Lettere al direttore

26 Giugno 2013 | di

Venticinquemila preghiere a sant’Antonio
 
Come ogni anno il «Messaggero» ha invitato i lettori a mandare una preghiera a sant’Antonio in occasione del 13 giugno, festa del Santo. Il mezzo utilizzato è una cartolina, che quest’anno era accompagnata da una bella immagine di papa Francesco. Mio impegno è stato quello di raccoglierle e portarle di persona alla tomba del Santo, proprio nel giorno della sua festa durante la Messa delle ore 10 alla quale hanno partecipato i collaboratori del «Messaggero di sant’Antonio» e moltissimi lettori e amici.

Ebbene, la vostra risposta è stata sorprendente non solo per i numeri – sono arrivate più di 25 mila cartoline, 2 mila delle quali dall’estero – ma anche per i contenuti che ho trovato di una ricchezza straordinaria. Molte delle vostre preghiere raccontano storie di generosità e condivisione, altre sono un inno alla vita e alla speranza nonostante le difficoltà; ma ciò che più mi ha sorpreso è la quantità di preghiere collegate a questo tempo di crisi, nelle quali chi scrive non si limita a chiedere solo per sé ma allarga lo sguardo a tutti coloro che soffrono e faticano. In particolare ai giovani, per le grandi difficoltà che essi incontrano a trovare un lavoro e un significato pieno all’esistenza; a chi sopporta gravi ristrettezze economiche; a chi vive nella precarietà e nella solitudine. 

La prospettiva, spesso, si allarga al mondo, ai cristiani perseguitati, a chi non ha il pane per vivere, a chi soffre a causa di guerre e ingiustizie, ai migranti sradicati dalla loro terra. Migliaia di voci, che si fondono in un’unica grande preghiera, a sfidare l’egoismo, la solitudine, l’angoscia di questi tempi incerti. 

Perciò ho creduto fosse bello condividere con voi alcune di queste preghiere, mantenendo, per correttezza, l’assoluto anonimato: esse sono il segno di un noi concreto, tangibile, che riporta ad Antonio e ci restituisce una grande speranza. Qui e adesso. E nonostante tutto.
 
«Caro sant’Antonio, ti prego e ti supplico con tutto il cuore di far guarire A., mio genero. Nell’adempimento del proprio dovere, essendo agente di Pubblica sicurezza, si è procurato delle profonde ustioni in tutto il corpo per aiutare una persona disperata che si è data fuoco. Ti prego, sant’Antonio, fallo guarire e tornare dai suoi due bambini e da sua moglie».
«Caro sant’Antonio, io e mia figlia stiamo attraversando un bruttissimo periodo, dovuto alla separazione di mia figlia da una persona violenta, senza rispetto per i figli e per le altre persone di cui ha sempre avuto bisogno. Ormai è già un anno, però, in questi giorni, la situazione è peggiorata, perché ha messo le mani addosso a una persona anziana. Ti chiedo di proteggere i miei adorati nipotini, la mia unica figlia, me e mio marito. Vorrei che tutto questo finisse al più presto, per ritrovare finalmente pace e serenità».
 
«Caro sant’Antonio questa volta voglio invocarti per gli altri, in particolare aiuta Asia Bibi e tutti i cristiani perseguitati, imprigionati ed emarginati per la loro fede. Fa’ che aumentino sempre più le vocazioni e aiuta tutti i bimbi, specialmente gli orfani, e coloro che non hanno le possibilità che hanno i nostri figli. Con amore G.».
 
«Chiedo una preghiera particolare a sant’Antonio per la mia nipotina N. di 7 anni. Non ha mai conosciuto la gioia della vita, non parla, non cammina e peggiora giorno dopo giorno. Grazie. Il nonno».
 
«Caro sant’Antonio ti prego, ti supplico fa’ che i nostri giovani abbiano un lavoro. Porta la pace in tutto il mondo e fa’ in modo che tutti abbiano da mangiare. Prega per noi, tuoi fedeli, aiutaci. Amen».
 
