Isi, la saetta bianca la sua vita, i suoi sogni

Sugli sci già a tre anni, la discesista gardenese è una delle migliori atlete sulla neve – ma in famiglia non è l'unica a praticare sport –. La difficile ripresa.
30 Gennaio 2004 | di

È rientrata la sera prima, tardi, da una trasferta lunga e faticosa, nel bel mezzo di una stagione
agonistica impegnativa, ma lei, Isolde Kostner, è una campionessa sul serio, come atleta e come
persona. Unisce una gentilezza oggi sempre più rara al piglio organizzativo teutonico e accetta
subito di buon grado di raccontare di sé, dei suoi inizi sugli sci, della sua carriera agonistica e di una
grande famiglia in cui ci sono sempre stati diversi atleti professionisti. Alla fine, mette in fila anche
i suoi sogni: di oggi e di un futuro ancora da inventare.
«Isi», così la chiamano i tifosi, ha infilato gli sci proprio da piccolina. «A Natale indossai i miei
primi sci. Sono nata in marzo, quindi mancavano ancora tre mesi al mio terzo compleanno. Le
prime volte sciai con i miei genitori, ma presto cominciai a cavarmela da sola». Chiunque
immaginerebbe una bimba che familiarizza con la neve frequentando un corso di sci e invece...
«Nooo! `€“ esclama la discesista altoatesina `€“ mamma e papà  mi portavano alla sciovia della pista più
facile del paese di mattina presto e tornavano a riprendermi a mezzogiorno. Sciavo ogni giorno
insieme a mia cugina poco più grande di me: smisi anche di andare all'asilo pur di poter stare tutto
il giorno sulla neve».
Sembra proprio di vederli questi due frugoletti volanti che agli occhi dei turisti suscitano un misto
di invidia e tenerezza: sono piccoli, bravissimi, si divertono da matti e praticamente in pista non si
vedono mai. «Sì `€“ sorride Isolde sgranando gli occhi nocciola `€“ io e mia cugina ci divertivamo a
scendere lungo i sentierini nel bosco che pochi conoscono e riuscivamo a trovare sempre strade
nuove. Però alla fine tornavamo sempre alla partenza della sciovia: mica volevamo andare a piedi»!
Quando arriva il momento di andare a scuola, la futura campionessa non molla la neve: almeno tre o
quattro pomeriggi la settimana infila comunque gli sci e, frequentando un corso, viene notata dalla
federazione locale e comincia a cimentarsi nelle prime gare. «La convocazione in Nazionale arrivò
quando avevo sedici anni, ma non mi sorprese perché avevo appena concluso la stagione giovani e
avevo battuto molte atlete azzurre. Mi aspettavo un impatto difficile perché mi era stato descritto un
ambiente duro e allenatori molto esigenti: invece io mi trovai bene», continua la Kostner.

