arrivano a teorizzare la bilancia come unico metro per misurare i successi e i fallimenti della vita e la fame come unica via verso la perfezione. Un eccesso che spaventa, visto che una recente ricerca rivela che il 60 per cento delle ragazzine delle scuole medie vorrebbe essere più magra e una dodicenne su quattro è già in dieta. Capisco dunque il suo allarme e credo che il fatto che lei sia ben consapevole dei rischi possibili la renderà attenta e capace di agire tempestivamente. Certo, in caso di dubbio è sempre meglio rivolgersi a uno specialista.
La sua lettera è interessante anche per un’altra ragione: lei non si ferma alla preoccupazione per sua figlia, ma intravede nei sintomi delle malattie alimentari un vuoto di senso che ci coinvolge tutti: «Dove stiamo sbagliando?». Che cosa spinge una ragazzina nel pieno della vita a rifiutare il cibo fino ad arrivare, per fortuna in rari casi, alle conseguenze estreme? Quale fame davvero la divora? Difficile rispondere, persino per gli addetti ai lavori, perché si tratta di malattie complesse, nelle quali le cause personali e psicologiche s’intrecciano con le dinamiche familiari, sociali e culturali. La cosa che più inquieta è che i disturbi dell’alimentazione si presentano appena la disponibilità di cibo e il nostro modello culturale s’instaurano in una determinata regione: è stato così, per esempio, per i Paesi dell’Est. Segno che la componente culturale ha comunque un grande peso. Non è un caso che la moda faccia fatica a rinunciare alle modelle androgine, pallide e filiformi, pur essendo essa emblema di una società prospera e ricca. Non è un caso che il diritto alla libertà, a ogni libertà, sia sempre più gridato mentre gli individui si sentono realizzati solo se raggiungono ideali impossibili di status, di soldi, di estetica. Paradossalmente la libertà e il suo contrario sembrano coesistere nello stesso modello. E in mezzo, tutte le nostre ossessioni. Strozzare l’anima, il corpo, la vita in una taglia 38 ha qualcosa di abnorme, che trascende un semplice canone estetico.
Vale la pena far riflettere anche sulle contraddizioni (e sulle prigioni) dei nostri giovani. È il modo più diretto che abbiamo per donare loro buoni anticorpi e semi di vera libertà.



Scelta editoriale un po’ miope e genericismo

«Egregio Ugo Sartorio, noto che sulle pagine del “Messaggero” si evitano regolarmente temi scottanti: morale sessuale e familiare, questioni di bioetica, di politica. È una scelta editoriale a mio avviso un po’ miope, con tutto il rispetto, ma tant’è, la rivista è sua. Peccato, perché mi piacerebbe conoscere la posizione dei frati sulle zone grigie nelle quali la vita sopravanza di gran lunga la dottrina, mettendola radicalmente in discussione. E non credo di essere il solo. Perché non vi lanciate con coraggio su queste tematiche pregne di implicazioni pastorali, invece di rifugiarvi in innocui argomenti generalisti?».

Lettera firmata

Caro Gualtiero, inutile dire che non sono d’accordo con il suo giudizio piuttosto sbrigativo e del tutto infondato. Se il tema dei singles e ancor più dell’eutanasia, che abbiamo trattato – insieme a molti altri d’attualità – nel numero di gennaio; se quanto sta accadendo nel Corno d’Africa, l’allargamento dei confini dell’Europa e i connessi problemi dell’immigrazione possono essere giudicati come «innocui argomenti generalisti», veda un po’ lei, magari riconsiderando che cosa intende per «temi scottanti»: di fatto il suo elenco inizia, in modo del tutto scontato, con la morale sessuale. Generalmente le riviste come la nostra – che si pensano e si collocano nitidamente dentro il perimetro ecclesiale – trovano attenzione da parte di altri media quando si parla di morale sessuale (per dire che le posizioni assunte sono retrograde) o di amene banalità folkloristiche che sanno più di pettegolezzo che di notizia vera e propria. La nostra ambizione di frati e laici che lavorano al «Messaggero» nel contesto del complesso e fluttuante mondo dell’informazione non è quella di arrivare per primi sulla notizia (siamo un mensile, e già per i quotidiani arrivare sulla notizia in tempo reale è piuttosto difficile), e neppure quella di attirare l’attenzione con argomenti provocatori e pruriginosi. Siamo interessati piuttosto a mettere a tema, nella prospettiva dell’approfondimento, alcuni aspetti dell’attualità sociale, politica ed ecclesiale, sia a livello nazionale che internazionale. Di questa solidità, di questa informazione argomentata e soppesata, moltissimi lettori ci sono grati. Non vogliamo comunicare «alzando il volume», come fanno molti, ma «cogliendo la giusta sintonia», che è il vero problema dell’informazione. Se questo le dispiace, ci auguriamo che almeno ci legga come giornale alternativo.


