La seconda Guerra Mondiale

01 Febbraio 2007 | di

          Nonostante i tempi difficili, nel 1939 il "Messaggero" fa un coraggioso passo in avanti: lascia la tipografia privata che stampa il bollettino e si mette in proprio acquistando una nuova rotativa che permette l'uso di due colori. Promotore dell'iniziativa, il direttore padre Placido Cortese. Nel 1954, decennale della sua scomparsa (rapito dalla polizia politica della Repubblica di Salò, non fece più ritorno), il "Messaggero" ricorda così l'avvenimento: "Sotto la sua direzione [dal 1937 al 1943, n.d.r.] il numero degli associati ai nostri bollettini cominciò ad avere annualmente un tale incremento che presto la vecchia e gloriosa tipografia privata, presso la quale s'erano stampati dall'inizio sin lì i nostri bollettini, si rivelò incapace a soddisfare le nostre crescenti esigenze. Fu così che il P. Cortese concepì il disegno, e lo suggerì ai superiori, di formare una nostra tipografia accanto alla basilica. I superiori accolsero prontamente l'idea, ed egli fu lo strumento intelligente ed attivo di questa provvida decisione. Nel 1939 la tipografia divenne realtà".

          C'è la possibilità, la voglia e la capacita, in questa fase, di imprimere una svolta di qualità al bollettino, ma purtroppo la guerra che via via coinvolge tutti i paesi dell'Europa, Italia compresa, non consente di fare troppi progetti. L'insana ambizione di un uomo, Adolf Hitler, di un'ideologia, il nazismo, di volersi imporre con la violenza sugli altri, in nome di una superiorità di razza da loro stessi inventata, congelerà per sei anni la vita di tutti.

          Il "Messaggero" fa sua da subito l'ansia del Pontefice, Pio XII, quando la tragedia della guerra può essere evitata, pubblicando il suo appello per la pace: "Un'ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana - scrive il papa -; ora di tremende deliberazioni... Oggi che nonostante le Nostre ripetute esortazioni e il Nostro particolare interessamento, più assillanti si fanno i timori di un sanguinoso conflitto internazionale; oggi che la tensione degli spiriti sembra giunta a tal segno da far giudicare imminente lo scatenarsi del tremendo turbine della guerra, rivolgiamo con animo paterno un nuovo e più caldo appello ai Governanti e ai popoli: a quelli, perché, deposte le accuse, le minacce, le cause delle reciproca diffidenza, tentino di risolvere le attuali divergenze coll'unico mezzo a ciò adatto, cioè con comuni e leali intese; a questi, perché, nella calma e nella serenità, senza incomposte agitazioni, incoraggino i tentativi pacifici di chi li governa".

          Affianca l'appello del pontefice una poesia di Idillio Dell'Era, un giornalista della "Stampa" di Torino che collaborerà con il bollettino fino agli anni Cinquanta. Nell'associare la guerra all'episodio francescano del lupo di Gubbio, Dell'Era scrive: "la terra s'arrovella / di lupinesca rabbia e aguzza i denti, / e di Caino la presenza bieca / di sozza strage arrossa i bianchi armenti".

          Già nel 1940 si avvertono visivamente nel bollettino i primi segni delle difficoltà: diminuisce progressivamente il numero delle pagine, mentre il sommario si fa ancora più scarno, per ridursi all'osso nel 1942, quando le pagine diventano otto e la periodicità bimestrale. Negli anni successivi, l'uscita del bollettino è molto problematica: nel 1944 escono soltanto sette numeri, quello di novembre con sole quattro pagine, e quattro numeri nel 1945.

          Con così poche pagine, il dramma della lunga e sanguinosa guerra trova poco spazio. Come durante il primo conflitto mondiale, la tragedia vissuta dalla gente la si legge nelle lettere degli abbonati che in questo periodo raggiungono già cifre incredibili (800mila), nelle richieste accorate di preghiere di mamme e di mogli che hanno figli e mariti in zona di combattimento; si vede nelle foto dei "graziati" sempre più spesso in divisa; si vive nelle rare cronache di guerra, soprattutto quando ad esserne colpiti sono luoghi antoniani (Padova e la basilica nei bombardamenti del 16 dicembre 1944 e del 16 marzo 1945) o santuari francescani (San Francesco di Palermo, marzo 1943).

          "Bagnate di lacrime - scrive il direttore padre Placido Cortese - ci giungono ogni giorno molte lettere: sono mamme, papà, spose, sorelle, fidanzate, soprattutto mamme, che sollecitano le preghiere dei nostri fratini, onde ottenere notizie e il ritorno di cari congiunti, prigionieri o deportati, scomparsi e dispersi nella bufera della guerra. Lettere, in cui il dolore è lenito dal conforto di una cristiana rassegnazione alla volontà di Dio, e da una incrollabile fiducia nella bontà divina e nella intercessione del nostro Santo".

          Tuttavia in un lungo editoriale nel luglio del 1943, in pieno conflitto, il "padre Messaggero", padre Placido Cortese, tenta di dare un senso ad una guerra che sta immeritamente distruggendo città ricche di storia e di arte ritenute inviolabili. Coscienza di guerra è il titolo dell'editoriale, e il pensiero principale è che la guerra è un castigo di Dio per le tante colpe di cui ci siamo tutti macchiati e, quindi, un sacrificio espiatorio, la cui durata dipende dalla volontà di Dio, e che possiamo chiedere, con preghiere e opere buone, a Dio e ai santi, sant'Antonio anzitutto, che venga abbreviata. Castigo di Dio non vuol dire che "siano ingiuste le contingenti ragioni per cui la Patria, per provvidenti disposizioni dei suoi Governanti, ha dovuto impugnare le armi. Tutt'altro". Perciò i cristiani si devono impegnare e con le armi materiali "forti e provate" che la Patria mette a disposizione e con quelle spirituali della preghiera e delle buone opere, per accelerare la vittoria "che sia in pari tempo merito nostro e dono del Signore, premio corrisposto al nostro valore civico e militare ed insieme ai nostri meriti soprannaturali".

          Ampio spazio viene dato ai discorsi e alle lettere con le quali il papa interviene su quanto sta avvenendo. Poi la guerra finisce. La liberazione viene salutata anche dal bollettino "con un sospiro profondo di sollievo". Tra le vittime della guerra, come si diceva, anche il direttore del "Messaggero", padre Placido Cortese: la polizia repubblichina un giorno lo preleva accusandolo di aver dato aiuto e assistenza a nemici del regime e di lui non si sa più nulla.

per la difesa dei diritti inalienabili di Dio e della Religione".

 

          Oggi si dice che la guerra in Spagna era stata una specie di prova generale del secondo conflitto mondiale. Allora lo si intuì solo. Di fatto il 1° settembre 1939 Hitler dava ordine alla Wermacht di invadere la Polonia: è l'inizio della guerra.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017