Lettere al Direttore

02 Gennaio 2003 | di

Che cosa è stato per la Chiesa il concilio Vaticano II?
«Ho letto nei giornali che quarant`€™anni fa c`€™è stato a Roma il concilio Vaticano II. Io non ero ancora nata a quel tempo e non so nulla di quell`€™avvenimento. Da quanto ho letto, deve essere stata una cosa molto importante. Che cosa di preciso? E perché se ne parla così poco?».
Angela Favaretto - Rovigo

IConcili ecumenici sono la riunione di tutti i vescovi della Terra, convocati dai Pontefici per discutere dei massimi problemi della Chiesa. Il concilio Vaticano II (in Vaticano ce n`€™era già  stato uno quasi cent`€™anni prima) fu di gran lunga il più numeroso per presenza di vescovi. La Chiesa si era ormai diffusa su tutta la Terra e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione consentì anche ai vescovi che abitavano più lontano da Roma di parteciparvi. Furono assenti soltanto quelli che i governi delle dittature comuniste non lasciarono uscire dai loro Paesi o che vi erano carcerati.
La presenza di centinaia e centinaia di pastori del cosiddetto Terzo Mondo fu particolarmente importante. Poco prima di aprire il Concilio, il santo papa Giovanni XXIII aveva dichiarato che «la Chiesa quale è e vuole essere è la Chiesa di tutti e specialmente la Chiesa dei poveri»: in assemblea molti dei «padri» venuti dall`€™America latina, dall`€™Africa e dall`€™Asia sottolinearono questo concetto, descrivendo lo stato di insopportabile oppressione in cui si trovavano i loro popoli a causa delle nefandezze perpetrate dal colonialismo e continuate, nei nostri anni, dai meccanismi, gravemente ingiusti, del commercio internazionale. Nel più importante dei suoi documenti finali, il concilio Vaticano II (i cui lavori durarono più di tre anni) dichiarò che «la Chiesa riconosce nei poveri e nei sofferenti l`€™immagine del suo Fondatore»; che è come dire: «Vi sono nel mondo popoli interi che gemono sulla croce della miseria e i cristiani non possono volgere gli sguardi, devono impegnarsi per la giustizia, altrimenti tradiscono la propria fede».
Molte delle decisioni del Concilio ebbero  grande rilevanza: fu sottolineata l`€™importanza assoluta delle Sacre Scritture come ispirazione di tutta la vita della Chiesa, riformata la liturgia in maniera che ogni cattolico potesse celebrare l`€™eucarestia nella propria lingua, e non soltanto in latino, che alla stragrande maggioranza dei fedeli risultava incomprensibile; fu sottolineato il ruolo dei laici nella vita della Chiesa (laico vuol dire: che appartiene al popolo di Dio, non ha ricevuto la consacrazione sacerdotale ma è pur sempre chiamato a partecipare al sacerdozio universale del Cristo e a esprimere le proprie competenze, che i pastori devono rispettare e onorare); fu riproposta come scandalo da sanare con rinnovato coraggio la divisione fra le Chiese; fu affermata la libertà  di coscienza, cioè il diritto di seguire in piena libertà  le proprie credenze e fu solennemente riconosciuto che in tutte le grandi religioni è presente almeno un barlume (e talvolta ben più di un barlume) dell`€™amore di Dio`€¦
Il Concilio è stato voluto da papa Giovanni, che ha potuto solo aprirlo, l`€™11 ottobre 1962, e seguirne la prima fase. Dopo la sua morte, il 3 giugno dell`€™anno seguente, il successore, Paolo VI, ha voluto proseguirlo, cercando di orientare i lavori e di comporre le divergenti posizioni dei Padri conciliari in un disegno unitario, possibilmente accolto dall`€™assemblea in maniera unanime. Non mancarono minuziose analisi e riscritture, con opinioni diverse talvolta distorte o ampliate dai media. La seconda sessione durò dal 29 settembre al 4 dicembre del 1963; la terza dal 14 settembre al 21 novembre 1964 e l`€™ultima dal 13 settembre all`€™8 dicembre 1965.
Non è possibile, cara Angela, dire abbastanza sul Concilio in poche righe. Ma se tu leggerai con attenzione il «Messaggero», ti accorgerai che ne parliamo spesso, convinti come siamo che esso sia un avvenimento che, a quarant`€™anni di distanza, continua ad avere una straordinaria importanza per la Chiesa.

