Lettere al Direttore

02 Marzo 2002 | di

Quando si caccia Dio

«Ho letto, con molto interesse, la `€œLettera del mese`€ di gennaio 2002: `€œC`€™è ancora un`€™identità  cristiana?`€ e precisamente quando Lei osserva: "A dire il vero, ci pare che gli italiani da tempo abbiano rinunciato alla loro identità  cristiana» quando mi è giunto, da un amico, l'e-mail che le accludo. Ci sono cose su cui riflettere.

`€œAlla figlia di Billy Graham, intervistata a proposito della tragedia delle Twin Towers, è stato chiesto: `€œCome ha potuto permettere Dio che avvenisse una tragedia del genere?`€. Anne Graham ha risposto: `€œIo credo che Dio sia profondamente rattristato da questa tragedia, proprio come lo siamo noi, ma per anni noi gli abbiamo detto di andarsene dalle nostre scuole, di andarsene dal nostro governo, di andarsene dalle nostre vite. Ed essendo Lui quel gentiluomo che è, io credo che Egli con calma si è fatto da parte. Come possiamo aspettarci che Dio ci dia la Sua benedizione e la Sua protezione se gli chiediamo: lasciaci soli? Penso che tutto sia cominciato quando Madeline Murray O'Hare (che è stata uccisa e il suo corpo è stato trovato di recente) ha protestato di non voler che si pregasse nelle nostre scuole, e le abbiamo detto: Ok.

`€œPoi qualcuno ha detto: è meglio non leggere la Bibbia nelle scuole... la Bibbia che dice, Tu non ucciderai, Tu non ruberai, ama il tuo vicino come te stesso, e gli abbiamo detto: OK.

`€œPoi, il dottor Benjamin Spock ha detto che noi non dobbiamo sculacciare i nostri figli quando si comportano male perché le loro personalità  in sviluppo si potrebbero deformare e così danneggiare la loro autostima (il fà­glio del dottor Spock si è suicidato) e gli abbiamo detto: OK.

`€œQualcuno ha detto ancora che insegnanti e presidi non devono punire i nostri figli quando si comportano male... e abbiamo detto: OK.

Poi qualcuno ha detto: permettiamo alle nostre figlie di abortire, anche senza dirlo ai genitori, e abbiamo detto: Ok.

`€œQualche saggio componente del consiglio didattico delle scuole ha detto: poiché i ragazzi sono sempre ragazzi e lo faranno comunque, concediamo loro tutti preservativi che vogliono... E ancora una volta abbiamo detto: OK.

`€œQualche altro ha detto: stampiamo riviste con fotografie di donne nude e chiamiamo tutto ciò salutare apprezzamento per la bellezza del corpo femminile. E noi gli abbiamo detto: OK.

`€œInfine l'industria del divertimento ha detto: facciamo programmi tv e film che promuovano il blasfemo, la violenza e il sesso illecito; e facciamo musica che incoraggi il furto, le droghe, l'omicidio, il suicidio... E abbiamo detto: è solo divertimento, non ha controindicazioni, e comunque nessuno prende questo sul serio...

`€œE abbiamo il coraggio di chiederci perché i nostri figli non hanno coscienza; perché non distinguono il bene dal male: perché non li disturbi uccidere i diversi, i loro compagni di classe e perfino se stessi...

`€œBizzarro come è semplice per la gente cacciare Dio e meravigliarsi perché il mondo sta andando a rotoli...`€».

Ignazio Ettore Longo - Padova

La lettera di questo mese ci viene proposta da un amico lettore. A noi solo un breve commento. Lo scritto di Anne Graham, che sa molto di America ma rispecchia anche tanto l`€™Italia, si prolunga in ulteriori osservazioni sullo stesso tema per dire che quando si mette da parte Dio e ci comporta come se Gesù Cristo non avesse mai proposto il suo messaggio di amore, che detta anche conseguenti comportamenti (e avviene spesso), tutto è lecito, tutto è possibile. Può allora un popolo così, dirsi ancora cristiano? È sufficiente salvaguardare storia, tradizioni, monumenti per dire di avere difeso l`€™identità  cristiana di un popolo? A noi sembra di no. Che l`€™identità  cristiana si difende anzitutto convertendoci al messaggio del Vangelo. Solo un vissuto cristiano diffuso può dare ad essa anima e futuro.

 

Sul nudo la Chiesa latita?

