La sera delle stelle della solidarietà

Ben riuscita e ricca di emozioni, la cerimonia di consegna dei Premi, guidata da Mike Bongiorno con la cantante Luisa Corna. I nomi dei premiati e le motivazioni.
22 Agosto 2006 | di

La sera del 23 giugno scorso il sagrato della Basilica del Santo era gremito di padovani, accorsi per rendere omaggio ai vincitori della V edizione del Premio internazionale sant’Antonio, ai quali veniva consegnato il prestigioso riconoscimento. È stata una serata piacevolissima, ricca di emozioni, di testimonianze forti e di bella musica.
A fare gli onori di casa, sul palcoscenico allestito sotto le stelle, c’era padre Mario Conte, da sempre animatore convinto della manifestazione, introdotta quest’anno dal saluto di padre Enzo Poiana, rettore della Basilica. A condurre la serata Mike Bongiorno, inossidabile personaggio del piccolo schermo, amato fin dagli albori della tv, grazie ai suoi celebri giochi a premi. Con lui Luisa Corna, cantante in ascesa e presentatrice garbata, ha accompagnato l’evento con canzoni di ieri (come Imagine di John Lennon), e canzoni di oggi tratte soprattutto dal suo album, Acqua futura.
Presenti all’evento, reso possibile anche grazie al sostegno di Banca Intesa, autorità civili e religiose della città, come il vicario generale della diocesi, monsignor Danilo Serena, il sindaco Flavio Zanonato, il prefetto Paolo Padoin e il questore Alessandro Marangoni.


Solidarietà. Andrew Simone

È la quinta volta, dunque, che il Premio, com’è nelle sue finalità, dà visibilità a personaggi di alto profilo professionale e morale, che hanno testimoniato con le opere o promosso attraverso la televisione e il cinema la solidarietà e la vicinanza ai poveri, che sono state la caratteristica dell’impegno e del messaggio di sant’Antonio.
Il Premio, come è noto, si articola in quattro sezioni: Testimonianza, Solidarietà, Cinema e Televisione, per ognuna delle quali sono previsti dei vincitori.
E così, quest’anno per la sezione Solidarietà ha ricevuto il riconoscimento un medico dermatologo canadese, Andrew Alexander Simone, fondatore del «Canadian Food for Children», un’associazione che dà da mangiare ai bambini poveri di ventotto Paesi. Il perché della scelta è raccontato nella motivazione del Premio, dove si legge: «La solidarietà è il filo rosso della vita del dottor Andrew Alexander Simone e della moglie Joan. Insieme fanno voto di povertà nel 1975, tra i francescani secolari, e si impegnano a vivere (con i tredici figli, dodici propri e uno adottato) una vita molto sobria: senza automobile, con il riscaldamento a legna per la casa, con il puro necessario per gestire l’oggi e quindi senza forme di accumulo. L’incontro con madre Teresa, nel 1981, è per loro decisivo. Vengono spinti sulle strade della condivisione con maggiore convinzione e intensità, e per questo fondano, nel 1986, il Canadian Food for Children. Questa azione caritativa si estende oggi a ben ventotto Paesi e vive dello spirito che fu proprio di madre Teresa di Calcutta. La filosofia che soggiace a tale impegno, e che Andrew e Joan hanno fatto propria, è estremamente semplice: ama il tuo prossimo come te stesso. Dunque il Vangelo è semplice, disarmante, e indica una povertà che diventa condivisione, che crea solidarietà, che moltiplica l’amore».
Accompagnato dalla moglie Joan, il dottor Simone ha ricevuto il Premio (un’accurata riproduzione in bronzo del Sant’Antonio del Donatello) dalle mani di padre Agostino Gardin, direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio», mentre padre Paolo Floretta, a nome della Caritas Antoniana, gli ha consegnato una somma di denaro per sostenere la sua iniziativa.


Testimonianza. Bernardo Cervellera

Per la sezione Testimonianza è stato premiato padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime (Pontificio istituto missioni estere), giornalista e direttore dell’agenzia giornalistica «Asia News», che si avvale di un sito web (www.asianews.it) visitatissimo, nel quale, come è scritto nella motivazione, «si parla dei grandi problemi e delle molteplici potenzialità dello sconfinato continente asiatico: dall’esplosione economica della Cina, dove però non mancano evidenti contraddizioni sul versante religioso e dei diritti umani, alle limitazioni drammatiche della libertà religiosa, soprattutto nei confronti dei cristiani. (...) Se compito della Chiesa è abbracciare e raggiungere il mondo intero con il suo annuncio di salvezza integrale, quindi anche di pace, giustizia e rispetto dei diritti umani, il lavoro di padre Cervellera è un faro di testimonianza che fa luce sui cammini della missione futura, cammini che attendono l’interesse e l’apporto di tutti i cristiani». Gli ha consegnato il Premio la professoressa Irene Favaretto, prorettore dell’Università di Padova.


