Lettere al Direttore

Una cosa da tenere a mente: non è l'adulto ad avere diritto a un figlio, ma sono bambini ad avere diritto a una famiglia.
27 Novembre 2003 | di

Lettera del mese

Adottare un bambino un'impresa quasi impossibile

Adottare un bambino è una pratica molto laboriosa, tanto che alcune persone sfidano il codice penale pur di poter accogliere in casa il sorriso, l'affetto, l'amore di un bambino. Altre si rivolgono all'estero, dove sembra sia più facile, sborsando a volte molto denaro, ottenere l'adozione di una piccola creatura... .
Zacarello Giuseppe - Catania

È verissimo: ancora troppi bambini, oggi, in Italia, sono costretti a trascorrere lunghissimi periodi, anche molti anni, in istituti, dove il loro diritto, perché di diritto si tratta, stabilito dalla legge 149/2001, alla famiglia, non viene rispettato.
Su quanti siano i bambini ricoverati si hanno pochi dati e non recenti. Infatti, secondo l'Osservatorio nazionale sull'infanzia e l'adolescenza di Firenze, al 30 giugno '98 si trattava di 14 mila 910 minori, mentre secondo l'Istat al 31 dicembre '99 erano 28 mila 148, quasi il doppio! Questi dati discordanti sono il grave sintomo dello scarso interesse della società  in generale verso questo problema dell'istituzionalizzazionedei bambini.
Eppure, quelli che si occupano di bambini, con il cuore e con la mente, sia come studiosi sia come operatori, sanno con certezza che la privazione di un ambiente familiare e delle relazioni affettive che circolano in una famiglia sana, tanto più necessaria quanto più i bambini sono piccoli, significa produrre gravi danni al loro sviluppo affettivo, con la conseguenza di comprometterne la maturazione della personalità  e perfino (sono gli ultimi traguardi della scienza) di produrre alterazioni al funzionamento della parte più profonda del cervello.
I motivi per cui tutti questi bambini sono confinati negli istituti sono molti. Innanzitutto, è ancora diffusa l'idea del legame del sangue: si preferisce costringere il bambino, allontanato dalla sua famiglia naturale inadeguata, a soggiornare in istituto piuttosto che progettare per lui una famiglia affidataria o adottiva, con la convinzione (errata) che il bambino la sua famiglia ce l'ha in mente, tanto gli deve bastare.
In secondo luogo, il percorso giudiziario per decretare lo stato di adottabilità  di un bambino è molto complesso, spesso intralciato da ricorsi e controricorsi, si snoda lungo tempi che non sono certo a misura di bambino. Il percorso è sicuramente più lungo e complesso della pratica, sia pure laboriosa, per diventare genitori adottivi.
Infine, è ancora troppo poco diffusa la cultura dell'affidamento familiare, che consentirebbe a moltissimi bambini, incastrati in un difficile percorso giudiziario, di vivere in una famiglia.
Quanti pensano all'adozione dovrebbero prima di tutto coltivare questa convinzione: non è l'adulto ad avere diritto a un figlio, ma sono i bambini ad avere diritto a una famiglia. Sul fatto che alcune persone sfidano il codice penale pur di poter accogliere in casa il sorriso, l'affetto, l'amore di un bambino si dovrebbe ben meditare, perché forse, questa sua affermazione, caro lettore - certamente suggerita dalla sensibilità  all'infanzia che traspare dalla sua lettera - per non essere fraintesa, andrebbe ripensata. L'amore e il sorriso, prima di averlo i bambini, debbono coltivarlo gli adulti.
E gli adulti che si impegnano contro le sofferenze dei bambini debbono sapere che al bambino ottenuto sfidando il codice penale viene negato il sacrosanto diritto di essere cittadino a pieno titolo del suo Paese.
Del resto, le buone leggi per far valere i diritti dei bambini, ci sono. È su questo versante che va disposto l'impegno di chi si batte perché a ogni bambino sia riconosciuto il suo diritto di crescere in una famiglia.

