Lettere al Direttore

Il cardinale Ruini invita a disertare per far mancare il quorum e rendere nullo il referendum. Ma qual è la posta in palio?
28 Aprile 2005 | di

LETTERA DEL MESE

Referendum: andare alle urne o astenersi?

Vorrei chiedere il suo parere in merito al referendum sulla fecondazione artificiale. Ho sentito il cardinale Ruini invitare all'astensione, qualche altro ad andare a votare per evitare l'abrogazione della legge. Io personalmente penso sia meglio l'astensione, ma vorrei che, almeno su argomenti così importanti, il mondo cattolico fosse unito contro questo referendum e confermasse la legge.
Pierluca M.

Come certamente saprà , i ripetuti inviti del cardinale Camillo Ruini a disertare le urne in modo da rendere nullo il referendum e mantenere in vigore e nella sua integrità  l'attuale legge sulla procreazione assistita, hanno creato, come notava preoccupato un diffuso settimanale, un fronte cattolico aggressivo e baldanzoso come non si era mai visto neanche ai tempi del referendum sull'aborto. Non so se questo basterà  a raggiungere quell'unità  dei cattolici che lei auspica. Ci sarà  certo anche chi, pur convinto della necessità  che la legge non venga stravolta, per rispetto all'istituto referendario, preferisca non astenersi e andare a votare. A parte la perplessità  che una materia così delicata e complessa venga sottoposta a referendum, e per di più attraverso quesiti di non immediata comprensione, ci pare eticamente corretto che alla procreazione assistita possa accedere una coppia solo in caso di accertata impossibilità  di rimuovere altrimenti le cause che impediscono la procreazione, come sterilità  o infertilità , e non chiunque voglia avere un figlio, a tutti i costi e a qualsiasi età , senza tenere conto delle esigenze future del figlio stesso. È il tema del primo quesito referendario, che vorrebbe anche che fosse permessa la selezione eugenetica dei figli sani, in caso di coppie portatrici di malattie genetiche. Come ci pare giusto che la dignità  dell'essere umano sia garantita sin dal suo concepimento e che, quindi, anche l'embrione debba godere di tutela e di diritti, primo fra tutti quello di vivere (secondo quesito) e di non essere considerato uno strumento di laboratorio, un materiale biologico utilizzato nella speranza di poter curare l'uomo malato, come vorrebbero i promotori del terzo quesito, sovvertendo così il criterio che regola ogni ricerca scientifica: la prima sperimentazione deve essere effettuata sugli animali. Questi promotori sono riusciti a convincere la gente che non vi siano alternative all'utilizzo delle cellule staminali embrionali per la ricerca di cure di gravi malattie. In effetti questa è una possibilità  remota rispetto a terapie esistenti, che utilizzano cellule staminali tratte dal sangue, che salvano già  migliaia di pazienti l'anno. Si è diffusa l'illusione che con le staminali qualsiasi risultato sia a portata di mano. In realtà , conosciamo sì il loro funzionamento, ma sappiamo ancora pochissimo delle potenzialità  terapeutiche. Infine (quarto quesito), ci pare naturale che la legge in questione consenta di utilizzare, nelle pratiche di fecondazione assistita, solo gameti (spermatozoi e ovuli) prelevati ai due partner che vogliono avere il figlio, e non di un terzo estraneo. E qui non c'entra solo la bioetica, ma il diritto e la civiltà . Un figlio concepito con il seme di terzi (procreazione eterologa) pone in discussione la stessa identità  del figlio: è esso un prodotto d'ingredienti o il frutto dell'amore di un padre e di una madre che gli sono padre e madre? La procreazione eterologa toglie alla vita umana la sua relazione primaria, fondamentale, biologica, con i genitori. Le conseguenze sono che l'identità  del figlio risulta sostanzialmente adulterata e che la famiglia, caposaldo della civiltà  umana in rapporto alla trasmissione della vita (filiazione) non conta più, visto che può avere un figlio anche un single o una coppia di omosessuali.
E allora, c'è la fondata speranza che se al numero di quanti, per contrarietà  o disaffezione, nelle ultime tornate referendarie hanno disertato, si aggiunge quello di chi accoglierà  l'invito dei vescovi, il 12 giugno alle urne non ci sarà  ressa.