L`€™islam in crisi? Lo pensa un amico lettore
«Non tutti si rendono conto che dietro la maschera di sicurezza dottrinale, la religione musulmana presenta gravi segnali di crisi. La veemenza proselitistica sarebbe proprio una reazione compensatoria ai sentimenti di inadeguatezza a cui l`€™islam è pervenuto nell`€™ultimo periodo. È questa la tesi di un libro fresco di stampa, Il suicidio dell`€™islam di Bernard Lewis, professore emerito a Princeton. Nel corso degli ultimi secoli, sostiene Lewis, il mondo islamico è diventato `€œpovero, debole, ignorante`€. Hanno fatto da freno le barriere sociali e culturali, le disuguaglianze ma, soprattutto, il mancato laicismo, l`€™identificazione teocratica fra potere religioso e politico.
«`€œL`€™idea che religione e autorità  politica, chiesa e stato, siano cose diverse `€“ sostiene Lewis `€“ e possano essere separate è, in senso profondo, un`€™idea cristiana, la cui origine può essere ricondotta all`€™insegnamento di Gesù Cristo: `€˜Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio`€™. Nella Roma imperiale, Cesare era Dio. Per gli ebrei, come per gli attuali musulmani, Dio è Cesare. `€œL`€™idea che un gruppo di persone, una certa attività , una parte della vita umana restino fuori dalla sfera d`€™azione della legge religiosa è estranea alla mentalità  musulmana. La sola legge ammessa è la sharia divina`€.
«Il rimedio vero, secondo Lewis, è nell`€™ipotesi che, messo da parte il vittimismo, il mondo islamico accetti la sfida con il mondo e metta i talenti di cui è ricco al passo con i tempi. `€œSe invece i popoli del Medio Oriente continueranno sulla strada attuale, l`€™attentatore suicida potrebbe diventare una metafora del loro destino`€.
«Il problema islamico, dunque, anziché militare, è politico e culturale. `€œL`€™errore degli Stati Uniti, ma anche dell`€™Europa `€“ sostiene Sabino Acquaviva dell`€™università  di Padova `€“ è quello di dare una grande importanza al problema dell`€™opzione militare, trascurando il tema di fondo della difesa della democrazia e della sua diffusione nel mondo islamico, ma anche della promozione del sistema dei valori della nostra civiltà `€.
«Dello stesso parere è il presidente della conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, monsignor Wilton D. Gregory il quale, in una lettera personale al presidente Bush, fa presente che la guerra contro l`€™Iraq potrebbe `€œprovocare proprio quegli attacchi che vorrebbe prevenire`€ e che `€œla lotta contro il terrorismo si potrà  vincere solamente se si affrontano con onestà  le difficoltà  e le ingiustizie che affliggono miliardi di persone nel mondo».
Luciano Verdone - Teramo

La ringraziamo per questo suo contributo alla comprensione di un popolo, un tempo a noi lontano, con il quale ora ci troviamo a dover fare, per tanti motivi, quotidianamente i conti. Non abbiamo conoscenze tali da condividere o controbattere affermazioni di alcuni insigni studiosi. Ci sentiamo di condividerne altre, come quella espressa dai vescovi cattolici statunitensi. Davvero la guerra non riuscirà  a debellare il terrorismo. Lo si debellerà  solo affrontando i principali problemi che sono alla radice del terrorismo, cioè le ingiustizie che affliggono miliardi di persone nel mondo.