Grazie ad Adel Smith con ironia

Grazie, grazie davvero per tutto quanto ci insegna. Abbiamo imparato come i sassolini nelle scarpe possano diventare montagne apparentemente insormontabili. Ora, da esperti alpinisti le spieghiamo perché, pur essendole grati, non accettiamo la sua proposta di tornare a valle. Vede, in primo luogo, quel crocifisso è un simbolo che molti italiani non sentono davvero e grazie alla sua provocazione molti cittadini della Repubblica inizieranno a chiedersi quanto davvero tengano a quella croce e che cosa essa veramente rappresenti. Siamo sicuri che con quest'esame di coscienza scopriremo tutti, anche gli agnostici, che quel pezzetto di legno, affisso su un muro in ogni luogo, sarà  da oggi in poi il nostro amore per i valori della nostra identità  europea.
Noi che siamo qui in alto, sempre in cima al suo sassolino, sentiamo che parte di noi è legata a quella croce, quella croce che rappresenta il sacrificio di un uomo per l'umanità  intera, simbolo supremo di dedizione e di amore. Se si sente escluso da questa umanità  non possiamo che chiedere a lei e a coloro i quali la pensano come lei, di tollerarci e di riservare rispetto per i nostri antenati che, grazie a quel simbolo, impararono ad amare il prossimo evitando inutili provocazioni. Ora lo stesso rispetto ci consentirà  di non buttare questo sassolino in fondo al mare, ma forse sarà  prodromo di una rinascita della tolleranza religiosa.
Associazione Biemme Agorà  - Padova

Un'altra voce che si aggiunge al coro di disapprovazione levatosi in tutto il Paese all'indomani dell'infelice ordinanza di un magistrato dell'Aquila che imponeva di togliere il crocifisso dall'aula nella quale studiano i due figli musulmani di Adel Smith. Il crocifisso appartiene alla nostra storia, alla nostra tradizione culturale e religiosa, è un simbolo troppo caro che non può essere tolto così, solo perché a qualcuno dà  noia.
Per noi, un'occasione per formulare un auspicio: che il crocifisso ritorni a essere qualcosa di più di un simbolo, che ridiventi la memoria attuale di quell'evento che ha segnato per sempre la storia dell'uomo: l'incarnazione, il Figlio di Dio che si fa carne dell'uomo, condividendone la sorte fino alla morte. Sulla croce. Una morte dalla quale è venuta la salvezza e il riscatto dell'umanità  dalla morte e dal peccato suggellati dalla risurrezione.
Quindi il crocifisso, non un vetusto simbolo da custodire o da brandire contro altri, ma occasione di riflessione e stimolo a scuoterci di dosso il torpore, l'indifferenza, la pigrizia, i calcoli, l'opportunismo... per attuare, o provarci almeno, nella vita di ogni giorno le implicazioni legate a quella felicissima sintesi, operata da Gesù stesso, della Buona Novella: Ama Dio con tutto il cuore e tutta l'anima e il prossimo tuo come stesso. Il rispetto e la tolleranza sono una conseguenza di questo.

Vasco Rossi il grande corruttore?

Leggo il Messaggero da quando ero piccolino, ma non ho mai letto un articolo scivoloso come quello sul grande Vasco. Innanzitutto, si vuole minimizzare, già  nel titolo, quanto quel cantante riesce a fare con le sue canzoni che non sono altro che dei sermoni indottrinanti, di politica, religione e altro, tra cui spicca droga e alcol. Non mi si venga a dire che la maggioranza di chi va ai suoi concerti entra diavolo ed esce angelo per quanto ascolta, e viene spronato a pensare e a fare ciò che nelle canzoni, di molti cantautori italiani e non, si evince. I grandi corruttori sono e saranno sempre i grandi riferimenti e, per i giovani, essi sono, e non si può fare finta di non capire, proprio gente come Vasco. Credo sia giusto anche pensare che uno dei capri espiatori di quanto succede nel mondo, oltre a essere il cinema violento, la televisione, sia anche questo cantante che con la sua poesia riesce ad ammaliare, per fortuna non tutti, ma quelli più deboli.
Enzo Antonio D'Avan