LETTERE AL DIRETTORE

La malattia e la morte di Giovanni Paolo II sono state seguite con intensa partecipazione anche dai nostri lettori, i quali hanno manifestato sul nostro sito internet la loro speranza alimentata dalla preghiera e poi il cordoglio per la scomparsa di un uomo davvero grande, che ha saputo segnare il nostro tempo con la sua fede, il suo impegno per la pace, la giustizia, la libertà  e la dignità  di ogni uomo. Riportiamo qui di seguito, senza commento, alcune delle mail inviateci dai nostri lettori. Le prime tre ci sono state trasmesse da don Angelo Busetto. C'è tenerezza, affetto, fede nelle  loro lettere.

È stato un costruttore di ponti

Nonostante le preoccupate informazioni della Protezione Civile, strade e parcheggi sono liberi. In via della Conciliazione la coda di gente in attesa è relativamente breve e in sole quattro ore riusciamo a raggiungere la basilica. Che emozione! Un fiume di gente silenziosa e riconoscente sfila davanti al Papa, molti con le lacrime agli occhi come se fosse loro morto un familiare intimo. Quando tocca il mio turno alzo il braccio per salutare il Papa, come se potesse ancora vedermi e sentirmi e in quel gesto verso un grande padre c'è tutto l'affetto mio e di tutte le persone che virtualmente ho portato con me a Roma.
Grazie Padre, per aver valorizzato tutto della vita, per averci mostrato come Cristo salva e rende bella la vita e la morte. Grazie per aver saputo parlare agli uomini del mondo intero ed essere stato costruttore di ponti di pace e di giustizia, grazie per aver sempre guardato tutti con lo sguardo amorevole di Cristo stesso. GRAZIE.
Il giorno dopo, tornata a scuola, racconto a tutti la Grazia che mi è stata donata di incontrare il Papa. E la mia collega: Due giorni fa ti ho detto che non capivo il senso del tuo gesto, ma ieri avrei tanto voluto essere là  con te.
Antonella


Undici ore per soli venti secondi

Sono andato a Roma, ho visto il Papa per una ventina di secondi dopo sette ore di corriera e quattro di coda fuori San Pietro, sotto il sole, ma ne è valsa la pena. Non sono andato là  per vedere un cadavere a dieci metri di distanza; sinceramente lo si vedeva meglio in tv con le zoomate dei cameramen. Il mio scopo era quello di offrire le fatiche di ieri a lui, a quella persona a me tanto cara; di portargliele proprio nel vero senso della parola, di andare là , dentro la basilica e dire a lui un semplice grazie, concreto.
Alle 2,30 di questa mattina, tornando a casa non sentivo minimamente la stanchezza, ero contento di quello che mi era capitato, felice proprio; non c'è cosa più bella al mondo del sentirsi accolti, di sentirsi uniti, un vero e proprio senso di appartenenza a questo grande popolo; questo io ho provato in mezzo a milioni di persone, stretto in mezzo a una marea di gente, per la morte di un Papa, di un uomo... Legati tutti da un'unica cosa, dall'amore di Cristo, da una cosa che va oltre la misura dell'uomo, qualcosa che ti tocca nel cuore, prima ancora di arrivare alla mente. Una cosa che fa muovere milioni di persone da tutto il mondo per un semplice grazie.
Stefano


Un Papa che ha sempre amato i giovani

Sono venuto a cercarvi, ora siete venuti voi da me, e vi ringrazio. Queste le parole di Giovanni Paolo II per i giovani in veglia in piazza San Pietro nelle sue ultime ore di vita.
Così ci è stato riferito da chi gli stava vicino. Ed è proprio per amore ai giovani che il papa Woityla ha riservato pagine speciali del suo pontificato. Forte la sua attenzione ai giovani, eccezionali i suoi inviti ai media che voleva più attenti a ragazzi e famiglie, indimenticabili le sue richieste di perdono per i preti pedofili. Mi piace ricordare così il grande Papa polacco con la speranza che il suo successore possa scegliere di chiamarsi magari Giovanni Paolo III per far continuare la storia in un percorso di pace e attenzione ai più deboli.
Daniele


E il mare di folla si è aperto...

