Le vite intrecciate di Millet, Van Gogh e Gauguin

A Brescia straordinaria sequenza di mostre. Al centro, l'esperienza pittorica e biografica di Paul Gauguin e Vincent Van Gogh. Ma c'è anche Jean François Millet.
26 Settembre 2005 | di

A Brescia, il Museo di Santa Giulia offre, da ottobre a marzo, una strepitosa sequenza di mostre al cui centro spicca Gauguin - Van Gogh.
L'avventura del colore nuovo. Si comincia con i disegni di Vincent Van Gogh. Schizzi eseguiti con pastello nero, penna e inchiostro su carta: donne dalle vite sofferte, covoni; tra cui spicca il seminatore.
«Sono disegni importanti e belli che segnano l'inizio dell'attività  pittorica di Van Gogh», precisa Marco Goldin, curatore della mostra che riunisce oltre 150 opere di Van Gogh e Gauguin: un centinaio di dipinti e più di cinquanta lavori su carta provenienti dai principali musei del mondo.
La mostra è divisa in dieci sezioni che attraversano tutta la vicenda biografica dei due pittori, documentandone tutta la produzione pittorica: da pregevoli e poco conosciuti disegni, come la suite Volpini, fino alle opere più celebri dei due.

Le vicende di Van Gogh e Gauguin si intersecano con le vite di altri artisti: quella di Jean Franà§ois Millet, per esempio.
Autore di un celebre seminatore cui si ispira Van Gogh, Millet è un cantore della vita rurale, un figlio perfetto dell'Ottocento pittorico: alla sua influenza su Van Gogh è dedicata una sezione della mostra di Santa Giulia mentre alla sua produzione è interamente dedicata una delle rassegne parallele allestite nello stesso complesso museale, con il titolo: Millet. Sessanta capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston.

Jean Franà§ois Millet nasce, nel 1814, a Gruchy, un paesino della Normandia, e passa buona parte della sua vita a Barbizon dove muore nel 1875. Ha due mogli e nove figli ed è il maestro indiscusso della scuola di Barbizon.
Dipinge con un realismo di grande levatura ed è a suo modo innovatore per la scelta dei soggetti: si rivolge, infatti, ai contadini (il seminatore, le spigolatrici) anziché dipingere figure classiche tratte dalla tradizione. L'uomo è al centro della sua pittura: zappatori, piantatori di patate, contadini, pastori.
È un paesaggista superbo e finissimi sono i suoi pastelli.
Vi confesserò - scrive nel 1851 - a costo di passare ancor più per socialista, che è il lato umano, schiettamente umano, quello che maggiormente mi tocca; e se potrò fare ciò che vorrò, non dipingerò nulla che non sia il risultato di impressioni ricevute dalla natura, sia essa paesaggio o figure.
I suoi quadri con i contadini scuotono all'epoca e influiscono sui pittori successivi: dipinge l'epopea dei campi, dando alla vita del popolo una dignità  fino ad allora sconosciuta.
E qui avviene il contatto con Van Gogh: che copia i grandi capolavori di Millet per esercitarsi nel disegno. In particolare, a Saint Rémy, quando è rinchiuso in sanatorio e non può uscire a dipingere dal vero, ricorre a Millet, che ritiene insuperabile. Nascono così i suoi altrettanto insuperabili seminatori e piantatori di patate.

Vincent Van Gogh, genio incompreso
Vincent Van Gogh è uno straordinario e incompreso genio della pittura, che in vita non vende quasi niente e muore suicida.
Nasce nel 1853 a Groot Zundert, piccolo villaggio del Brabante sulla frontiera belga.
Dal 1869 al 1875 (anno della morte di Millet) lavora all'Aia. In Belgio vive radicalmente la sua vocazione religiosa e svolge opera di evangelizzazione tra i minatori.
Dal 1880 riprende seriamente a disegnare: riempie album interi di schizzi, copia le grandi tele di Millet, studia anatomia, dipinge dal vero; nelle campagne olandesi dipinge anche lui pastori, tessitori, contadine con grandi cuffie bianche. Si trasferisce a Bruxelles, poi torna a Nuenen e qui realizza il suo primo grande capolavoro: I mangiatori di patate.
Come per Millet, è la gente semplice il soggetto prescelto, sono i poveri elevati a dignità  dell'arte.
La tecnica di dipingere scene di vita rurale - scrive al fratello Theo nel 1885 - conduce a difficoltà  ben diverse da quelle di dipingere dolci pose. Significa vivere in quelle capanne giorno dopo giorno, stare nei campi come un contadino, d'estate sotto la calura, d'inverno soffrendo per la neve e il gelo.
Non c'è nulla che sembri più semplice del dipingere dei contadini, stracciai e operai di ogni sorta, però non c'è soggetto pittorico più difficile di queste figure di ogni giorno.
Nel novembre del 1885 Vincent si reca ad Anversa, quindi a Parigi, dove risiede il fratello Theo che fa il mercante d'arte e che rimane sempre un riferimento. Vincent scopre la pittura impressionista e il colore; incontra Toulouse-Lautrec.
Nel febbraio del 1888, stanco della vita nella capitale, parte per il Sud e si stabilisce ad Arles, dove lo raggiunge Paul Gauguin, che è in difficoltà  economiche.

