La ripresa

01 Febbraio 2007 | di

          Passata la guerra, il "Messaggero", diretto dal 1944 al 1945 da padre Erminio Leonardelli e poi fino al 1949 da padre Giovanni Luisetto, riprende a fatica: solo sei numeri anche per gli anni 1946-47. Però via via si riorganizza. Per qualche tempo i numeri sembrano un po' improvvisati, senza un preciso progetto editoriale, in alcuni numeri (tra il '48 e il '50) prevale un intento fortemente apologetico, in difesa della chiesa, del papa e dei buoni costumi. Il tono a volte è sostenuto. A più riprese viene pubblicato, ad esempio, l'elenco di giornali e riviste "proibiti". L'elenco è lunghissimo, poche tra le pubblicazioni in edicola si salvano. Tra quelle ancora in circolazione o non ancora dimenticate, ricordiamo Annabella, Grazia, Intimità, Intrepido, Confidenze di Liala, Eva, Audace, Politecnico, Settimana Incom... E anche il settimanale Tempo, per alcune immagini spinte. Il direttore del Tempo non gradisce di essere nella lista dei reprobi e reagisce accusando i frati di essere "maliziosi e peccatori", perché "l'immoralità non sta tanto nelle immagini quanto nello stato d'animo con cui vengono considerate". Ne nasce un'infuocata polemica.

          Una curiosità: nel luglio del 1949 il "Messaggero" pubblica con rilievo la lettera della mamma di Ezio Loik, il calciatore del grande Torino e sette volte nazionale, scomparso nella tragedia di Superga: "...Era tutto il mio sostegno - scrive -, ed ora la sua triste fine mi lascia un dolore profondo; soltanto la grande fede che ho nel Signore, solo quella potrà sollevare in parte lo strazio che mi lacera il cuore".

          In questa fase (dal 1949 al 1952 è direttore padre Felice Castagnaro) spiccano nel bollettino per la loro frequenze racconti originali, novelle, testimonianze di Idillio Dell'Era e di Carmela Ronchi.

          Nel 1953, sotto la direzione di padre Francesco Saverio Pancheri, prende il via una rubrica destinata ad avere in seguito, in forme diverse, crescente spazio e successo, il dialogo con il lettore. Per ora si tratta di risposte, a interrogativi dei lettori su problemi teologici e morali, raccolte sotto l'occhiello A chi ci interroga, mentre la seconda e terza pagina di copertina ospita la Posta in famiglia.

          Nel settore strettamente antoniano le pagine dei "miracoli" si arricchiscono di foto, le classiche "testine" (fototessere) ancora presenti nella rivista. Acquistano consistente rilievo le corrispondenze dei frati missionari in Cina, protagonisti di avventure spirituali e umane di grande presa nei lettori.

          Il numero delle pagine è ancora ridotto (16 più copertina), ma la rivista comincia a muoversi inserendo nuovi settori di interesse: dopo la rubrica delle lettere, compare quella dei libri Letti per voi e una lunga serie di testimonianze di personaggi che... "hanno avuto bisogno di Dio", dopo esserne stati per qualche tempo lontani.

          Tra il 1953 e il 1958 il "Messaggero" decide di allargare la cerchia dei lettori della rivista, coinvolgendo persone di altri paesi europei ed extraeuropei nei quali è più viva la devozione al Santo di Padova: nascono così le varie edizioni straniere, che non sono traduzioni (o lo sono solo in parte) di quella italiana; ognuna ha una propria redazione, si avvale di giornalisti e corrispondenti di lingua madre, e pone attenzione, oltre alle classiche tematiche antoniane, ai problemi e alle situazioni dei paesi cui sono dirette.

          Nel 1953 prendono il via l'edizione spagnola e quella inglese; nel 1954 è la volta della francese, seguita nel 1957 da quella tedesca e l'anno successivo dall'edizione portoghese: per quest'ultima si tratta di un ritorno, perché per un periodo, dal 1927 al 1931, si era stampata un'edizione del bollettino per il Portogallo, terra natale di sant'Antonio.

          Nel 1954 vede la luce anche un'edizione per gli italiani emigrati all'estero, ai quali veniva inviata la stessa rivista che usciva in Italia. La nuova edizione è voluta fortemente da padre Guido Masnovo (direttore dal 1955 al 1961). Avendo trascorso, come cappellano, un certo periodo di tempo tra i nostri lavoratori in Belgio, padre Masnovo aveva conosciuto i loro problemi di solitudine e di isolamento e aveva maturato l'idea di uno strumento che recasse loro, con la voce del Santo, il ricordo dell'Italia lontana e li aiutasse a crescere spiritualmente e umanamente, prendendo anche conoscenza dei loro diritti di lavoratori e di emigranti: elementi, questi, ai quali la rivista negli anni ha tenuto fede, diventando punto di riferimento e di aggregazione per molte comunità di nostri connazionali all'estero, interessati, soprattutto ai nostri giorni, alla riscoperta della loro identità, delle loro radici culturali.

