20 Febbraio 2024

Il vero volto di Dio

Tanti parlano di Dio, cercando di descriverlo, anche al di fuori della religione, ad esempio nella filosofia. Perché Dio si offre a noi in modi differenti, il più importante dei quali, spesso, è l’incontro con l’altro.
Il vero volto di Dio

© iamguru / Getty Images

«Anni fa, al termine della stesura della mia tesi di laurea in Storia del Cristianesimo, scrissi un finale, che poi, giustamente, giudicai troppo “lirico” e tenni per me. Lo riprendo qui di seguito. [...] “Miseri, parliamo di Dio in questo universo dove non sempre, e comunque a stento, cogliamo la realtà. Poi guardo il Cristo, inchiodato ad un legno: ecco il Servitore dell’Eterno! [...] ciò che conta è il Cristo crocifisso! Con Lui e solo con Lui ci dobbiamo misurare. Lui è la Parola incarnata di Dio, ed è tutto ciò che di Dio possiamo sapere: e non è già molto, anzi troppo, per il nostro brandello di Spirito?”. Spesso leggo o sento frasi di teologi o uomini di Chiesa parlare delle caratteristiche di Dio. Una volta uno storico, credente, mi disse: “La teologia è quella scienza dove tutti possono dire di Dio quello che vogliono perché nessuno sa nulla di Dio”. Forse esagerava, ma c’è del vero: perché non ci accontentiamo di Gesù Cristo per tentare di avvicinarci a Dio?».

Antonio, lettore da molti anni

 

Parlare di Dio è una questione delicata, basta guardare alla storia della teologia cristiana: anche se con Gesù Cristo la rivelazione è compiuta, quanti interrogativi sono ancora presenti e quanti tentativi di risposta ci sono. In realtà stiamo sempre parlando di una materia studiata da esseri umani, che come tutte ha i suoi limiti e non può essere esaurita definitivamente. La rivelazione, però, è compiuta: questo perché il suo fine non è che noi sappiamo tutto, ma che noi siamo salvati.

Tanti hanno parlato di Dio anche al di fuori della religione, ad esempio nella filosofia: è tutto inutile? Non direi, anche perché Dio si offre a noi in tanti modi, pure per una via naturale, attraverso la creazione, nella quale si possono scorgere i segni della sua presenza, come è accaduto in molte culture. Anche san Paolo, nella Lettera ai Romani, rileva questo aspetto: «Dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili [di Dio] possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità» (cfr. Rm 1,20). Tra queste opere c’è la stessa nostra umanità: secondo la rivelazione biblica, Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza, quindi anche nell’altro possiamo riconoscere i tratti di Dio.

Chiaramente, bisogna tener presente che questi tratti possono anche essere deturpati: eppure, tante volte, l’esperienza più viva di Dio è proprio quella mediata dalla persona che incontro (al punto che il compimento della rivelazione avviene nella persona umana di Gesù). La riflessione su Dio, specialmente filosofica, aiuta a sviluppare un linguaggio adeguato per parlare di lui; può sembrare qualcosa di nicchia, per esperti, e a volte lo diventa, tuttavia favorisce la conoscenza di Dio, nella misura in cui non resta un ragionamento astratto, ma assume concretezza, cioè ha delle implicazioni sulla nostra vita.

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Data di aggiornamento: 20 Febbraio 2024
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