«Sono ormai quotidiane le immagini riportate da certi periodici e calendari in cui attricette fanno a gara per comparire senza veli e possibilmente in pose che troppo spesso, con un certo compiacimento, vengono definite coraggiose e prive di tabù. Ciò contrasta marcatamente in una realtà  come la nostra dove sono all`€™ordine del giorno le rivendicazioni femminili mirate a dare maggiore considerazione alle donne nei vari aspetti della vita quotidiana. È, di conseguenza, negativamente sorprendente l`€™atteggiamento compiacente di certa influente opinione pubblica che non solo tollera, ma addirittura plaude, a questo continuo carosello, assai penoso per la verità , di star che fanno a gara, inconsapevolmente o non, nel mostrarsi senza veli, dando di riflesso un`€™immagine assai degradante dell`€™universo femminile che è marcatamente contraddittorio, nei confronti di altre donne che hanno saputo conquistarsi spazi e ruoli anche di rilievo nella società , grazie alla loro determinazione e professionalità ...

«Un`€™altra riflessione `€“ assai amara `€“ è nel constatare parimenti la quasi completa latitanza delle autorità  ecclesiastiche nel denunciare la realtà  sopra descritta: quello che potrebbe e dovrebbe essere impegno evangelico da non sottovalutare, non trova purtroppo oggettivo riscontro nella prassi corrente, ove una Chiesa sovente troppo preoccupata nell`€™autocritica del passato è non di rado distratta nella denuncia delle anomalie quotidiane. Ciò rischia di innescare un meccanismo di allarmante demotivazione nei suoi fedeli, creando in essi un conseguente stato di sfiducia che può talvolta comprometterne quella carica interiore di rinnovamento così indispensabile ai fini dell`€™annuncio evangelico, compito oggi più che mai arduo ma pur sempre esaltante e di pertinenza di ogni fedele».

Fabio Confalonieri - Milano

Parola di maschio. E le donne che dicono? La Chiesa latita sul tema, lei dice. Certo, ogni prete (ma anche ogni laico) è consapevole di non fare mai abbastanza per favorire l`€™avvento del regno di Dio. Ora si tratta di vedere se ha più senso e maggiore efficacia, «tuonare» contro certo malcostume (con il rischio da fare da cassa di risonanza) o cercare di educare preventivamente perché certi comportamenti non avvengano. Pur sapendo che ci sarà  sempre chi, attratto dalle sirene del guadagno, del successo e del piacere, farà  di testa sua. Non è facile capire quale sia la strategia migliore per vivere noi stessi e far vivere gli ideali del Vangelo. Giovanni Paolo II ci ha dato l`€™esempio tracciando nella Mulieris dignitatem un ritratto così alto della donna nella sua dignità  e vocazione che dovrebbe indurre chiunque a non accettare compromessi. E la gran parte delle donne non li accetta.

 

Inutile buonismo?

«Le tesi di don Luigi Ciotti non differiscono dai `€œnoglobal`€ per radicalità  culturale e politica di sinistra. Identificare gli Stati Uniti, anche nel momento tragico dell`€™attacco subito, con il `€œpartito degli affari`€ mi pare riduttivo ed eccessivo. Più equilibrato, mi sembra Valerio Ochetto (numero di dicembre 2001), anche se l`€™attacco dell`€™11 settembre non si può spiegare con `€œl`€™irruzione dell`€™irrazionale`€, dovendosi valutare la realtà  dell`€™islam per quello che è, per un serio dialogo, con reale reciprocità . Mi ha sorpreso che non sia stato ripreso l`€™intervento papale `€“ inspiegabilmente tardivo `€“ sul terrorismo, definito: `€œatto criminale contro l`€™umanità ; atto criminale contro Dio; atto gravissimo che legittima la difesa proporzionata; atto mai giustificabile per ragioni economico sociali di ingiustizia pur esistenti in tante parti del mondo`€. Il modo con cui i giornali cattolici guardano ai temi della pace e della guerra, l`€™insistenza su un dialogo generico con l`€™islam, la ripetizione di slogan buonisti (tra cui il «perdono» per il passato), la sostanziale sublimazione in senso etico e religioso della fallita cultura comunista, appaiono purtroppo nel suo giornale...