Quella  di Gesù, una morte inutile?
«Gesù è morto crocifisso per la salvezza del mondo `€“ frase ripetuta sempre dal mondo religioso `€“. Considerato che all`€™epoca di Cristo condanne del genere ve ne sono state tante, anche per piccoli reati, domando quale parte del mondo e quale popolo è stato salvato con la crocifissione di Gesù. Visto che in duemila anni nell`€™animo degli uomini ci sono state sempre le stesse cose e cioè: rivalità  religiose nel pianeta terrestre, rivalità  fra uomini con invidia, odi, omicidi stragi e guerre. Può darmi una risposta convincente perché Gesù è morto per la salvezza del mondo?».
Aldo De Benedictis `€“ Roma

Caro amico, lei ha ragione nel dire che anche dopo la crocifissione di Gesù e la sua resurrezione sono rimaste «rivalità  religiose nel pianeta terrestre, rivalità  fra uomini con invidia, odi, omicidi, stragi e guerre». Dio, nel crearlo, ha dato all`€™uomo la libertà  di agire come vuole e il male non poteva essere sradicato dal mondo per miracolo, deve essere vinto dallo sforzo concorde di tutti i popoli.
E allora, mi lasci dire che se la morte e la resurrezione di Gesù hanno valso la possibilità  di salvezza eterna per tutti coloro che si affidano al suo Vangelo, già  su questa terra, che talvolta pare davvero sommersa dal male, sono state presenti, durante tutti i secoli, enormi energie e testimonianze di bene, scatenate con il proprio amore da quel Figlio di Dio inchiodato alla croce degli schiavi e dei malfattori.
Noi viviamo in tempi in cui le informazioni che riceviamo contengono notizie di delitti e stragi e guerre. Ma, accanto a queste terribili tragedie, chi ha occhi per vedere sa che vi sono centinaia e centinaia di migliaia di persone, anzi milioni e milioni, che dedicano una parte della propria vita (o addirittura l`€™intera esistenza) ad assistere i poveri, soccorrere le vittime dei conflitti armati e dell`€™ingiustizia, difendere i diritti umani, annunziare che un nuovo mondo è possibile e renderlo evidente con la propria testimonianza. E quest`€™immensa parte di umanità , magari senza saperlo (veda il vangelo di Matteo al capo XXV, versetti 31-46), è mossa dalla presenza del Signore Risorto nella storia degli uomini.

Che cosa sono questi riti satanici?
«Abito a Padova. Nel mio quartiere, in questi giorni, si parla di riti satanici, perché sono state trovate in un luogo delle candele colorate bruciate a metà  e degli uccelli orrendamente martoriati. Non è la prima volta che la stampa locale riferisce di cose analoghe che succedono di frequente in luoghi appartati dei nostri Colli Euganei. Come è possibile che ci sia gente che adori Satana, che faccia dei riti per celebrarlo, riti dove a volte si fanno anche cose vergognose e innominabili?». 
Riccardo Severini `€“ Padova

Tutte le inchieste sulle sette sataniche coincidono nel dire che la diffusione di quelle veramente tali è relativamente piccola: spesso si tratta soltanto di ragazzate volgari o di stupidissimi tentativi di sentirsi importanti compiendo trasgressioni al pudore e alla ragionevolezza. Al di là  di questi fenomeni, comunque inquietanti, c`€™è la contiguità  con il mondo tristissimo e pericolosissimo dei «maghi» e delle «maghe». Se ci si abitua a ritenere che vi siano persone in grado di utilizzare forze oscure, il passaggio a Satana, che ne sarebbe il signore, è abbastanza comprensibile.
Continuando il discorso, emergono due aspetti della realtà : uno, religioso, l`€™altro, psicologico e, talvolta, persino psichiatrico (nel senso che talora sono presenti elementi di follia). Quanto al primo, esso ci chiama in causa: vi sono persone che, travolte da disgrazie o da errori da esse stesse compiute, non hanno poi trovato (o saputo trovare) nelle nostre comunità  di fede un sostegno, una calda solidarietà  che dovrebbe essere il connotato fondamentale di chi si dice cristiano, e sono cadute nella trappola di chi offre loro, quasi come una compensazione, una specie di rovesciamento del bene nel male, della preghiera nella bestemmia, dell`€™amore nella crudeltà , alimentando l`€™odio per persone considerate responsabili delle proprie sofferenze.
Il secondo aspetto del fenomeno, quasi sempre collegato al primo, è che esistono persone le quali, per vicende traumatiche, per lo più infantili, hanno maturato dentro di sé una grande aggressività , che a un certo punto della loro vita non riescono più a dominare. Esse trovano allora nelle sette demoniache la possibilità  di esprimerla anche in atti di ferocia; e, nello stesso tempo, di non sentirsene colpevoli perché quegli atti sarebbero opera di Satana e della forza che possiede i suoi adepti.

