Le donne di Vellore protagoniste del loro futuro

Con il contributo della Caritas antoniana, la diocesi di Vellore ha avviato un programma di lavoro che ha coinvolto il mondo femminile. Aperti anche quattro punti vendita.
09 Gennaio 2003 | di

Vellore è un piccolo territorio del Tamilnadu, nel sud dell`€™India. È una zona molto popolata, con tante famiglie povere. Qui risiede una comunità  di dalits, oppressi dagli appartenenti alle caste superiori. La gente vive, in parte, di agricoltura. Quando le piogge scendono abbondanti si lavora per circa sei mesi l`€™anno; se la siccità  si fa sentire, soltanto per tre o quattro.

Il lavoro è precario e i salari sono insufficienti a mantenere la famiglia. Alcuni fanno gli spazzini o i facchini alla stazione; altri lavorano a giornata nei mercati o nei campi.

È dura la vita in questa regione. Molti uomini sono costretti a emigrare nei paesi vicini per un lavoro che consenta di sopravvivere, lasciando alla donna il peso della famiglia.

Nonostante le responsabilità  che gravano su di lei, la donna indiana rimane sempre ai margini della società , una situazione che persiste, anche se le leggi hanno equiparato, in parte, i due sessi. Povertà , analfabetismo, discriminazione sessuale, sfruttamento, sono i mali sociali maggiori che opprimono totalmente il mondo femminile.

È proprio per queste donne, che la diocesi di Vellore, attraverso il «Vellore Social Service Society» (Vsss), ha deciso di impegnarsi attuando un progetto `€“ coordinato da padre Martin `€“ per la produzione di reddito.

Cento gruppi di donne

L`€™idea partiva da una considerazione: era necessario dare alle donne la possibilità  di migliorare la propria condizione economica, prendere coscienza delle proprie capacità , riunirle in gruppo per conoscere e dibattere i propri problemi e cercare di risolverli.
Il programma prevedeva la formazione di 100 gruppi di donne appartenenti alle classi e alle tribù degli «intoccabili», le più povere, sparse in 25 villaggi, ed era rivolto a quante avevano dimostrato attitudini, capacità  al risparmio e desiderio di intraprendere qualche attività . L`€™iniziativa sarebbe stata seguita da quattro coordinatori e ventuno animatori. Il loro compito: offrire alle donne una preparazione non solo tecnica, ma anche psicologica.

Non ci sarebbero stati problemi per i mercati: le città , non lontane dai villaggi di produzione, avrebbero garantito l`€™acquisto della merce. Si prevedeva, inoltre, la vendita dei prodotti in un centro costruito appositamente nell`€™area vicina alla chiesa, gestito direttamente dalle stesse donne.

Il progetto  si rivelava superiore alle possibilità  economiche della diocesi, che, in parte, aveva già  provveduto a finanziarlo.
Ma padre Martin, assieme al suo vescovo, riteneva quest`€™iniziativa di fondamentale importanza per il riscatto della sua gente dalla povertà . Il vescovo di Vellore chiese aiuto alla Caritas antoniana, descrivendo nel dettaglio il progetto ed evidenziando i risultati che si sarebbero raggiunti con la sua realizzazione. La Caritas decise di finanziare inizialmente il primo centro vendita di Haffieldspet, stanziando 35 mila euro. Ma, anche in questo caso, la Provvidenza ha fatto il resto: un benefattore ha voluto donare all`€™istituzione 100 mila euro, per il completamento del progetto.

Con i soldi ricevuti, la diocesi di Vellore è riuscita a realizzare quanto previsto donando alla sua gente entusiasmo e possibilità  di sviluppo. Il denaro è servito a finanziare le attività  dei gruppi di donne costituitisi nel frattempo e ad allargare ad altre quest`€™esperienza. 

Il complesso commerciale di Haffieldspet è già  in funzione e coinvolge quaranta gruppi che operano nella zona. Lo ha inaugurato lo scorso luglio, tra l`€™entusiasmo generale, il vescovo di Vellore, monsignor Malayappan Chinnapa.

«Una parte degli spazi della nuova costruzione `€“ informa il responsabile del progetto `€“ è riservata per corsi di formazione, seminari, incontri delle donne, per corsi scolastici, attività  religiose e per cure sanitarie».
Da oggi i gruppi di donne «fai da te» `€“ come li chiama padre Martin `€“ potranno essere promotori del loro sviluppo: porteranno dai loro villaggi i prodotti finiti e li esporranno negli otto negozi costruiti appositamente per loro.

In questi mesi sono stati aperti altri tre centri vendita a Pallikonda, Vaniyambadi e Tiruvannamalai. Pallikonda è rinomata per la lavorazione del cuoio e per la confezione di vestiti in pelle. La manodopera in questo settore è molto richiesta. «Per questo `€“ dice padre Martin `€“ abbiamo istruito le donne sulla lavorazione delle pelli. Ma sono impiegate anche in altre attività , che svolgono direttamente nelle loro abitazioni: preparazione di cibi, confezione di vestiti, bambole, coltivazioni. Più di trenta gruppi sono impegnati nella realizzazione di prodotti che poi saranno venduti nei 20 negozi all`€™interno del punto vendita creato per loro.

«Questo sistema di sviluppo innovativo della manodopera femminile `€“ informa padre Martin `€“ ha orientato le capacità  formative e il programma di mercato migliorerà  definitivamente la loro situazione economica».

Trentacinque gruppi di donne sono attivi a Vaniyambadi, dove è diffusa la lavorazione della seta e la sartoria, mentre altri trentacinque sono attivi nel villaggio di Tiruvannamalai, famoso per la tessitura di tappeti, ottenuti dal konei, materiale grezzo disponibile in abbondanza in quella zona. 

Padre Martin ringrazia per il sostegno, l`€™incoraggiamento e l`€™aiuto finanziario dato a quest`€™importante progetto. «Con le poche risorse locali e con quelle della diocesi non avremmo potuto realizzare tutto questo `€“ conclude `€“. L`€™aiuto della Caritas antoniana ha dato la possibilità  alle donne della nostra diocesi di vivere finalmente una vita dignitosa e garantire un futuro alle loro famiglie. Siamo certi che la gente di Vellore vi ricorderà  sempre».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017