«Caro sant’Antonio, eccomi qui, puntuale, come ogni anno, in occasione della tua festa a rivolgermi, umilmente e con il cuore di una mamma disperata, a te per chiedere la tua intercessione per mio figlio M. Ti prego fa’ che si sblocchi… ha 10 anni… fa’ che parli bene e che capisca da solo le cose come tutti i suoi coetanei. Ti prego aiutami».
 
«Caro sant’Antonio, un anno è trascorso da quando ti ho inviato una letterina come questa e tante cose sono accadute belle e brutte, soprattutto per la nostra Italia. Ora io ti prego in particolare per i giovani, per i disoccupati, per chi ha perso il lavoro, per le famiglie povere e disagiate, per il Papa, per i governanti e per tutti i nostri cari».
 
«Caro sant’Antonio, sono una mamma che ha perso una figlia. Ora ti affido mio figlio. Credimi è buono, ma purtroppo non è considerato sul lavoro. In questo periodo non riesce più a reggere le umiliazioni».
 
«Caro sant’Antonio, proteggi papa Francesco, esempio luminoso che ci è stato donato per tornare al cuore della vita. Fa’ che non dimentichiamo mai il nostro prossimo bisognoso».
 
«Caro sant’Antonio, com’è difficile sopportare la solitudine, quando la persona che amavi non c’è più. Quando scende la sera e terminano gli impegni del giorno arriva la tristezza nella casa vuota. Caro sant’Antonio, ho sempre con me la medaglietta del battesimo con la tua immagine, mi è molto cara. Ti prego aiutami ad accettare con pazienza e serenità gli anni che il Signore ancora mi concederà. Il 24 giugno sono 80. Aiutami a dare più che a ricevere affetto e comprensione e chiedi a Dio per me di perdonarmi, di consolarmi e di accrescere la mia fede».
 
«Caro sant’Antonio, il Signore mi ha donato una meravigliosa famiglia e tante persone che mi amano, ti prego di vegliare sempre su di loro e di aiutarmi così che anch’io sia in grado di restituire l’amore, la comprensione e il sostegno che ricevo ogni giorno».
 
«Caro sant’Antonio, ti prego stammi vicino in questo momento per me difficile. Un anno fa ho scoperto che mio marito mi ha tradito (per cinque anni) dopo trentacinque anni di matrimonio, ma io non sono stata capace di mandarlo via, perché è il padre dei miei due figli e io credo nel matrimonio. Lo amo tanto, ma non riesco a perdonarlo. Ti ringrazio di cuore, proteggi tutti i miei cari, io ti chiamo e ti dico: “Sant’Antonio aiutami tu”».
 
«Caro sant’Antonio, fammi essere un modello valido per le mie figlie, aiutandomi a trasmettere loro i valori evangelici che ti hanno accompagnato. Proteggi la mia famiglia e fa’ che sia testimonianza di vero amore tra gli uomini».
 
«Caro sant’Antonio, con te bisogna far parlare il cuore e dal cuore viene un “grazie” per quello che sei per tutti noi, non sempre meritevoli della tua attenzione. Tu sei con noi, per noi, tutti noi, malgrado tutto.
Non ti chiedo di bandire le guerre, le malattie, di vincere le carestie, ma soltanto di aiutare gli uomini a essere più buoni. È troppo? A te nulla è impossibile e io ci spero».
 
 
 
Lettera del mese. Rivoluzione
 
Papa Francesco
un nome, un programma
 
L’impegno della Chiesa nei confronti dei poveri è prima di tutto evangelico, e quando riveste un carattere ideologico diventa ambiguo.
 
