Lettere al direttore

Alla fine, dopo unosforzo sovrumano, la storica frase banale: "Bella giornata, oggi!" "Sì, c'è un bel sole", risponde l'altro laconicamente, scorrendo con lo sguardo, quasi con ansia, la lucetta che si illumina al passaggio di piano.
24 Maggio 2004 | di

LETTERA DEL MESE

L'ascensore ovvero la difficoltà  di stare con gli altri

Dopo il lavoro, c'è il rientro a casa; qualche pacchetto, la borsa, il giornale. L'ascensore non è al piano terra. Nell'attesa, ecco un altro condomino che tenta quasi di svicolare, come se non volesse condividere il viaggio ai piani superiori.
Ma ecco la lucetta verde, e mentre entrano in ascensore, sopraggiunge un altro passeggero che però subito si defila: ho qualche busta, staremmo scomodi. Sta mentendo, perché in realtà  non ha voglia di salire con altre persone e preferisce attendere il prossimo turno.
Intanto, per chi è entrato, comincia la salita. Il palazzo non è un grattacielo e tuttavia il viaggio è lungo e il tempo sembra non passare mai. Si comincia a tamburellare con le nocche delle dita sulla parete dell'ascensore, osservando con finto interesse il soffitto. Non c'è assolutamente nulla di particolare in quella plafoniera e non ci sarebbe nulla da studiare, visto che è lì da tempo. L'operazione serve tuttavia per non incrociare lo sguardo col compagno di viaggio, che a sua volta ostenta indifferenza, ispezionando le sue unghie con attenzione da manicure.
Alla fine, dopo uno sforzo sovrumano, la storica frase banale: Bella giornata, oggi!. Sì, c'è un bel sole, risponde l'altro, scorrendo con lo sguardo, quasi con ansia, la lucetta che si illumina al passaggio di piano.
Ancora un po' e ci siamo, estrae dalla tasca un mazzo di chiavi e cerca con attenzione ostentata quella giusta e, una volta individuata, la contempla con curiosità , come se la vedesse per la prima volta. A corto di operazioni supplementari, come per liberarsi di un peso, emette un respiro profondo, degno di una seduta di yoga.
Questo benedetto trabiccolo sembra non arrivare mai. Ma ecco che il ronzio del motore s'acquieta, un piccolo sobbalzo, le porte scorrono, un tiepido saluto. La coabitazione coatta è finita. Alleluia! Grazie all'odierna tecnologia di internet possiamo chattare con il mondo intero, immateriale, invisibile e lontano, e intanto dobbiamo registrare progressive difficoltà  nel relazionarci con la persona fisica, con il nostro prossimo, col vicino della porta accanto. Paradossi della tanto decantata società  della comunicazione. Uniti nel palazzo, siamo divisi nei cubi delle nostre case, verso i quali aneliamo come in cerca di rifugio. Eppure, qualcuno ha scritto che l'uomo è un animale sociale. Sì, era Aristotele, 2 mila 400 anni fa. Ma quella era la cultura della luce, dell'agorazein, dell'andare in piazza (nell'agorà , appunto), anche senza una precisa ragione, ma solo per sentire e incontrare qualcuno, per apprendere qualche novità .
Vito Procaccino

Stare e vivere con persone vere, reali, in carne e ossa, con i pregi e i difetti che ciascuno si riconosce, è senz'altro più difficile che interloquire, o chattare come si dice, con persone reali sì, ma invisibili e lontane che ti inviano messaggi sullo schermo del computer. Tant'è vero che molti di questi dialoganti a distanza quando si incontrano per davvero, dopo non si frequentano più. Perché lo stare insieme reale richiede il confronto, l'accettazione di sé e degli altri, a volte la sopportazione... tutte operazioni che prevedono sacrificio, comprensioni, pazienza, che non sempre siamo disposti ad avere. E allora, ognuno per la propria strada. Nascono così quelle solitudini disperanti che si annidano nei nostri affollati palazzi, nei quali ci è estraneo anche il signore della porta a fianco che pure incontriamo più volte al giorno, magari senza neppure salutarci. È il risultato della nostra società  che pare se le inventi tutte per privarci della gioia e della fatica dell'incontro. E perché non essere noi stessi a rompere l'imbarazzo con un semplice, squillante, sorridente buongiorno o buonasera?