«I musulmani non dimostrano in modo serio e forte di volere la reciprocità  oggi, pur avendo colpe da farsi perdonare (se si vuole) per il passato. Le parole riportate da Igor Man (novembre 2001) del professor Khaled Fouad Allam di Trieste sono nobili, ma `€œinterne`€ alla logica dell`€™islam. L`€™uccisione dei `€œfolli`€ di Allah di propri simili in Algeria si accompagna a molte uccisioni a freddo di cristiani in vari Paesi. Occorre spiegare perché ciò accade e non far ricadere sull`€™Occidente colpe che non ha. L`€™Occidente ha altre responsabilità , non una visione erronea del legame religione e politica e soprattutto è capace ancora di ragioni, come deve continuare a fare».

Amedeo - Roma

A insistere sul perdono `€“ come lei sa bene `€“ come sul dialogo con tutti, ma non generico (vedi incontro delle religioni per la pace di Assisi lo scorso gennaio) è lo stesso Pontefice, il quale ragiona secondo la logica del Vangelo, spesso diversa dalla logica di questo mondo. Molti si scandalizzano per questo. Ma non è cosa nuova. Anche al sentire le parole di Gesù molti si scandalizzavano e se ne andavano. Ora le parole e i gesti del Papa ci sembrano una buona garanzia per indirizzare le nostre scelte.

 

Come va il mondo

«Le sottopongo alcuni quesiti cui non so darmi risposte. Come mai, dopo tanti secoli, la religione cattolica è così poco diffusa e contrastata? Perché tante religioni al mondo e alcune (islam) tanto tremende? Che fine hanno fatto le promesse di Fatima sulla conversione della Russia ecc. Quando si dovrà  aspettare perché il mondo cambi e si converta?».

Sergio F. - Castelseprio

Abbiamo così sintetizzato la lettera del nostro affezionato lettore. I suoi quesiti si possono in fondo ridurre a un`€™unica domanda: che senso ha la nostra storia in questo mondo? La riflessione cristiana si è data da fare per giungere a una qualche risposta: basti pensare a sant`€™Agostino nella Città  di Dio, o a Vico con i famosi corsi e ricorsi... Ma resta il fatto che si tratta di un mistero che lascia sempre con gli occhi sbarrati. Lo stesso si dica per i terribili eventi di questi tempi che hanno fatto tremare l`€™America e il mondo. Se noi qui vogliamo dire la nostra, è semplicemente a mo`€™ di consolazione e di illuminazione.

La diffusione della religione cattolica: precisando un tantino le cifre, diciamo che i cristiani nel mondo oggi sono circa un miliardo e mezzo; di questi i cattolici sono ormai più di un miliardo. È vero che i cristiani convinti sono una minoranza (come sono una piccola minoranza gli atei convinti), ma è pur sempre vero che la Chiesa nel mondo costituisce una presenza significativa.

Significativa s`€™intende sotto l`€™aspetto numerico; ma forse non è questo l`€™aspetto più importante, forse non si arriverà  mai alla conversione di tutti i popoli del mondo. E allora dove sta il disegno di Dio, dove sta la volontà  di Cristo? Ecco, se leggiamo attentamente il vangelo, troviamo immagini e similitudini che fanno intuire qual è in realtà  il disegno di Dio. Si parla, ad esempio, del regno di Dio (diciamo: della Chiesa) come di una luce, o come del sale, del lievito. Ora la luce ha il compito di splendere nelle tenebre `€“ che ci sono, tanto che spenta la luce ritornano; il sale ha il compito di dare sapore alle vivande nelle quali scompare, il sale non è tutta la vivanda, anzi se lo senti in bocca lo butti fuori; il lievito ha il compito di sollevare tutta la pasta, non è pasta.

Da queste immagini si capisce che il compito dei cristiani non è tanto quello di far sì che tutti gli uomini siano luce, sale e lievito, ma che nella realtà  di questo mondo ci siano la luce, il sale e il lievito. Ossia che i cristiani siano cristiani. Ma non tutti i cristiani sono veri testimoni... È vero, e ce ne duole. Però Gesù avverte i pochi (il «resto» d`€™Israele) con parole grandi: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16); e prega dicendo: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).

I cristiani sono luce, sale e lievito quando fanno apparire i segni di Gesù Cristo, che sono l`€™amore e l`€™unità : «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri,;come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). Nella storia della Chiesa ci sono stati momenti in cui tale amore è apparso, e il numero dei cristiani aumentava (come i primi tempi della Chiesa, come ce li descrive il libro degli Atti degli apostoli). Fino all`€™editto di Costantino i cristiani erano pochi, ma significativi, tanto che lentamente tutto il mondo occidentale s`€™è fatto cristiano. Oggi dobbiamo fare la stessa cosa e poi il Signore farà  il resto.