Ha ragione, caro signore, la biografia di Vasco Rossi non è diamantina. Alcune sue canzoni e certi suoi atteggiamenti non sono innocui. Ama pescare nel torbido, in quella parte più inquieta e turbolenta di noi che ci inclina alla trasgressione, all'esagerazione, a vivere fuori da vincoli e canoni, soprattutto quando si è più giovani. Lo fa astutamente sapendo di immergere le mani in un prolifico mercato. Speriamo che l'età  gli porti un po' di saggezza, e cessi di scherzare con il fuoco, come quando ha indossato quella maglietta con una foglia di canapa. Ma su questo fatto, se ben ricorda, l'autore dell'articolo (Fulvio Scaparro) è stato esplicito nel condannarlo.
Certo, chi entra diavolo ai concerti di Vasco non ne esce angelo. Ma probabilmente nemmeno il contrario, Lei stesso ammette che la poesia di Vasco riesce ad ammaliare solo i più deboli. Probabilmente indeboliti dagli altri grandi corruttori di cui l'articolo si occupa: cinema, tv, stampa varia, cattivi esempi dei grandi...
Non è il caso di santificare Vasco e amici, ma neppure di usarli come alibi per mascherare ben più pericolosi, secondo noi, corruttori.
Francamente: ci pare facciano ancor più male dei concerti di cantanti discussi, certe soap opera televisive i cui protagonisti la moralità , l'etica non sanno neppure dove siano di casa: tutto è lecito, tutto è sacrificabile sull'altare del piacere e del successo: certe fiction che propongono stili di vita che fanno a pugni con quanto ci è sempre stato insegnato. Eppure, continuano a imperversare perché c'è chi li ascolta, Oppure le melensaggini tipo Grande fratello, L'isola dei famosi, Veline e Velone e quant'altro...

Esistono veri maghi?

Ho letto il dossier di Armando Pavese sul mondo dell'occulto. Conosco e ho letto i suoi libri, che mi hanno deluso... Lui sostiene che tutto è illusione e suggestione, che la magia non ha nessun potere ed è solo imbroglio. Mette i tantissimi veri ciarlatani sullo stesso piano dei veri maghi che, con i loro riti magici riescono per davvero a colpire le loro vittime... Nei vari riti magici si invocano gli spiriti e interviene il demonio, che è bravissimo a distruggere e sconvolgere le sue vittime... Vengono affatturati oggetti, cibi, bevande che vengono dati alle vittime con effetti nefasti... contro i quali ci vuole eucaristia e preghiera.
Rita Cardini - Pescantina (VR)

(Risponde Armando Pavese). Gentile signora, nel sintetizzare la sua lunghissima lettera, devo rispondere che sono sconcertato per due motivi. Lei afferma di conoscere i miei libri ma scrive cose che dimostrano che lei non ha capito quello che ho scritto nei Poteri misteriosi della mente ove dimostro che non esistono poteri ma patologie perché il potere è solo di Dio. Esistono fenomeni, apparentemente inspiegabili, che l'ignoranza degli uomini classifica come poteri magici o spiritici ma che sono solo frutto di un'interpretazione umana distorta.
La seconda perplessità  nasce dal fatto che il suo pensiero è simile a quello espresso dalla categoria dei maghi e cioè esistono i veri maghi che hanno poteri di colpire, di evocare, e i falsi maghi. Ogni mago dice: io sono quello vero. Niente di più falso. Non esistono maghi veri o falsi: esistono solo illusi o truffatori. Lei, forse, ha troppe paure ed è condizionata da una cultura arcaica che fa una miscela fra fede e superstizione. Capisca che il diavolo è già  stato definitivamente vinto dalla venuta di Cristo.
Spetta a noi dimostrare di meritare il dono di Cristo. Viva tranquilla. All'amico Alessandro Spinozzi, che ci ha scritto una lettera sugli spiriti guida, diciamo che questi sono invenzioni della psiche e che le scritture automatiche sono abbagli della fantasia. Infatti, nella lettera pastorale La Chiesa e l'aldilà  della Conferenza episcopale della Emilia Romagna, scritta nel 2000, si legge, a proposito della scrittura automatica: L'uso di questi metodi dà  solo l'illusione di comunicare. In realtà  si comunica con se stessi, o meglio con l'immagine del figlio o del defunto che è nel proprio inconscio (13,15). I vescovi non possono essere contro il Vangelo. È un fatto sostanziale che nella bibliografia della nota pastorale sia incluso anche un libro da me scritto.