Povertà, «elemosina» e cuore felice

«Gentile direttore, oggi è sempre più difficile fare la carità. I bisogni sono tanti e tutti chiedono – lo spero – a fin di bene. Per non parlare dei molti poveri che si incrociano al semaforo, davanti alle chiese, più o meno in ogni luogo pubblico, e tendono la mano. Qualcuno chiede con gentilezza, ma altri avanzano pretese, fanno la voce grossa e un po’ intimoriscono. Che fare? Come accontentare tutti? Che cosa suggerisce a me e ai tanti che provano il mio stesso disagio?».

Lettera firmata

La povertà mette a disagio e in qualche modo inquieta, fa pensare. Al di là di ogni considerazione su chi domanda l’elemosina, sul perché e sul come lo faccia, l’inquietudine è un fatto positivo: significa, se non altro, che lei, come molti, non ha ancora anestetizzato il cuore rendendolo inaccessibile al dolore del mondo, che si manifesta nei piccoli e grandi rivoli di una povertà subita.
C’è subito da aggiungere che tutti conosciamo il gesto di porgere qualcosa, anche poco, a chi è nel bisogno e la molteplicità delle motivazioni che, a seconda dei casi, ci spingono a questo. A volte, di fronte alla vista di un mendicante, ci sentiamo come colpiti allo stomaco, e ci viene automatico il gesto del dare, anche solo per liberarci dalla sgradevole sensazione di essere dei privilegiati dal cuore gelido e indifferente. Altre volte la nostra reazione si nasconde dietro luoghi comuni che dovrebbero tranquillizzarci: ma perché questa gente non va a lavorare? Magari alla fine della giornata guadagna più di me! E via dicendo… Altra questione, non di poco peso, è la seguente: dare a chi? Uno, due, dieci, tutti, perché i poveri sono davvero tantissimi. E quanto? Un euro, cinque, cinquanta, cento: perché certe situazioni si possono cambiare solo con grosse cifre, non certo allungando qualche spicciolo.
Nessuno ha risposte risolutive a queste domande, e in genere il nostro buon cuore fa quello che può. Va anche detto che la creatività e l’ingegno, per un fine così alto, hanno grande rilevanza, perché non si creda che teorizzare l’aiuto ai poveri sia un’operazione quasi lugubre. Simpatica e arguta, ad esempio, la proposta avanzata da Beppe Severgnini sulle pagine del «Corriere della Sera»: pagare un centesimo per e-mail e così aiutare i poveri del pianeta. Ne girano 170 miliardi al giorno e si potrebbero raccogliere 620 miliardi di euro in un anno. Mica male.
Da parte mia, vorrei suggerire un criterio, che giudico abbastanza convincente, enunciato molti anni or sono da Carlo Carretto dei Piccoli Fratelli di Gesù. Quest’uomo, dalla solida spiritualità, di fronte al dilemma se sia opportuno far felici gli altri a costo di rinunciare alla propria felicità, ha dato più o meno questa risposta: la condivisione con gli altri è come un abito che dev’essere su misura. Proprio per questo non dovremmo mai metterci nelle condizioni di superare l’altruismo di cui siamo capaci e che possiamo «portare». Se si soccombe sotto un peso eccessivo, non si è utili né a sé né agli altri. In buona sintesi, secondo Carretto, è necessario che ognuno «non vada mai oltre la sua gioia».
ll principio che viene messo in campo è del tutto sano: la privazione che conduce poi a intristirsi, non solo produce cattivi frutti, ma ha radici marcescenti.