Se dovessimo aggiungere una noticina sulla Russia (e sui segreti di Fatima), diciamo che le rivelazioni di Fatima non sono la Bibbia e pertanto vanno prese come ci sono state riferite, e tuttavia non si può negare che la Russia abbia tolto la cortina di ferro alle sue frontiere e oggi anche la Chiesa cattolica può svolgervi la sua attività , come attestano i nostri confratelli che a Mosca, a San Pietroburgo e altrove stanno aprendo le loro case e preparano dei giovani alla vita religiosa e all`€™attività  pastorale. Quel che avverrà  domani non sappiamo: intanto accogliamo questi piccoli segni di un cambiamento che fino a pochi anni fa era insperato. E lodiamo Dio, riconoscendo ancora che il mistero della storia ci rimane per molti versi nascosto.

 

A che cosa porta l`€™umile ascolto delle «lezioni» del Signore

«Da alcuni anni sono abbonata al `€œMessaggero`€, del quale apprezzo sempre di più la forte carica spirituale: in particolare la rubrica di risposte ai lettori è per me fonte preziosa di riflessioni ed insegnamento. Quest`€™estate compirò 60 anni: sono madre e da poco, anche felicemente nonna. La mia vita è stata stimolante e faticosa insieme. Ho ricevuto tanto, e tanto mi è stato tolto, soprattutto in termini di soddisfazione: ho dovuto gradatamente accantonare molte mie potenzialità , un po`€™ per la cultura del tempo `€“ che relegava noi donne nell`€™ambito della famiglia `€“ e un po`€™ perché la vita, soprattutto quella familiare, piano piano ci sposta, da una dimensione più individualistica ad un`€™altra sicuramente più generosa, ma anche più uniforme ed appiattente...

«La difficoltà  più grande è risultata essere, con il trascorrere del tempo, la totale distanza di mio marito dalla dimensione della fede, o della ricerca di essa. Questo non ci ha consentito di progredire insieme sulla strada dell`€™arricchimento e perfezionamento reciproco, ma ci ha fornito invece materia di contrapposizioni e incomprensioni molto frequenti: entrambi rispettavamo la libertà  dell`€™altro, ma in definitiva parlavamo lingue diverse. Io sentivo più fortemente alcune sue carenze, mentre lui si dichiarava appagato dai suoi interessi in campo politico sociale, che erano invece la sua unica dimensione, oltre a quella lavorativa.

«Ora le cose vanno decisamente meglio: attraverso canali diversi la Parola di Dio (e l`€™illuminato commento di essa a opera di autorevoli personalità  della nostra Chiesa e anche di altre confessioni) ha raggiunto anche lui, smussandone i preconcetti e ampliandone gli orizzonti (dallo stesso punto di vista sociale). Personalmente sto cogliendo, quindi, soltanto ora i tanti frutti di tanto mio impegno in questa direzione e di qualche preghiera (poche debbo ammettere).

«Solo da poco mi sono accorta che Dio mi ha condotta tenacemente per mano anche quando io mi affannavo ad affermare con caparbietà  la mia volontà  e il mio diritto a decidere e gestire ogni cosa. Con qualche successo ma anche con parecchi inciampi. La percezione di questa presenza benefica accanto a me, mi ha portato a raggiungere finalmente la dimensione della mia umiltà  di creatura e il conseguente pentimento per l`€™aridità  delle mie poche e stentate preghiere a lui nel corso di tutta la mia vita: quando ci ripenso, esse mi sembrano in realtà  più accuse o ricatti che non preghiere. Ora mi sento meglio, su tutta la linea, come se una luce mi avesse finalmente illuminata...».

Giovanna - Torino

Nella parte di lettera che per ragioni di spazio abbiamo omesso, lei suggerisce a eventuali lettori che si dibattessero nell`€™incertezza senza riuscire a trovare il bandolo della propria vita una via di uscita, che è di porsi con umiltà  in ascolto delle «lezioni» che il Signore impartisce e di lasciarsi condurre da lui, anche per strade che a volte ci appaiono insensate. Questo atteggiamento ha fatto scendere una grande luce e una grande pace nella sua vita, che auguriamo per la vita di quanti la leggeranno.