Poteva essere una testardaggine piena di orgoglio, poteva essere un sentimentalismo fine a se stesso, poteva essere un gesto eroico, poteva essere - dopo - un appagamento per la caparbietà  e la tenacia nell'aver fatto una cosa giusta da fare. Tutto questo poteva essere la follia di partire per Roma, dopo l'annuncio della tv: non partite, abbiamo chiuso, non si fa più coda.
Quando tutto diceva ma cosa andiamo a fare?... a vedere niente. Non è follia seguire un amico che ti dice: Io vado, o un altro che ti dice Ma tu non vieni?, quasi sorpreso nel vedere il tuo volto dubbioso. È allora che scatta un moto del cuore, imprevisto, che ti mette in movimento prima ancora che parta il tuo pensiero e lo trascina, trascina tutto te stesso in un abbandono che non riesci quasi a capire e spiegare.
È il desiderio dell'uomo mosso dallo sguardo di un altro, è la fede. E allora ci sono andato, ma col tormento nel cuore, pensando ancora dieci, cento, mille volte se ne valeva la pena.
E poi la commozione per un vuoto che improvvisamente si era aperto in quel mare di gente visto in tv in questi giorni; la gente, dissuasa, per un attimo ha mollato, hanno riaperto le transenne; lo spazio di un'ora è durato, il tempo di entrare a metà  di via della Conciliazione e di mettersi in cammino e poi girando il capo, di nuovo il varco si è richiuso dietro di noi, proprio come il mare si è richiuso quella volta, dando solo il tempo necessario al popolo di Dio di passare oltre. Proprio in quel momento sono andato oltre e ho capito.
Sono stato preso per mano e portato dai miei amici ancora una volta, dai miei amici e da quel popolo immenso, da quelle bandiere polacche che mi hanno ricordato immediatamente gli anni della scuola, quei canti che intonavamo quasi sottovoce perché il cuore diceva di fare piano.
Io li sapevo quei canti, li sapevo perché qualcuno in quegli anni, quando nessuno pensava a questo Papa e a quel popolo, me li ha insegnati, mi ha indicato quella gente.
È incredibile ma io ero con loro a camminare verso il Papa, senza merito, senza orgoglio di essere là , con solo la mia gratitudine da offrire e la mia vergogna, perché pur essendoci non ci avevo creduto fino in fondo. Non c'è vanto se non nell'inginocchiarsi davanti a un Papa e a questa amicizia donata, che ci ha condotto davanti a lui.
Marino


Mia mamma malata come il Papa

Caro sant'Antonio, prendi per mano il Santo Padre e che tutto avvenga come è scritto, ma se è giunta la sua ora, che possa Egli vedere la luce degli occhi di Maria Madre Santissima, che lo guidino nella pace.
Ho una grande tristezza nel cuore oggi, è come se se ne stesse andando una parte di me. ma ho imparato nella sofferenza a mettermi nella mani del Cielo! Mi fa ancora più tristezza questo momento di distacco del Papa, per una certa analogia: anche la mia mamma è seriamente ammalata ed erano a un certo punto ricoverati contemporaneamente (la fatalità  vuole che abbiano anche alcune patologie in comune) e un nostro amico sacerdote dice spesso che la mia mamma ha la stessa forza e volontà  del Santo Padre e così oggi il mio cuore è triste anche per questo.
B.B.


Ora abbiamo in cielo un santo in più

Ora che il Papa è tornato a Casa, abbiamo un santo in più... Grazie, caro sant'Antonio e grazie, caro Papa, per tutto il bene che ci volete da lassù, non ci lasciate mai sgomenti di fronte a queste maree della vita, abbiamo bisogno di voi per riscoprire quell'Amore che sembra lontano ma che voi ci fate comprendere vicino anche se qualche volta appare difficile da vedere.
T.
 