Il Papa richiede clemenza per i carcerati
«In occasione del Giubileo 2000, Giovanni Paolo II e l`€™intera Chiesa cattolica, appellandosi a una quasi millenaria tradizione, hanno invocato un gesto di clemenza verso le persone che soffrono in carcere (soltanto in Italia 57 mila, tra essi non pochi innocenti!). Purtroppo per ottusità , interessi e opportunismi incrociati di ogni genere, giornalisti, giudici e politici hanno dimostrato una spaventosa sordità . Ma oggi al ministero di Grazia e Giustizia siede un esperto in acustica, e la supplica dei poveri si leva unanime e clamorosa fino al cielo, sostenuta da chiunque abbia a cuore il destino delle persone e la dignità  delle istituzioni. Persino il presidente della Repubblica è intervenuto per sollecitare maggiore umanità . Cosa si aspetta a dimostrare che la Stato italiano sa essere giusto e clemente, senza ottusi giustizialismi?».
Marzia Canitto Prosperi - Roma

Anche nella sua recente, e storica, visita al parlamento italiano, Giovanni Paolo II ha riproposto con vigore il gesto di clemenza invocato in occasione del Giubileo. E i parlamentari dell`€™una e dell`€™altra sponda l`€™hanno accolto con unanimi dichiarazioni di plauso e consenso. Salvo soffocare tutto il giorno dopo, sotto una montagna di distinguo, di perplessità , di prudenze. Già  oggi nessuno ne parla più. Proprio l`€™esperto in acustica sembra essere, su questo, più sordo degli altri. Non viene chiesto di svuotare le carceri, di rimettere in libertà  indiscriminatamente ladri di polli e pericolosi malfattori, solo di usare clemenza per quei malcapitati, accusati di reati minori, che dalla detenzione in carceri sovraffollati e assai poco «rieducativi» hanno solo da perdere.

Mille drammi dietro la prostituzione
«Ho letto della proposta di legge sulla prostituzione e riforma della `€œMerlin`€ che vietava le `€œcase chiuse`€. D`€™accordo che vedere donne, anche giovanissime, che si offrono ai clienti dai margini delle strade non è il massimo. Ma poiché queste ragazze che si prostituiscono quasi sempre sono vittime di criminali che, direttamente o indirettamente, le sfruttano, togliendole dalle strade e concedendo loro di prostituirsi in appartamenti da sole od organizzate in cooperative, non mi sembra che si risolva il vero problema, che è quello dello sfruttamento. Avremo liberato le strade, ma il problema resta. Lei che ne pensa?».
Maria Collesio `€“ Ragusa

Lo spettacolo delle donne che si vendono ai margini delle strade non ha soltanto, come il nostro lettore ha compreso, il carattere dell`€™indecenza che provoca turbamenti, ma anche contenuti ben più gravi. Il primo: la presenza di ragazze giovanissime, per lo più straniere, mostra che vi è un vero fenomeno di tratta delle schiave. Basta parlare con don Benzi, impegnato su questo fronte, per apprendere vicende tristissime, anzi orribili, e sapere come decine e decine di «prostitute» dichiarano la loro felicità  quando riescono a liberarsi dagli sfruttatori.
Ma il secondo argomento è altrettanto grave. Tutti (tutti) gli italiani sanno bene queste cose: e sanno che molte di queste ragazze e ragazzine sono ricattate con la minaccia di ritorsioni sui loro genitori nel caso che cerchino di liberarsi dalla loro schiavitù. Ciononostante, i «clienti» non scarseggiano mai. Come possano trarre piacere da questi incontri in cui tutto si svolge tranne che un atto d`€™amore, come possano incrementare un commercio di carne umana, questo è il fatto forse più orribile della vicenda.
Togliere le prostitute dalle strade può rappresentare un sollievo per chi, giustamente, non vuole contemplare certe realtà . Ma in nessun modo rende meno grave il dramma delle «schiave di lusso».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017