Ricevuto, segnaliamo

Corsi e convegni

Il Centro servizi per il volontariato di Milano e provincia e l’Associazione volontari Caritas ambrosiana organizzano, nei mesi di febbraio e marzo, il corso «Immigrazione in Italia tra accoglienza e pregiudizio», un itinerario di formazione in sei tappe rivolto ai volontari che operano per l’integrazione degli immigrati.
Info: tel.02 58325289; sito www.ciessevi.org
I Circoli Dossetti di Milano con il patrocinio della Fondazione Cariplo hanno iniziato un corso di formazione alla politica dal titolo «Questioni aperte: lacerazioni sociali e soluzioni politiche». Vari i temi trattati: dalla divisione politica, al ruolo della società civile, alle condizioni delle fasce deboli. La prossima lezione (17 febbraio), verterà sull’evoluzione del quadro politico italiano e sarà tenuta da Edmondo Berselli, direttore de «Il Mulino». Info: cell. 335 6064942;

sito www.dossetti.com


Lezioni di giardinaggio in alcuni dei più bei parchi e orti botanici di Firenze e dintorni: è quanto propone l’associazione «Il giardino amatoriale», da febbraio a giugno. Dalla potatura degli ulivi alla coltivazione dei bulbi, dai segreti per risolvere i problemi del proprio giardino alla cura dell’agrumeto.

Info: tel. 055 2009814;

sito www.giardinoamatoriale.org


Il Centro camilliano di formazione di Verona propone un Corso triennale di counselling professionale rivolto a chi vuole accompagnare persone o gruppi in percorsi di crescita e di maggiore consapevolezza. Le lezioni si tengono al sabato. Info tel. 045 913765;

sito www.sentieriformativi.it


Premi e concorsi

È bandita la XXIII edizione del Premio nazionale «…Una favola al castello», articolato in due parti, una letteraria («Le parole della favola») e una figurativa («Le immagini della favola»). Due le sezioni: una aperta a tutti, l’altra riservata ai ragazzi fino ai 15 anni (incluse scolaresche). È previsto un premio speciale per i disabili di qualunque età. Scadenza: 15 maggio.

Info tel. 011 4342450;

sito http://torino.unitre.net


Aido e Avis di Foligno bandiscono la XI edizione del Premio nazionale di poesia «Città di Foligno». Tema: «Cantando la vita». Scadenza: 21 aprile. Tre le sezioni: ragazzi (fino 14 anni), giovani (fino ai 19) e adulti.

Info tel. 0742 340462, cell. 333 3112977 (M. Marzoli).


Spiritualità

Dal 22 al 25 febbraio, la Comunità del monastero di Camaldoli ospiterà un ritiro di quaresima per i giovani dai 25 ai 35 anni. Sarà un’esperienza di condivisione e silenzio con due meditazioni di Patrizia Bagni, monaca camaldolese (sull’adultera e sul Padre prodigo). Possibilità di colloqui personali con i monaci.

Info tel. 0575 556012;

sito www.camaldoli.it


Il Centro di Spiritualità Marianista di Verbania Pallanza (VB) organizza, dal 25 febbraio al 3 marzo, un corso di esercizi spirituali quaresimali, aperto a laici, religiosi e sacerdoti. Titolo: «Io vorrei vedere Dio»; predicatore monsignor Giovanni Danzi, arcivescovo di Loreto.

Info tel. 0323 503815, sito www.centromarianista.it


Un san Valentino all’insegna della spiritualità e dell’arte: è quanto propone il Museo diocesano di Padova con l’iniziativa «Passaggi d’amore»: visite guidate, un momento di convivialità, l’inaugurazione di una mostra-concorso, la proiezione di un film a tema. Info tel. 049 8226117; 049 652855;

sito www.museodiocesanodipadova.it


Lettori in dialogo

Colleziono santini e immaginette sia antichi che moderni. Sono Antonietta Marazzita, via Concordato «Residence Luisa» - 89015 Palmi (RC).



Il Messaggero per i non vedenti
Dallo scorso dicembre il «Messaggero di sant’Antonio» è accessibile ai non vedenti. Due le versioni disponibili: quella in formato word (via e-mail o CD) o quella in formato mp3 (su CD), letta da una sintesi vocale. Dal mese di gennaio è disponibile anche un audiolibro su CD, letto da una sintesi vocale.

Per febbraio proponiamo la Vita di sant’Antonio, di padre Vergilio Gamboso, a euro 7,50.

Per informazioni e richieste: e-mail abbonamenti@santantonio.org; numero verde 800 019591 (dal lunedì al venerdì: 8.30-12.30 e 13.30-18.30 e al sabato: 8.30-12.30).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017