«Caro padre Ugo, ho l’impressione che con questo Papa la Chiesa stia vivendo un vero e proprio momento di grazia. È come se si respirasse finalmente aria fresca, un clima di profonda umanità, un’ispirazione più evangelica, finalmente lontana dai soliti discorsi su scandali sessuali, banca vaticana, intromissioni della Chiesa nella politica, discorsi che avevano logorato tutti, spingendo molti a pensare che non ci fosse altro. Ogni volta, poi, che dico “papa Francesco”, quasi stento a credere alle mie stesse parole. Sono da sempre ammiratrice del Poverello di Assisi e il fatto che un Papa abbia voluto per sé un nome tanto dolce e impegnativo mi commuove. Si può dire che questo nome sia un programma, e se sì, in che senso?».
Serena – Milano
 
Abbiamo da poco raggiunto il traguardo dei cento giorni di pontificato, ma sembra di essere in un’altra epoca. Alcuni mass-media, tra l’altro, non nascondono la propria irritazione per il successo d’immagine che papa Francesco riscuote e che non dà segni di cedimento, per cui la luna di miele con la gente, i romani e i tanti visitatori della capitale, sta diventando un matrimonio solido, duraturo nel tempo. Il fatto che ogni mattina, come un buon parroco, il Papa commenti il vangelo del giorno in una chiesetta vaticana gremita di fedeli, dà l’immagine del buon pastore che si prende cura del suo gregge, con parole che arrivano a tutti. Mentre i bagni di folla tra piazza San Pietro e via della Conciliazione sono punteggiati da soste nelle quali papa Francesco incontra fisicamente il suo popolo stringendo mani, distribuendo sorrisi, baciando bambini e accostando malati.

Lei mi chiede, in particolare, che cosa penso del nome Francesco che il cardinale Bergoglio, di casacca religiosa gesuita, ha scelto per sé, naturalmente non a caso. Sul tema si è scritto di tutto e di più, e come francescano ho seguito con curiosità e interesse questo dibattito che si è attestato anche su posizioni estreme, a seconda della visione di Chiesa che si voleva supportare. Non è credibile, infatti, la lettura rivoluzionaria del nome Francesco, che molti hanno affrettatamente appoggiato, quasi prospettando per la Chiesa cattolica un’ultima occasione di ravvedimento: prendere o lasciare! In questa schiera iperprogressista si è distinto il teologo tedesco Hans Küng, per qualche tempo collega di Ratzinger a Tubinga, che, dopo aver descritto Francesco d’Assisi come modello di tutti i rivoluzionari, si augura che il nuovo Papa intraprenda in modo energico la strada della riforma radicale della Chiesa. Diversamente, «la Chiesa cattolica vivrebbe, anziché una primavera, una nuova era glaciale e correrebbe il pericolo di ridursi a una grande setta poco rilevante». Più moderata e credibile, invece, la lettura del nuovo pontificato proposta, tra altri, da Vittorio Messori che ci tiene a mostrare come, a partire dal nome assunto, dai gesti e dalle parole pubbliche, quello del Papa progressista sia solo un grande equivoco. Bergoglio, da prete, vescovo, cardinale e poi papa è erede della grande tradizione del cattolicesimo sociale, una tradizione che è stata infondatamente etichettata come «progressista» ma che appartiene invece al Dna della Chiesa e al suo impegno nei confronti dei poveri: questo impegno è prima di tutto evangelico, e quando riveste un carattere ideologico diventa ambiguo. A proposito del nome Francesco, Messori scrive: «Quanto all’inedito nome che ha voluto assumere, si è spesso dimenticato che la singolarità di Francesco – quella che non ebbero tanti predicatori medievali e non – è l’obbedienza docile alla gerarchia, la venerazione per il papato, l’orrore per l’eresia. L’uomo di Assisi fu un cattolico obbediente, non un rivoltoso o anche solo un critico della Chiesa istituzionale». Sono d’accordo, anche se credo che questo Francesco in versione latinoamericana, estroverso ed energetico, che buca il video e scalda i cuori, non mancherà di stupirci ancora, oltre le attese. 


Lettere al direttore, scrivere a: redazione@santantonio.org

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017