Sul celibato dei preti, il mio disaccordo

Sul Messaggero di ottobre è stata pubblicata la lettera di un signore di Milano sul celibato dei sacerdoti. Mi permetto di non essere d'accordo. Mi rendo conto che la risposta non avrebbe potuto essere diversa, perché deve comunque essere coerente con i principi stabiliti dalla Chiesa, ai quali anche il vostro mensile deve adeguarsi. Però mi sarei aspettata un'analisi più ampia, che tenesse conto delle tesi divergenti riguardanti questo scottante problema. Un problema che in realtà  è anche uno dei fattori del calo di vocazioni...
Un problema, quello del celibato, che molti cattolici accettano oramai come un dato di fatto, ma non necessariamente condividono... Ci sono troppe cose nella Chiesa che non riesco ad accettare come vera eredità  delle parole di Gesù. Sto anche seguendo dei corsi perché è mio desiderio approfondire al meglio le conoscenze bibliche... Quello che poi non sapevo e che mi ha ancora di più messa in imbarazzo, è che solo dopo l'XI secolo la riforma gregoriana ha imposto il dovere del celibato. Sono molto combattuta e mi trovo a disagio: io credo? In che cosa? Nella religione predicata da Cristo o costruita dalla Chiesa?
Un'ultima considerazione: il Papa è sofferente, mi fa pena, ammiro la Sua forza di volontà . Ma tutto ciò è davvero necessario? È necessario questo culto della persona? Chi è che sta guidando veramente la Chiesa?.
Rosalia Naddeo Umana

Per rispondere alla nostra lettrice Rosalia, uso le parole della lettera che la signora Maria Lavinia ci ha inviato sullo stesso argomento. Mi sembra una risposta molto eloquente nella sua concretezza.
Ho sempre sentito condannare il celibato dei preti da tutti fuorché dai preti stessi. Il celibato è stata una scelta loro. Né più né meno come la promessa che l'uomo fa alla donna che sposa.
...Se avere una donna accanto e dei figli fosse l'assicurazione della felicità , non ci sarebbe una crisi così profonda della famiglia e tanti figli allo sbaraglio.
Aggiungo di mio che, pur apprezzando lo studio biblico della signora Rosalia (magari divenisse l'abitudine di tutti i cattolici!), devo puntualizzare come il celibato sacerdotale abbia radici fin dai primi tempi della Chiesa. Anche se sancito canonicamente solo in epoca tardiva, infatti, era prassi comune e si trova documentato già  dal sinodo di Cartagine (16/06/390) che imponeva la castità  ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi.
Io però vorrei andare oltre e approfondire quel sentirsi altro dalla Chiesa, come se la Chiesa fosse altro da noi. Vorrei inserirmi in quella commiserazione su di un Papa malato e sofferente. Desidero dire qualcosa sul prete assoluto superman che mai deve sbagliare.
Chiesa per me (e scrivo questo non perché lo devo dire ma perché lo voglio) sono anch'io, lo sono anche i miei confratelli preti, frati e suore, che come tutti gli altri vivono la fatica del quotidiano.
Chiesa è anche un Papa che in un mondo dove tutto deve essere bello, forte e potente, sa presentarsi quale simbolo della croce, stoltezza per i pagani e scandalo per i giudei (1Cor 1,23).
Segno a volte non bello a vedersi (è vero), così come non è bello vedere il fallimento di tanti ministri di Dio. Segni, comunque solo segni che però indicano qualcuno e qualcos'altro... Lì e solo lì dobbiamo fissare lo sguardo e il cuore.