          Nel 1958, nel sessantesimo anno di vita del "Messaggero", padre Guido Masnovo acquista, con il contributo dei lettori, una nuova rotativa delle Officine Cerruti di Casale Monferrato, che consente di cambiare veste e formato al bollettino, passando alle misure di quello attuale. Il passaggio avviene con il numero di giugno e con la benedizione del pontefice Pio XII. Inizialmente le pagine sono solo sedici, aumenteranno via via fino a raggiungere, ma in anni vicini a noi, le cento.

          Il cambiamento segna la volontà dei religiosi della basilica di rilanciare il bollettino, sfruttando tutte le sue potenzialità, che sono notevoli, avendo a disposizione un numero di abbonati che si aggira sul milione.

          "Il nostro "Messaggero", rinnovato nello spirito e abbellito nella forma grazie alla potente macchina che voi avete voluto regalarci per questo sessantesimo - scrive il direttore - seguiterà a portare nel nome del santo Taumaturgo di Padova un messaggio di bontà, di fede e di fratellanza a milioni di anime. Esso continuerà, nei nostri tempi burrascosi, l'opera di apostolato, di consiglio e di incoraggiamento al bene, che sant'Antonio svolse con tanta efficacia sette secoli fa".

          Ma non è solo l'aspetto esteriore ad essere movimentato dalle novità. Il bollettino si dota di una redazione, che via via organizza e razionalizza i contenuti, allargando l'orizzonte degli interessi nel tentativo di cogliere e capire i mutamenti che stanno avvenendo nella società. Si stanno infatti ponendo le basi della rinascita economica che negli anni successivi porterà l'Italia, risorta dalle macerie della guerra, a diventare una delle maggiori potenze industriali del mondo, con gli inevitabili contraccolpi negativi che trasformazioni di questo tipo comportano: abbandono delle campagne, inurbamento, consumismo, secolarismo... Che sono altrettante sfide per una chiesa che sembra per ora stare alla finestra a guardare il mutare dei tempi... Non per molto: anche nella chiesa si avverte l'esigenza di un profondo rinnovamento che colga i segni dei tempi: il Concilio Vaticano II è alla porte.

          Segni del benessere raggiunto nel paese si colgono anche nel bollettino: nel concorso promozionale bandito nel 1956, fra i premi da estrarre tra chi rinnova e trova nuovi abbonati, ci sono: un televisore, una macchina da cucire, una Lambretta, un fornello a gas, un'enciclopedia per ragazzi... Premi ragguardevoli.

          I temi religiosi e antoniani sono ancora predominanti. Padre Vergilio Gamboso narra con crescente professionalità e impeccabile stile le bellezze artistiche della basilica, le vicende storiche del santuario. Notevole spazio e rilievo, anche fotografico, hanno le cerimonie liturgiche e commemorative che animano la vita della basilica. Altrettanto risalto viene dato alle opere antoniane: al Villaggio S. Antonio per orfani, realizzato in questo torno di tempo a Noventa Padovana. Anche la vita dei seminari ha giusta eco: si raccontano le esperienze dei "fratini", il cammino di avvicinamento alle tappe importanti della vita religiosa e sacerdotale, i motivi che li hanno portati a quella scelta... Il tutto raccontato sia per informare che per sensibilizzare i lettori al problema delle vocazioni...

          Dal 1962 al 1970 si susseguono alla direzione dell'Opera Messaggero di S. Antonio padre Vitale Bommarco, padre Giovanni Giacon e padre Vincenzo Tommasi, ma la cura del bollettino è affidata a padre Elia Bruson, che lo segue con grande passione. Sotto la sua guida il "Messaggero" si apre sempre più ad esperienze e ad orizzonti inediti. Cominciano ad apparire firme di grande prestigio. Si pensi a Pittigrilli, nome d'arte di Dino Segre, uno scrittore che ha avuto tra gli anni Venti e Quaranta notevole successo di pubblico per racconti e romanzi umoristici ed erotici, ma che poi ha trovato sant'Antonio sulla via di Damasco. Pittigrilli scrive il suo primo pezzo nel numero di dicembre del 1959, è un racconto esclusivo, Il mio più poetico Natale. La sua collaborazione inizialmente è saltuaria, in seguito diventa fissa con L'angolo di Pittigrilli, riflessioni, esperienze, ritratti di personaggi che proseguiranno sino al dicembre del 1968.