Una fede messa a dura prova

Mi scuso ma sento il bisogno di comunicare con voi un po' dei miei problemi personali. Voglio parlarvi della mia famiglia, che era composta di cinque persone: mio marito Salvatore, le mie figlie, Sonia e Rosalia, e mio figlio Raffaele.
Ma la figlia più piccola a soli sedici anni il Signore l'ha portata con sé in un incidente stradale. Ma io l'ho sempre ringraziato perché una me l'ha lasciata.
Erano insieme quel giorno, la maggiore guidava e Sonia era seduta accanto: era piovuto e la macchina è scivolata andando contro un albero, capovolgendosi. Potete immaginare quanto dolore nella sorella, sentendosi in colpa di quello che era successo e io come madre non sapevo cosa fare, non potevo nemmeno piangere la morte di una figlia per dare conforto all'altra. Ma il Signore mi è stato vicino per farmi superare questo dolore che mi aveva mandato, anche se è stato difficile. Mi sono affidata anche alla Vergine Maria chiedendole di darmi la sua stessa forza di quando aveva visto soffrire suo figlio Gesù.
Ma quando le cose stavano andando un po' meglio, il Signore ha messo ancora a dura prova la mia fede. Ha chiamato da Lui la moglie di mio figlio Raffaele che aspettava il primo bambino con tanto amore: dopo quasi sette mesi di gravidanza è morta per un'embolia polmonare che ha soffocato lei e la piccola in cinque minuti. Potete immaginare mio figlio: prima una sorella e poi la moglie con la bambina. Adesso si è proprio allontanato da Gesù... Ma io umilmente vi chiedo una preghiera per tutta la mia famiglia. 
Antonietta

Grazie, signora, per la sua commovente e forte testimonianza. Ci è parsa davvero come la Madre dei dolori in piedi sotto la croce: la stessa fede, lo stesso amore...

Il dolore e la grande fede di una mamma

Caro padre direttore, anche oggi, 9 marzo, è arrivata la vostra rivista nella mia casa e insieme ad essa la vostra carissima lettera. Arriva in un momento della mia vita particolarmente segnato dalla sofferenza ed è per questo che colgo il vostro aiuto come un segno di attenzione del Santo, nei miei confronti.
Ho due figli di 28 e 26 anni, un meraviglioso dono che il Signore mi ha fatto in mezzo a tante sofferenze. Già  in passato il Santo mi ha dato la possibilità  di aiutarli, in momenti che altrimenti gli sarebbero stati fatali. Ora sono nuovamente sottoposta a dura prova. Il mio primogenito, Daniele, da quasi un anno (il 18 di questo mese) è affetto da glomeralanefrite interstiziale. Nel corso del 2003 ha subito tre lunghi ricoveri e una biopsia, purtroppo però i suoi valori, nonostante tutti i sacrifici che comporta questa malattia, non sono ancora buoni. La sua vita è stata da un giorno all'altro ribaltata e il ragazzo è ora segnato nel corpo e nell'anima. Purtroppo i medici restano nel vago ed egli è più confuso che mai. Quando mi dice: Mamma, che cosa sarà  di me?, il mio cuore sanguina e a stento riesco a trattenere le lacrime, mascherandomi dietro a un sorriso, a un abbraccio, affinché non mi veda piangere. Prego con tutto il mio cuore che il Santo possa intercedere per il mio ragazzo presso il Signore affinché guarisca da questa brutta malattia e che lo protegga per sempre.
Vi ringrazio infinitamente per l'opportunità  che mi avete dato di far giungere questa mia all'Arca di sant'Antonio.
Bruna

I frati del Messaggero e ora, credo, anche tutti gli amici lettori, si uniranno a lei nella preghiera per questo suo figlio, così giovane e già  tanto provato, che possa vedere la luce della consolazione e della speranza.