Continua a seguire il nostro cammino

Sento il dovere di pregare per il Papa, una persona tanto buona, che ha fatto del bene al mondo intero.
Con lui tanti problemi politici e religiosi nel mondo sono stati risolti, soprattutto è riuscito a rendere più simili religioni assai differenti tra loro.
Caro Padre, ora che ti trovi in Paradiso assieme a Dio, continua a seguire il nostro cammino nella fede e a darci la forza necessaria per affrontare le avversità  della vita. C'è bisogno di tanta carità  e tanto amore per sconfiggere il male esistente.
Sono certo che tu continuerai a esortarci in questa direzione. Ora che è finita la tua tribolazione in terra, godi del fatto di poter vedere Gesù Cristo nel Paradiso in tutta la sua gloria, alla destra del Padre.
Fabio


È il nostro Papa e il nostro papà 

Ringrazio il Signore per avermi concesso di vivere in questa epoca, di aver goduto della contemporanea esistenza del Santo Padre, di essere stata illuminata dalla luce della fede anche grazie alle parole e all'esempio di Giovanni Paolo II.
È il nostro Papa e il nostro papà . Prego sant'Antonio perché gli porti tutto il mio e tutto il nostro affetto quando lo incontrerà  in Paradiso.
E che insieme preghino tanto per noi, per noi tutti. Noi ora preghiamo per il Papa, ma sono certa che il Papa, che tutti vorrebbero fosse subito proclamato santo, prega per noi.
Carla


Il Papa del sorriso e della gioia

Caro Santo, scrivo questa preghiera per il Papa, il Papa del sorriso e della gioia, che ha fatto tantissimo per tutta l'umanità  e che, forse, continuerà  a fare tanto anche da lassù, fa che i suoi insegnamenti rimangano impressi nei nostri cuori e mandaci un Papa che possa continuare la sua missione. Prego affinché il Signore lo accolga in Paradiso.
T.


Il nostro dolore si trasformi in gioia
Oh Signore, ti prego per il Papa che è in viaggio verso il tuo Regno e supplico te, Maria Santissima, che sei la Madre di noi tutti, accogli, insieme a sant'Antonio e a tutti i santi, questo tuo servo che tanto ti ama e che ci ha insegnato il senso della vita, dell'amore e della speranza. Il nostro dolore si trasformi in gioia perché egli possa godere il Paradiso. Ciao Papa, sei stato, sei e sarai sempre il nostro Santo Padre.
Beatrice


Un grazie e una preghiera in poche righe

In questo momento di tristezza e di raccoglimento per le sofferenze del nostro Giovanni Paolo II, le confido e le consegno queste mie parole che sono poste nel mio cuore di comune persona che non osa definirsi credente.
A.

Dolce sant'Antonio, questa sera del 3 aprile il mio pensiero va al Papa che ci ha lasciati per andare in cielo e incontrare Gesù. Vorrei dirgli grazie per tutto quello che ha fatto e che il suo ricordo resterà  sempre vivo nel mio cuore perché era ed è una persona speciale.
Grazie.
Paola

Un abbraccio e un saluto al Santo Padre: prega per noi e guardaci da lassù come hai sempre fatto da quaggiù. Guida il tuo nuovo successore perché continui la tua opera... Ciao, sei grande!.
Antonella

Oh mio Dio, beata Vergine Maria e caro sant'Antonio, vi prego: ascoltate la mia preghiera. Voi sapete ciò di cui ho bisogno. Vi prego per me, la mia famiglia, per il Papa, per Terry e per tutti coloro che soffrono.
B.

Caro sant'Antonio, il nostro Papa è con te, insieme canterete cantici al nostro Signore. Lo so che il nostro Papa ci ascolta ma attraverso te voglio mandargli un saluto speciale. Ti voglio bene, Karol.

Giovanni Paolo II mi ha additato e mi ha insegnato la strada della bontà , Per questo è per me un Santo, non un profeta postmoderno come scrive l'ultima pagina del Messaggero: un santo non ha né un inizio né una fine.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017