L’artigiano Giuseppe

Il primo maggio si festeggia san Giuseppe artigiano, padre «adottivo» di Gesù. Una figura splendida e culturalmente rivoluzionaria.
01 Maggio 2022 | di

Quanti di voi nei fantastici anni Ottanta hanno cantato a squarciagola Ti amo di Umberto Tozzi? Parlo del romanticissimo tormentone, tra i più famosi, del cantautore torinese che faceva così: «Primo maggio, su coraggio [...] / Io ti amo e chiedo perdono / Ricordi chi sono». Come potete immaginare, qui vi è un chiaro riferimento alla Festa internazionale dei lavoratori. Ma sapevate che il primo maggio è anche il giorno di san Giuseppe artigiano? Ebbene si! Oltre a essere sposo di Maria e padre terreno di Gesù, Giuseppe era un onesto falegname che amava profondamente il suo lavoro, e decise per questo di insegnarlo a Gesù, chiamato nei Vangeli «figlio del carpentiere».

Dunque, nel 1955, papa Pio XII istituì ufficialmente la festa di san Giuseppe artigiano, per aiutare i fedeli a non disperdere il significato cristiano del lavoro. Tuttavia, ci sarebbe anche un altro motivo per celebrare quest’uomo: ne ho fatto cenno proprio poco fa, definendo Giuseppe padre «terreno» di Cristo, nonché padre «adottivo». Questo immaginario di paternità, a mio parere, è culturalmente rivoluzionario: si è infatti soliti parlare di madri che scelgono di adottare, non di padri. Se poi pensiamo ai figli con una disabilità, i padri adottivi possono essere considerati una vera e propria rarità.

Eppure, negli ultimi tempi abbiamo avuto diversi esempi di papà che hanno adottato bambini e bambine con disabilità. Possiamo citare, ad esempio, Benjamin Carpenter, originario del West Yorkshire in Gran Bretagna, che all’età di 37 anni ha preso in adozione cinque bambini, tre maschi e due femmine, tutti con disabilità di varia natura. Oppure, senza andare troppo lontano, qui in Italia abbiamo l’esempio di Luca Trapanese, assessore alle politiche sociali della città di Napoli, noto per aver preso in affido e poi adottato, nell’estate del 2017, Alba, bambina con sindrome di Down non riconosciuta dalla madre alla nascita. L’impegno di Luca sul fronte della disabilità e dell’inclusione, tuttavia, era già noto in passato, in quanto egli stesso è stato fondatore, nel 2007, dell’associazione «A Ruota Libera», che offre ai bambini e alle bambine con deficit di varia natura in età post scolare, l’opportunità di socializzare, coltivare i propri talenti e riconoscersi con un ruolo attivo nella società.

La straordinaria esperienza della paternità ha poi portato Trapanese a scrivere diversi libri e a ispirare le autrici Patrizia Rinaldi e Francesca Assirelli per il loro ultimo lavoro, Vi stupiremo con difetti speciali (Giunti editore, 2020), nato sul progetto di vita di Luca con sua figlia. La loro storia è una bella sfida sia per il mondo laico che per quello cattolico, in quanto aiuta a superare tutti quei retaggi culturali e religiosi sul concetto di paternità, aprendo a nuove prospettive. Chissà se Giuseppe aveva mai pensato a questo nuovo modo di immaginarsi come padre quando ha detto il suo «sì» a Maria?! Un «sì» a una paternità diversa. D’altronde, il mondo non può cambiare se si dicono solamente dei «no»! Siete d’accordo? Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

 

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Data di aggiornamento: 01 Maggio 2022
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