C'è chi lascia la fede per le illusioni

Che cosa cerca la gente della nostra società  disorientata, confusa e impaurita? La salute, i soldi, il divertimento. Ma è capace di guardarsi dentro e di fare un esame di coscienza? Spesso siamo egoisti: temiamo per il nostro futuro. Alcuni, attratti da nuovi movimenti religiosi, come Testimoni di Geova, Scientology, New age... che promettono mari e monti, si affidano a loro e poi ritornano delusi e impoveriti.
Con la caduta dei valori morali non si prega più o molto meno, non si legge il Vangelo che è Parola autentica di vita e di verità  perché il Cristo è passato tra noi beneficando e sanando.
Questa è storia sacra, vissuta da due millenni. Eppure, tanti giovani disorientati che forse non hanno avuto una formazione valida sul cristianesimo, attirati dalle novità , seguono altre strade giungendo fino all'aberrante satanismo che porta ad attività  criminali come omicidi e violenze carnali.
Cosa insegnano oggi le mamme ai loro bambini che per ore guardano la televisione spesso con scandalosi spot televisivi? Gli adulti per consolarsi si affidano a esperienze orientali, a cartomanti e maghi senza scrupoli che spillano loro soldi e basta.
Noi abbiamo una nostra sacrosanta religione con grandi santi anche attuali come padre Pio o madre Teresa di Calcutta. Certamente ci vuole l'impegno e la costanza di leggere ogni giorno un brano del Vangelo, assistere alla messa perché nell'Eucaristia c'è Gesù vivo e operante.
Soffriamo? Tutti soffrono, ma se la sofferenza viene accettata con amore e offerta a Dio porta agli altri frutti immancabili di bene. Se, come è vero, ci sono tanti sofferenti, ricordiamoci che sono nostri fratelli. E allora aiutiamoli pregando per loro, accettando e superando la loro solitudine, andando a trovarli nelle varie difficoltà  in cui vi trovano.
Diana Del Fabro - Padova

Certo, il momento è delicato. Regnano confusione e sconforto. Famiglia, Chiesa, istituzioni... messe in crisi dai profondi mutamenti degli ultimi anni, hanno cessato di essere naturali e sicuri punti di approdo, luoghi in cui trovare la felicità , anche perché il concetto di felicità  proposto dai nostri tempi magari non coincide con quello, ad esempio, che il cristianesimo propone. E allora si cercano scorciatoie per altri pascoli, che risultano poi inadatti alla grande fame e sete dell'uomo.
Non bastano, forse, da sole le grandi figure a mutare la situazione. C'è bisogno di una testimonianza diffusa, visibile, quotidiana che dia in ogni momento stimoli a una vita diversa, ispirata ai grandi valori dello spirito e del vivere civile. Testimonianze singole e collettive.
Ma questo, da come stanno andando le cose, vuol dire attuare una rivoluzione a 360 gradi, una conversione profonda di idee e di stili di vita. Difficile, ma non impossibile. Si può cominciare a realizzarla, cominciando ad essere noi nel nostro ambiente quei testimoni di cui si sente tanto il bisogno. È un primo passo, il piccolo seme che germoglierà , se innaffiato con la costanza della preghiera e del sacrificio, in albero colmo di frutti per un mondo diverso e migliore.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017