A Lake Louise una brutta caduta

Con l'innegabile grinta e lo straordinario equilibrio che contraddistinguono il suo carattere, la
fuoriclasse gardenese ha raccolto negli anni una serie di successi invidiabili, ma ha attraversato
anche momenti molto difficili. «Il momento più bello? `€“ si interroga Isi `€“ fu davvero emozionante
far da portabandiera e rappresentare quindi l'Italia alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di
Salt Lake City. Io venni scelta anche come rappresentante degli atleti europei per consegnare in
mezzo allo stadio un mazzo di fiori a una bambina indiana: fu un'emozione indimenticabile».
Il momento più difficile per l'altoatesina, punta di diamante del gruppo sciatori della Fiamme
Gialle, fu l'incidente occorsole nel dicembre del 2002 a Lake Louise, in Canada, su una delle sue
piste preferite. «Isi» cadde rovinosamente in allenamento per uno scarto improvviso a metà 
percorso, sbattè contro le barriere di protezione e rimase sulla neve priva di sensi: il referto medico
escluse lesioni, ma le conseguenze del trauma cranico la perseguitarono per diversi mesi.
«Fu un inverno durissimo `€“ confessa Isolde `€“. Soffrivo di mal testa tutti i giorni. Mi posi
l'obbiettivo di riuscire a rientrare in breve, ma forzai i tempi di recupero. Tutto si rivelò più difficile
del previsto: la paura e il ricordo della caduta furono un brutto colpo sotto il profilo psicologico.
Ora mi sono ripresa, manca solo quel pizzico di coraggio in più che serve per vincere». Certo una
campionessa come la discesista azzurra è sempre stata consapevole del rischio che la velocità 
comporta: «Sugli sci la velocità  non mi fa più effetto, sono allenata a sciare a questi ritmi, ma si
scende sempre a più di cento chilometri orari e quindi bisogna mettere in conto la possibilità  di
cadere.
Isolde, però, come molti suoi zii e cugini, ha lo sport nel codice genetico. «Forse tutto risale ai
nonni, che influenzavano le scelte dei figli: lo sport era un'attività  che coinvolgeva tutti in gruppo e
diventava un credo familiare `€“ racconta la nostra fuoriclasse `€“. Mio padre Ulrich, come i miei
fratelli Fabian e Moriz hanno giocato a hockey in squadre altoatesine a livello dilettantistico. Mio
cugino Erwin fu un giocatore professionista di hockey e partecipò alle Olimpiadi di Sarajevo: oggi
sua figlia Carolina, che ha solo diciassette anni, è già  tra le migliori a livello mondiale nel
pattinaggio artistico, mentre suo fratello più piccolo, Simon, gioca a hockey. Ulrich, mio zio di
secondo grado, negli anni '70 vinse parecchie gare di fondo a livello mondiale, partecipò a due
Olimpiadi: anche suo figlio Florian va forte nel fondo». Vien da chiedersi subito se in una famiglia
così affollata di campioni si riesca a mantenersi in contatto. «Sì `€“ assicura Isi `€“ noi viviamo nella
stessa valle e quindi, è ovvio, ogni tanto ci si vede, in paese, magari dopo la messa. Io sono
particolarmente legata a Carolina che è la mia figlioccia di cresima: quando siamo tutte e due a casa
ci vediamo volentieri. Parliamo quasi sempre di sport, ci confidiamo, qualche volta posso darle
anche qualche consiglio, anche se non strettamente tecnico».
 
Nel futuro una vita tranquilla

E i progetti personali della punta di diamante della nostra nazionale? «Decido di anno in anno se
continuare a sciare. L'anno prossimo ci sono i Mondiali a Bormio e tra due anni le Olimpiadi a
Torino: questi appuntamenti sono molto allettanti per un'atleta che rappresenta l'Italia», svela «Isi»
che non fa difficoltà  a confessare anche come si vede nel privato, concluso l'impegno agonistico.
«Appesi gli sci al chiodo, preferirei una vita tranquilla e normale. Non vorrei correre per far carriera
fino a cinquant'anni: sono stata impegnata al massimo da quando ne avevo undici, prima divisa tra
la scuola e le gare, poi tra allenamenti e gare. Mi piacerebbe avere una famiglia e stare a casa: mia
madre, con noi quattro fratelli, è sempre stata una casalinga e forse per questo da sempre immagino
di avere dei bambini e di occuparmene».
Non dimentichiamo che la famiglia Kostner promette molto bene per quanto riguarda lo sport e che
la mamma di «Isi», pur non avendo fatto agonismo, non solo è una gran sportiva, ma è sempre stata
la prima tifosa della figlia, tanto da svegliare la campionessa, almeno quando abitava ancora con i
genitori, per comunicarle classifiche e tempi di manche delle avversarie nelle altre specialità . 

I numeri di Isolde
Isolde Kostner, «Isi» per i tifosi, è nata il 20 marzo 1975 a Bolzano, ma vive da sempre in Val
Gardena. Debuttò con la Nazionale italiana nel 1991, due anni dopo cominciò a disputare le gare di
Coppa del Mondo e da allora ha collezionato una serie invidiabile di successi: ben quattordici
vittorie in Coppa del Mondo, tre medaglie conquistate ai Mondiali, tutte in supergigante, con i due
titoli vinti, rispettivamente, nel 1996 in Sierra Nevada e nel 1997 al Sestriere cui va ad aggiungersi
il secondo posto nel 2001 a Sankt Anton. Nel 1994 alle Olimpiadi di Lillehammer sbalordì con due
medaglie di bronzo rispettivamente in discesa e in supergigante, nel 2002, ai Giochi di Salt Lake
City fu argento in discesa. Ancor oggi l'atleta altoatesina vanta un'impresa mai riuscita a un altro
sciatore azzurro, neppure in campo maschile: «Isi» ha vinto la Coppa del Mondo di specialità  in
discesa per due stagioni consecutive, nel 2001 e nel 2002. Isolde Kostner da quasi tre anni fa parte
del glorioso gruppo sportivo delle Fiamme Gialle di Predazzo in Val di Fiemme.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017