La vita errabonda di Paul Gauguin
Per Paul Gauguin dipingere all'inizio era solo un passatempo: infatti, faceva l'agente di cambio.
Quando la pittura per lui diventa importante va a vivere in Bretagna, meta preferita dai giovani pittori francesi dell'epoca. A Pont-Aven, Gauguin trova una realtà  contadina con tradizioni religiose e sociali molto radicate. Torna a Parigi, ma le difficoltà  economiche e la voglia di evadere lo inducono a trasferirsi in Martinica dove realizza grandi capolavori come Vegetazione tropicale (l'opera esposta a Brescia arriva da Edimburgo ed è un quadro straordinario).
Agli inizi del 1888 riparte per la Bretagna. Van Gogh (Theo ndr) pensa di riuscire a vendere tutti i miei quadri. Lo spero proprio così potrò partire per la Martinica - scrive nel 1888 - . Con un po' di denaro potrei comprare una casa e trasformarla in una specie di atelier in cui gli amici potrebbero vivere tranquillamente senza troppi problemi. In un certo senso la penso come Vincent: l'avvenire dei pittori è nei tropici che non sono ancora stati dipinti.
Paul Gauguin vive ad Arles un breve e travagliato sodalizio con Vincent Van Gogh: nello studio della celebre casa gialla. Come tutte le nature estrose - scrive Gauguin di Van Gogh - e segnate da una forte personalità , Vincent non provava alcun timore né insofferenza verso chi gli era vicino.
Il resto è noto per cui sarebbe inutile parlarne se non per ricordare le sofferenza di un uomo che, rinchiuso in una casa di cura, ha avuto a intervalli la lucidità  sufficiente per capire il proprio stato e dipingere con rabbia i quadri stupendi che conosciamo.
La convivenza dei due ad Arles si conclude bruscamente il 26 dicembre 1888 quando Gauguin se ne va.
Ma è comunque un periodo importante per Van Gogh che ha dipinto in quell'anno campi di grano e la celeberrima famiglia Roulin alla quale la mostra dedica un'intera sezione.
Non a caso il quadro della moglie del postino Roulin, affiancato a uno di una donna tahitiana di Gauguin costituiscono l'immagine-simbolo della mostra.

Van Gogh in Provenza
Le condizioni mentali di Vincent vanno peggiorando, tanto che è costretto a frequenti ricoveri in casa di cura. Gli ultimi mesi di vita Van Gogh li trascorre ad Auvers: grandi campi di grano esprimono tristezza e solitudine. Sono delle immense distese di grano - scrive al fratello Theo e a Jo - sotto cieli nuvolosi e non mi sento assolutamente imbarazzato nel tentare di esprimere tristezza e un'estrema solitudine. Spero che li vedrete tra poco perché ho persino fiducia che tutti questi quadri vi potranno dire ciò che non riesco a dire a parole, ciò che io vedo di sano e di rinfrancante nella campagna.
Ad Auvers, dopo un periodo relativamente sereno, il 27 luglio 1890 Vincent si spara un colpo di rivoltella. Muore in ospedale due giorni dopo.

Quanto a Gauguin, nel 1891 si imbarca per Tahiti: è l'epoca delle belle donne indigene sulle spiagge (la stessa immagine viene dipinta a un anno di distanza, ma con colori molto diversi), dei pescatori di Tahiti. Torna in Europa, poi è attratto ancora dalle isole e muore nelle isole Marchesi nel maggio del 1903.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017