Il Vangelo secondo Marco

Le Edizioni Messaggero proseguono nella bella iniziativa di far illustrare i Vangeli scegliendo tra i migliori artisti del settore. Dopo Luca e Matteo, è la volta di Marco.
08 Dicembre 2002 | di

Nel 2000 dava inizio alla serie (destinata ad avere un seguito oltre i Vangeli) Alessandra Cimatoribus con il Vangelo secondo Luca. L`€™anno successivo la romana Alida Massari affrontava il Vangelo secondo Matteo .

Quest`€™anno si confronta con il testo di Marco Donata Dal Molin Casagrande, un`€™illustratrice trevigiana, di Vittorio Veneto, approdata, dopo un`€™esperienza ventennale di insegnamento nelle scuole statali (educazione artistica), alla mitica Scuola dell`€™acquerello di Sarmede, messa in piedi e diretta finché visse, da quel genialissimo interprete dell`€™illustrazione per l`€™infanzia, che è stato il ceco Stepan Zavrel.

La scuola di Sarmede, anche per lo straordinario fascino esercitato da Zavrel, ha lasciato negli allievi un segno riconoscibilissimo, evidenziato da taluni come un difetto di cui liberarsi, elogiato da altri come un pregio.

Racconta la Dal Molin: «Ho incontrato Zavrel partecipando a un suo corso sull`€™acquerello, che era sempre stata la mia passione. Mi ha subito coinvolta, assieme ad altri allievi, nell`€™illustrazione di un libro cui stava lavorando, Sous la lagune di Venice. Alla sua scuola ho imparato tutto. Come le `€œscuole`€ dei grandi pittori di un tempo, fatte le dovute proporzioni, anche quella di Sarmede ha creato uno stile inconfondibile, che ogni allievo assimila. Io non lo vivo come un fardello di cui devo liberarmi, ma come una ricchezza cui attingere, come un modo efficace di esprimere se stessi facendosi capire da coloro cui è rivolto il lavoro. I bambini, in primo luogo».

A Sarmede si impara, infatti, illustrazione per l`€™infanzia. Che ha delle sue regole particolari. Spiega la Dal Molin: «È un`€™illustrazione che riecheggia il modo ingenuo con cui i piccoli rapprensentano le cose, ma senza la loro povertà  espressiva. C`€™è nelle cose una poesia, una ricchezza di colori che loro magari avvertono, ma che non sanno esprimere. Il nostro disegno, per essere compreso dai bambini, deve allora conservare l`€™ingenuità , ma arricchirsi di quella poesia, di quella varietà  di toni e di colori che loro non sanno esprimere».

Ed è con questo stile «sarmediano», con questo modo di rappresentare le cose che la Dal Molin ha illustrato il vangelo di Marco, un Vangelo tutto proiettato sull`€™evento finale, la morte e risurrezione di Gesù, che lega tutti gli altri avvenimenti della sua vita terrena, riferita nel testo marciano a partire dal battesimo del Nazareno sulle rive del Giordano, tralasciando il racconto della nascita e dell`€™infanzia.

Come ha affrontato il lavoro? le chiedo.

«Con pochissimo tempo a disposizione `€“ tiene a sottolineare `€“ per cui mi sono buttata a capofitto nel lavoro, trascurando molto e molti. Ho letto diversi libri, soprattutto per documentarmi sull`€™ambiente spazio-temporale dove si sono svolti i fatti del Vangelo. Mi sono affidata anche ai ricordi, lasciandomi prendere dalle emozioni suscitate dalla lettura del Vangelo. Mentre mi documentavo su come avveniva la flagellazione, ho anche pianto, pensando a quali indicibili sofferenze Gesù è stato sottoposto.

«Poi ho cominciato a lavorare. Via via che le tavole erano pronte, le sottoponevo al giudizio dei familiari: se suscitavano in loro delle emozioni, voleva dire che funzionavano. Tavola dopo tavola, sempre con la pressione delle scadenze che incombevano, ho messo insieme un lavoro che, stando al giudizio dei familiari, mi pare sufficientemente buono.

«Anche se, avendone il tempo, rifarei più di qualche tavola. Come spesso avviene, è verso la fine del lavoro che si realizzano le cose migliori, perché ci si è fatta la mano, ci si è calati più a fondo nel testo, si cominciano a usare i timbri giusti per trasmettere nel segno e nel colore le emozioni vissute».

È vero. Le ultime tavole sono le migliori, più intense, stilisticamente più raffinate e pregnanti. Ma anche le altre sono molto gradevoli. In tutte mi ha colpito un particolare: gli occhi grandi, sgranati, di tutti i protagonisti. Ne chiedo il motivo all`€™autrice.

Risponde: «Ho cercato di esprimere così lo stupore che deve aver preso tutti coloro che incontravano Gesù, che ascoltavano e vedevano quello che diceva e faceva: cose degne di stupore».

Un altro bel libro che la Dal Molin affianca ad altri ben riusciti come Camilla e i colori ritrovati, Ron ron, il gatto invisibile, Il pesciolino grigio, La leggenda del Santo Graal (presente con alcune tavole alla Mostra I colori del sacro, curata da Sarmede, «Messaggero» e Museo diocesano di Padova).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017