Una grande croce ma Gesù mi ha aiutato a portarla

Le sono molto grata per avermi offerto il dono di una preghiera particolare presso la tomba di sant'Antonio; ne ho proprio bisogno, perché, come molti, anche il mio cammino è stato segnato dalla croce e Gesù è subito accorso a sorreggermi. Mi chiamo Antonella e sono nata per un voto a sant'Antonio fatto da mia madre. È per questo che già  dalla nascita mi sento di far parte della grande Famiglia antoniana. Oltre al fatto che mio padre è un vostro fedele abbonato ormai da molti anni.
Il 16 giugno scorso, forse grazie anche al mio Santo protettore, ho scoperto di avere un carcinoma mammario, nonostante la mia giovane età  (39 anni) e le mie quattro gravidanze con prolungati allattamenti. Sì! Sono mamma di quattro splendide bambine, e forse la grazia più grande che io abbia potuto ricevere da Gesù è stata la forza, il coraggio da loro scaturito per affrontare tutto quanto (intervento, chemioterapia, radioterapia e terapia ormonale).
La preghiera poi mi ha aiutata ancor di più: ero certa di essere ascoltata, ed ero sempre più serena e tranquilla perché sapevo che Gesù avrebbe certamente esaudito le preghiere affettuose di mia madre oltre a quelle semplici e ingenue delle mie bambine.
Sono riuscita a vivere tutto questo nel migliore dei modi, grazie alla mia conversione, senza farlo pesare a chi mi viveva accanto. Ringrazio Gesù per avermi dato tanto e prego con tutto il mio cuore affinché tutti coloro che dovranno portare una croce, così come l'ho portata io, possano sentire che Gesù gli è vicino, che li sorregge e li aiuta così come ha fatto con me.
Antonella

Bello questo suo pensare agli altri in difficoltà . È questo che ci fa sentire una grande famiglia attorno a sant'Antonio.


Marco ha ritrovato la fede e la speranza

Leggendo la sua lettera non sono riuscito a trattenere le lacrime e un brivido per tutto il corpo. Sono devoto a sant'Antonio anche se ho avuto molte prove di dolore e in ogni momento difficile da superare mi è sempre giunta una comunicazione scritta dal Santo come segno di aiuto. La mia è una storia lunga. Mi sono felicemente sposato nel 1952 e sono nati, dal 1953 al 1965, cinque figli, tra cui Patrizia, sofferente dalla nascita, salvata per miracolo dalla meningite, ma rimasta invalida, e, nel 1992 mi ha lasciato mia moglie, colpita da leucemia.
È stato un grande dolore che vivo tuttora. Nel 1994 si è laureato Marco, l'ultimo nato. È seguito un periodo tranquillo, per Patrizia mi aiutavano le istituzioni e Marco, vincitore di un concorso, cominciava a lavorare.
Però Marco si ammalò di sclerosi multipla e non si diede pace tanto da tentare il suicidio. Con tanto amore, con l'aiuto di Dio e del Santo sono riuscito a convincerlo a curarsi e, nel frattempo, con l'aiuto del parroco ha ritrovato la fede e la speranza. Ora lavora in comune vicino a casa. Io ho 78 anni, faccio volontariato in un'associazione di cui sono presidente, e seguo Patrizia e Marco che vivono con me.
Luigi - Rovigo

Dio, attraverso il Santo, le dia la forza di continuare a essere per i suoi figli meno fortunati un padre amorevole e coraggioso.