 

Illibata al matrimonio, scelta controcorrente

«Il fidanzato mi ha lasciata perché non ho voluto un rapporto. Lui ha insistito e mi ha messo davanti a una scelta. Sono stata sincera: gli ho detto che intendevo rimanere pura sino al matrimonio. E lui non ha saputo aspettare. A chi mi chiedeva il motivo della separazione ho detto una bugia e cioè che il fidanzato mi aveva chiesto di andare a vivere con lui. Se avessi detto la verità , non mi avrebbero capito. So come la pensano...».

Lettera firmata

Il fatto è di per sé personale, ma fa pensare a quei giovani di oggi che non seguono le mode e nelle loro scelte seguono le vie di Dio come le indicano il Papa e i buoni pastori di anime. È chiaro, d`€™altronde, che sulla lettrice ha molto peso quello che gli altri pensano, e cerca di difendersi riferendo cose non rispondenti a verità .

Ora mi pare che il problema sia quello di portare avanti i propri ideali con tranquillità , senza nascondere alcunché. Ma che cos`€™è quella voglia che hanno tanti di sapere le nostre cose? Di fronte a domande indebite, poiché davvero la cosa riguarda lei e il suo ragazzo, si risponde con frasi generiche e nulla più.

Piuttosto c`€™è da riflettere davvero sulla psicologia di quel giovane che mette la sua ragazza di fronte a una scelta, dove l`€™amore non c`€™entra. Se il tempo del fidanzamento, considerato generalmente un tempo di grande affetto e rispetto, si trasforma in una pretesa unilaterale, c`€™è da chiedersi che matrimonio può venirne fuori. Sono tanti i matrimoni che si rompono, e tantissimi quelli ove la convivenza è pressoché forzata.

Guardando al fondo, si vedrà  che è venuta a mancare la comunione vera. Gesù Cristo ci chiama a una comunione profonda, attraverso la quale dona agli sposi la grazia di sentirsi felici. Lo ripetiamo sempre: ciò che rende felici non è il sesso, ma l`€™amore vero. Un amore vero e costante, o quello che nei corsi per fidanzati si chiama «amore ablativo», ce lo dà  solo il Signore attraverso la grazia tipica del sacramento del matrimonio. Il segno che si vuole questo aiuto del Signore è proprio la castità  dei fidanzati. Spesso si può constatare come queste coppie fedeli, nonostante i loro limiti e difetti `€“ comuni a quelli di tutti gli altri `€“, siano rafforzate dal Signore e stabili, anche in tempi di grande fragilità  come i nostri.

 

Quel sudario «piegato in un luogo a parte»

«Spero dalle colonne del `€œMessaggero di sant`€™Antonio`€ cui sono abbonato e affezionato lettore, leggere una risposta a un quesito al brano del Vangelo 20,1-9 di Giovanni che scrive: `€œ... giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte`€. Quale significato ha il sudario, piegato e in un luogo a parte?».

Rino - Pordenone

Che senso ha il sudario piegato in un luogo a parte? Il sudario era un panno che copriva il corpo del defunto, al di sopra della sindone o lenzuolo, ed era stretto sotto il mento. Il fatto che si trovi piegato a parte esclude una violenza fatta alla salma: se qualcuno avesse voluto rubarla o asportarla non avrebbe perduto tempo a riporlo in ordine. Ciò detto, per uno che legge il Vangelo ogni giorno, come lei, è utile ricordare che al di là  del senso letterale del testo, esiste anche un significato simbolico e mistico che una lettura «spirituale» ci insegna a cogliere. Senso simbolico che a volte è già  nel testo biblico: basta confrontare Gv 7,27 e seguenti che accenna all`€™acqua viva o Gv 19,31 e seguenti dove si parla del colpo di lancia al costato di Cristo. In tal senso gli ebrei dicevano che bisogna leggere il testo biblico anche tra le righe... Leggendo «spiritualmente» il nostro testo, va detto allora che la risurrezione di Cristo avviene nel silenzio, senza rumore; diremmo proprio in maniera tanto ordinata che manifesta sicuramente la signoria di Dio sulla morte. Questo suggerisce l`€™annotazione, certo non casuale, dell`€™evangelista.

 

FEDE E VITA di Claudio Mina

È lecito desiderare la morte per unirsi a Dio?