          Ci sono alcuni filoni degni di nota. Padre Vergilio Gamboso ricostruisce in forma sistematica, a puntate, una documentata storia della basilica con i suoi capolavori. Il giornalista Athos Carrara sintetizza in brevi ma efficaci episodi la storia della chiesa e di alcuni protagonisti che l'hanno nobilitata. Padre Angelico Poppi pubblica, corredato di brevi note, il Vangelo di Matteo. Don Giovanni Barra racconta, per la prima volta sulla rivista, la vita di padre Massimiliano Kolbe, il frate polacco ucciso dai nazisti nel bunker della fame ad Auschwitz: una figura stimolante per il "Messaggero". Padre Kolbe aveva creduto nella stampa e nella radio come mezzi efficaci di diffusione del messaggio evangelico, e aveva dato vita ad una notevolissima attività editoriale in Polonia, sua patria, e in forma minore in Giappone.

          Don Giovanni Barra, un santo prete torinese, sarà per una decina d'anni una delle firme più apprezzate, più presenti nella rivista e più lette. Inizialmente tratteggia una galleria di personaggi più o meno noti, di ragazzi o adulti, che hanno avuto in comune la ricerca di Dio, l'approdo alla fede, l'impegno per gli altri, la scelta radicale del vangelo nella vita religiosa... Quasi subito avvia una rubrica di dialogo con i lettori, intitolata Incontri con Barra. La rubrica è seguitissima, ne fa testo la grande quantità di lettere che riceve, così tante che le si dedicano, in qualche numero, fino a sei pagine. Essa si concluderà solo nel settembre del 1970, quando l'età e la malattia lo costringeranno a lasciare. Ma il suo ricordo è rimasto vivo a lungo nei lettori del "Messaggero".

          La corrispondenza con i lettori viene ulteriormente sviluppata. Alle rubriche già segnalate, nel 1965 si aggiunge un A colloquio con i genitori che nel 1967 cede il posto a Vivere insieme, curato da Ugo Sciascia, un esperto di problemi familiari, che conduce un'omonima e fortunata trasmissione televisiva.

          Aumenta in spazio e consistenza l'attenzione per la vita della chiesa: per qualche numero spicca la preparazione al Congresso eucaristico internazionale di Monaco. Ma si inizia anche a parlare di concilio, annunciato da Giovanni XXIII, il Papa buono che nel 1958 era succeduto sul soglio pontificio a Pio XII

          Nel dicembre del 1960 ricompare la pubblicità, sparita quasi subito dopo alcune comparse nei primi numeri del 1898.

          Tra le firme di prestigio, accanto al citato Pittigrilli: Ada Carella, una scrittrice domiciliata a Parigi che intervista noti personaggi o tratteggia profili di persone la cui vita ha significato qualcosa per gli altri; l'avvocatessa Lina Furlan, moglie di Pittigrilli, che pesca nella sua esperienza forense casi significativi i cui esiti possono indirizzare le scelte dei lettori.

          Proseguono i timidi passi in settori di interesse un tempo inconsueti. Alla citata rubrica dei libri, si aggiungono quella del cinema e della moda: primi tentativi di avvicinare il bollettino alle riviste popolari, familiari, senza perdere l'ispirazione religiosa e antoniana.

          Ma poi sulla scena mondiale irrompe con la forza dello Spirito Santo il concilio: si apre una stagione nuova della chiesa, una ventata di novità mette beneficamente a soqquadro gerarchia e fedeli e dal lungo e serrato dibattito escono cose nuove, impensate prima di allora: la riforma liturgica, l'impegno cristiano per l'umanizzazione del mondo, l'attenzione ai lontani, l'ecumenismo, la lettura dei segni dei tempi... Il "Messaggero" accoglie i nuovi temi e li dibatte, ora con cautela, ora con entusiasmo. Presenta e commenta i documenti dell'assise ecumenica, della quale racconta lo svolgersi, ascoltando l'esperienza di alcuni dei protagonisti. A Paolo VI poi, che del concilio è stato, dopo Papa Roncalli, animatore intelligente ed entusiasta, il "Messaggero" dedica uno spazio fisso, I fioretti di Paolo VI, nel quale sono ripresi frammenti dei suoi scritti, episodi della vita... Nel 1968, poi, quando esplode il problema del divorzio, il bollettino lo affronta con alcune valide inchieste tra i lettori curate da padre Francesco Saverio Pancheri.

         I mutamenti sono stati notevoli. Il sigillo dell'antonianità è ancora forte anche nella forma esteriore. Il numero degli abbonati è altissimo, sfiora e a volte supera il milione. Il mondo della carta stampata e dei mass media è in fermento per le molte possibilità che la tecnologia offre. Dal "Messaggero" i frati vogliono qualcosa di più. Inizia così una nuova fase, l'ultima per ora, che porta ai cambiamenti dei giorni nostri.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017