La crisi e la scuola di Pariacoto

Certo la crisi ci ha messo pesantemente le mani in tasca, ma è anche vero che per i ragazzi peruviani che conoscerete nelle pagine del dossier Caritas le cose vanno molto peggio.
25 Maggio 2012 | di

Non è facile vivere in un mondo e in un’Italia nei quali l’undicesimo comandamento suona, inflessibilmente, «sii flessibile». La decostruzione di certezze, reti sociali, diritti lavorativi, risorse fiduciali, ci fa tutti più poveri. Dopo mezzo secolo in cui si era consolidata l’illusione del benessere in costante crescita, non sembra guadagnare molti seguaci l’idea di intraprendere, dal punto di vista economico, una «decrescita felice» – espressione provocatoria, questa, di Latouche –, soprattutto per chi già occupa i gradini più bassi della scala sociale. In effetti, gli stili di vita, oltre a pochi soggetti motivati e controcorrente, li modifica solo chi è costretto a farlo, spesso tagliando anche spese necessarie. Per cui non è antipolitica dire che i partiti sono fuori lunghezza d’onda rispetto al vissuto del Paese: il fatto che siano usciti dalle recenti elezioni amministrative con le ossa rotte, è chiara dimostrazione che devono accelerare il cambiamento, il loro. I cittadini sono ben disposti a pagare i costi della politica, ma non a foraggiarne le sacche di corruzione. I partiti vanno finanziati, certo, ma non devono accumulare denaro pubblico sottraendolo alla gestione ordinaria – oggi così in affanno – della società civile, soprattutto per gli interventi a favore dei soggetti più deboli. La crisi non guarda in faccia nessuno, ma non si può distogliere lo sguardo da chi non ce la fa ed è tentato di ricorrere a soluzioni estreme.
 
Ognuno di noi utilizza più volte al giorno la parola crisi, e su questo termine carica la croce delle molte cose che non vanno per il verso giusto e di un frangente economico negativo che si protrae senza che si possa intravedere a breve la fine del tunnel. Non per fare erudizione, ma la parola crisi possiede un significato preciso: indica infatti un momento di discernimento che comprende una chiamata a decisione (krisis, in greco, significa separare, scegliere e quindi esprimere un giudizio). Come dire che la crisi ci pone sopra un crinale dal quale si può scendere, da una parte o dall’altra, a seguito di una decisione. Se, soprattutto ultimamente, la parola crisi si è tecnicizzata in senso economico, in verità ha a che fare con la vita complessiva di ogni comunità umana e in essa di ogni persona. Non sono dunque parole fuori tema quelle del Papa quando ci ricorda che la crisi economica è anche e soprattutto una crisi etica, antropologica, di fede. Senza una visione chiara di quale sia la verità e la dignità dell’uomo e di come queste vadano sempre e comunque salvaguardate, la crisi diventa una questione di contabilità e di cassa, ci chiude in noi stessi e ci mette gli uni contro gli altri, ognuno a presidio dei propri interessi.
 
Una recente indagine su come sia cambiata la vita degli italiani in seguito al persistere di una situazione di grave disagio economico, rileva che un 10 per cento continua a fare donazioni soprattutto a enti no profit, anche se gli importi delle stesse vengono ridimensionati. Non è venuta meno la generosità, ma la disponibilità di risorse da destinare a iniziative benefiche. Dico questo perché nel numero della rivista che avete in mano troverete il consueto progetto della Caritas Antoniana per il mese di giugno. Abbiamo a lungo riflettuto se, in tempo di crisi, avesse senso chiedere ai nostri lettori uno sforzo ulteriore per una causa di tutto rispetto come la costruzione a Pariacoto (Perù) di una scuola per ragazzi che senza possibilità di accedere all’istruzione non hanno sbocchi nella vita. Certo la crisi ci ha messo pesantemente le mani in tasca, ma è anche vero che per i ragazzi peruviani che conoscerete nelle pagine del dossier le cose vanno molto peggio. Il futuro potrà riaccendersi solo se qualcuno darà loro una mano. Vi chiedo di fare il possibile e, poiché non dubito della vostra generosità, vi ringrazio in anticipo. Che sant’Antonio vi benedica!
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017