«Una mia cara amica, ricca di spiritualità  ma socialmente un po`€™ isolata, mi confidava il suo desiderio di morire per incontrare finalmente Dio. Ma un simile desiderio è cristiano?».

Elia

Anche se la consapevolezza della caducità  della nostra vita terrena è bene che rimanga sullo sfondo del nostro orizzonte esistenziale, l`€™atteggiamento più comune del cristiano è quello di impegnarsi a vivere bene giorno per giorno e non quello di pensare alla morte. Infatti, l`€™istintiva ripugnanza verso di essa, connessa con il naturale istinto di conservazione, potrebbe creare sul piano emotivo ostacoli verso un impegno di vita alacre e sereno. È anche per questo motivo che `€“ come spesso è stato detto `€“ Dio ci tiene nascosto il momento della nostra dipartita, chiedendoci però di tenerci sempre pronti a essa, per non essere colti impreparati.

Detto questo, va però ricordato che il desiderare di morire per incontrare Dio è una meta di grande valore spirituale, raggiunta da persone le quali hanno avuto la fortuna di realizzare una profonda unione con lui, sperimentando in qualche modo la sua dolcezza e la sua bellezza, e anelando pertanto a immergersi totalmente in lui al di là  dei limiti imposti dalla condizione terrena. È ben nota, ad esempio, l`€™aspirazione di san Paolo: «Desidero essere dissolto per divenire tutt`€™uno con Cristo». E di tantissimi altri santi sono note simili esternazioni. A parte comunque questi esempi sublimi, è stato spesso affermato che questa «riconciliazione» con la morte, vista come «nascita» alla meta definitiva della gioiosa convivenza con Dio, dovrebbe essere un atteggiamento comune a ogni cristiano che cerchi di amare Dio veramente con tutto il cuore.

È vero che tale atteggiamento può facilmente essere ostacolato dalla consapevolezza delle proprie mancanze, ma a tale consapevolezza andrebbe contrapposta la fede che «se anche il nostro cuore ci rimproverasse qualcosa, Dio è più grande del nostro cuore» e che per un solo atto d`€™amore può `€“ come ha fatto sulla croce con il «buon ladrone» `€“ aprirci subito la porta del Regno dei cieli.

Tale sentimento di attesa del Regno, per non risultare alienante e squilibrante per la personalità , deve però essere accompagnato dalla consapevolezza che il cristiano è chiamato prima di tutto a incontrare e a godere di Dio «adesso e qui», cioè su questa terra, godendo le gioie della sua vicinanza, del compiere lietamente la sua volontà , di vivere nell`€™amore con i nostri fratelli e di sperimentare `€“ sotto l`€™influsso degli specifici doni dello Spirito Santo `€“ tutta quella gamma di gioie spirituali e materiali che sono connesse con una piena realizzazione e che Dio ci offre proprio perché ne godiamo e lo ringraziamo.

Dobbiamo anche ricordare che una squilibrata accentuazione della caducità  delle realtà  terrene può mascherare una «fuga dalla realtà » e fare da alibi a un disimpegno di fronte alla responsabilità  di sviluppare i nostri talenti, nello sforzo di migliorare noi stessi e l`€™ambiente che ci circonda, portando il nostro contributo al progresso della società . Per questo motivo una conferma essenziale della bontà  del desiderio di lasciare questa terra è la concreta decisione di compiere con le proprie migliori energie quella volontà  di Dio che è rappresentata dai propri doveri.

Non appartiene quindi all`€™armonia della vita cristiana un`€™attesa dell`€™«al di là » che ci estranei dall`€™«al di qua». Lo afferma, ad esempio, un grande mistico come san Francesco di Sales che alla più elevata unione con Dio seppe unire un caldo apprezzamento per le amicizie e per le realtà  terrene: «Pur tenendo il nostro sguardo rivolto all`€™aldilà  `€“ afferma il santo in un suo scritto `€“ non dovremmo mai perdere il contatto con la realtà  della vita, ma dobbiamo piuttosto tener ben piantati ambedue i piedi per terra».

Significativa in questo senso è anche l`€™esplicita testimonianza di san Paolo, il quale affermava che anche se il morire sarebbe stata una gioia per lui, tuttavia desiderava di continuare a vivere per portare a termine la sua missione nella comunità  cristiana: per cui sia il vivere che il morire sarebbero stati per lui un modo di amare Dio.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017