Il Messaggero collante della famiglia antoniana

La ringrazio di questo suo prezioso e inaspettato dono... Grazie all'intercessione di sant'Antonio, Nostro Signore mi ha fatto un grande miracolo. Ogni giorno lo ringrazio e mi affido a Lui che tutto può, supportata dal Santo, che considero il mio amico Santo. Il Messaggero mi arriva nei momenti in cui sono più in pena e amareggiata: è sant'Antonio che non mi abbandona e mi dice: Va' avanti, io ti accompagno. Il vostro giornale mi è di grande aiuto per continuare a scoprire giorno per giorno le strade meravigliose che mi portano a Gesù, di cui ho un bisogno estremo. La ringrazio perché si ricorda di me e le chiedo di pregare per me e per la mia famiglia, affinché confidiamo sempre nell'aiuto di Dio e nella Sua Divina Provvidenza.
Le piccole gocce che riesco a donare sono nulla in confronto al Suo amore, sono determinata ad aumentare la mia partecipazione alle vostre iniziative di solidarietà  per le grazie che non mancano di pervenirmi. Sono molto fiera di far parte della grande Famiglia antoniana e spero di essere degna anche ricorrendo al Suo prezioso aiuto....
Giuseppina - Savona

Preghi per noi, curatori della rivista, perché sappiamo essere sempre all'altezza delle sue attese e dei lettori.


La fede il più grande miracolo

Con questa lettera desidero dare testimonianza dell'aiuto che il Santo ha voluto concedere alla mia famiglia. Circa un mese fa, mia sorella ha scoperto di avere un nodulo al seno che sembrava di carattere maligno. Le indagini davano risultati incerti e soltanto l'intervento avrebbe consentito di stabilire con certezza la natura del male. Il giorno prima che mia sorella si operasse è giunto in casa il Messaggero e, con esso, la cartolina per affidare al Santo un'intenzione particolare, una persona cara. Appena ho visto la cartolina è nata in me la certezza che anche questa volta Lui si era materializzato con un segno e che mia sorella era salva. Così è stato. Grazie sant'Antonio! Soprattutto perché mi dai la fede, ancora meravigliosa nei momenti più bui.
Antonella

Concordiamo con lei, nei momenti bui e dolorosi della vita, solo la fede può aiutarci a capire e a venirne fuori. Averla, la fede, è una grande grazia; chiederla a Dio, quando essa viene meno, una cosa saggia; recuperarla, un grande dono.


Pronti ad accettare quel che Dio vorrà 

Caro padre direttore, sembra che la Provvidenza le abbia suggerito di inviarci questa sua lettera. Grazie. Mio nipote Francesco di 21 anni circa, il 13 gennaio scorso, martedì, alle ore 10,45, era con suo padre Valter e due zii che stavano tagliando il tronco di una pianta. Mio nipote con la motosega ha tagliato la pianta al piede, gli zii gli gridavano di scappare, ma la pianta gli è caduta proprio sulla testa, e da quel giorno è in coma profondo e per la scienza non c'è nessuna speranza di risveglio.
Io, suo nonno, mia moglie, la mamma, gli zii, altre mie figlie con i mariti siamo molto credenti e la preghiera è al primo posto, tante altre persone per questo accadimento pregano. I professori parlano chiaro: non c'è nessuna speranza di risveglio e solo Dio sa quanto potrà  restare in vita, solo uno strepitoso miracolo può farlo rivivere.
Io, nonno, credo fermamente che Dio può tutto, però so anche che i suoi progetti non sono uguali ai nostri e dobbiamo chinare il capo. Penso anche a questo grave incidente come a un segno della Provvidenza per il rinnovamento e l'unione della nostra famiglia, oppure per la gloria di Dio, se vorrà  restituirci questo buono e bravo nipote.
Un nonno di Cisano Bergamasco

Ci uniamo alla vostra preghiera per il vostro caro e per voi, che abbiate la forza di accettare quello che Dio crederà  meglio per voi.



 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017