Cinema. Marc Rothemund

Di rilievo la presenza all’evento del noto regista tedesco Marc Rothemund, vincitore del Premio per la sezione Cinema con La Rosa Bianca – Sophie Scholl, un bellissimo film che ha vinto, tra l’altro, l’Orso d’Argento per la migliore regia e la migliore interpretazione femminile (Julia Jentsch, premiata anche lei con il regista), e ottenuto la nomination nella categoria Miglior Film Straniero all’ultima edizione degli Oscar.
«Il film – è detto nella motivazione – racconta la drammatica storia di Sophie Scholl e dei suoi amici. Studenti universitari durante il nazismo, si opposero con la sola arma della parola all’orrore della dittatura di Hitler. Per questo vennero catturati, processati dalle SS e, infine, condannati a morte. Di fronte all’enormità del male rappresentato dai gerarchi nazisti, Sophie e suoi amici non persero la fede e la speranza. Una preghiera recitata insieme, mano nella mano, con gli occhi umidi, fu il loro ultimo saluto prima della morte... Il film ricostruisce la vicenda con realismo, senza ridondanze, e restituisce allo spettatore il significato, soprattutto religioso, dell’esperienza tragica della Scholl, una giovane cristiana che ebbe la forza di dire no alle mostruosità immorali di Hitler». A Marc Rothemund ha consegnato il Premio il prefetto di Padova, Paolo Padoin.


Televisione. Piotr Adamczyk

Quando l’attore polacco Piotr Adamczyk è salito sul palco a ritirare il Premio per la sezione Televisione, per qualche istante ci è parso di vedere Giovanni Paolo II. Piotr Adamczyk è il protagonista del film televisivo in due parti Karol, un uomo diventato Papa / Karol, un Papa rimasto uomo, sulla vita di Giovanni Paolo II, diretto da Giacomo Battiato e trasmesso da Canale 5. La giuria, nel motivare il Premio, ha registrato la grande commozione e partecipazione che il film ha suscitato presso la Santa Sede, facendo proprie le parole di Benedetto XVI: «Sono grato – ha detto il Papa – al regista e sceneggiatore Giacomo Battiato e ai suoi collaboratori, che con sapiente maestria ci hanno riproposto i momenti centrali del ministero apostolico del mio Venerato Predecessore; un grazie sentito a colui che, in veste di protagonista, ha reso al vivo il suo volto, Piotr Adamczyk, come pure agli altri interpreti; sincero apprezzamento desidero esprimere al produttore Pietro Valsecchi e ai dirigenti delle Case di produzione Taodue e Mediaset».
Piotr Adamczyk, parlando in buon italiano, ha ringraziato per l’assegnazione del Premio (da condividere con il regista e gli altri attori), che gli è stato consegnato dal sindaco di Padova, Flavio Zanonato.


Premio speciale. Antonello Belluco

Al regista padovano, di origini istriane, Antonello Belluco, al suo debutto nel lungometraggio, è andato infine il Premio speciale della Giuria Cinema, per il film Antonio, guerriero di Dio, interpretato dall’attore spagnolo Jordi Mollà.
La Giuria ha premiato il coraggio di Belluco «nel confrontarsi – dice la motivazione – con un santo “difficile” come il Santo di Padova, il cui itinerario umano e religioso è tutt’altro che semplice da rappresentare in forma drammaturgica e adattare al linguaggio cinematografico. Sant’Antonio era un intellettuale, un uomo di pensiero e di dottrina: qualità che poco si prestano a essere trasfuse in un racconto prevalentemente visivo com’è il cinema.
«Un grande merito del film consiste nell’essere riuscito a restituire la continuità e la complementarità tra Francesco d’Assisi e Antonio: il primo, più impegnato sul fronte della carità; il secondo, più su quello della teologia, del diritto e della cultura. Il film riesce a trattare questo aspetto in modo egregio e rende quanto mai attuale il messaggio di sant’Antonio».
Antonello Belluco ha ritirato il Premio dalle mani di un suo vecchio insegnante del liceo, monsignor Danilo Serena, attuale vicario generale della diocesi di Padova, il quale, con visibile orgoglio e commozione, gli ha consegnato l’importante riconoscimento.   

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017