Il centuplo di sant’Antonio

Ogni mese raccontiamo storie di progetti, realizzate in tutto il mondo grazie al contributo dei lettori del «Messaggero di sant’Antonio». Questa volta passiamo dai fatti alla mano che li genera, presentandovi chi lavora in Caritas Antoniana.
26 Marzo 2013 | di

Caritas Antoniana appare ogni mese sulle pagine del «Messaggero di sant’Antonio», con i suoi progetti, i suoi volti e le sue storie. Non è altro dal giornale, è il suo braccio solidale, «l’altro polmone» che permette al nostro mensile di dare corpo al carisma antoniano «Vangelo e carità». Un caso unico nel panorama dell’editoria. Ma chi lavora dietro le quinte di questa realtà del tutto particolare, nata in sordina all’ombra delle cupole della Basilica nel lontano 1976, cresciuta con la solidarietà dei lettori del «Messaggero» e oggi in grado di realizzare circa 140 progetti all’anno in quaranta Paesi nel mondo?

La struttura è sempre stata composta da poche persone: a un primo ufficio, guidato da due volontari, Gaetano Meda e Cesare Carraro (entrambi in attività fino al 2010), nel 2001 si sono aggiunte due segretarie, Claudia e Silvia che affiancano l’attuale direttore, padre Valentino Maragno, in carica dal 2005. Poi c’è un consiglio di sette frati che si riunisce circa una volta ogni due mesi per decidere i progetti da finanziare. Essenziale il personale, essenziale la sede: il pianterreno di un vecchio palazzo, a pochi passi dal «Messaggero» e dalla Basilica del Santo.
l mobilio, spartano e un po’ datato, è abbellito da oggetti mandati in dono dai missionari, quasi ex voto di solidarietà, come statue africane, dipinti, piccolo artigianato. Si respira un’aria di casa, d’informalità. Qui confluiscono le offerte da tutto il mondo, in una solidarietà che cresce di anno in anno, nonostante la crisi, quando molte altre istituzioni vedono calare donazioni e sostenitori. Padre Maragno non si stupisce: «Sant’Antonio è grande – sorride –. Qui frati e benefattori sono innanzitutto una comunità che condivide valori. La carità non è ciò che ti avanza o che ti fa sentire a posto con la coscienza, ma ciò che sei.
Si tratta di grandi, più spesso piccole, offerte, gocce che moltiplicano i pani e i pesci e che ridanno vita ad altre comunità nel mondo».

Claudia e Silvia sono un po’ il «setaccio di sant’Antonio»: loro compito è accogliere le richieste di aiuto, controllarle, stabilire i contatti, verificare la documentazione, preparare le pratiche per il Consiglio direttivo, seguire il progetto nel suo sviluppo e chiederne periodici resoconti, fino a quello finale che sancisce la conclusione del progetto.
In sede arrivano circa 350 progetti ogni anno, alla fine ne passano poco più di un terzo. Non dev’esser facile scegliere tra chi ha bisogno: «No, non lo è affatto – risponde padre Valentino –. Nella scelta applichiamo alcuni criteri che negli anni si sono rivelati i più efficaci.

La precedenza va ai più poveri e ai più deboli, soprattutto laddove non arrivano altri aiuti. È proprio nelle zone più abbandonate che piccoli interventi danno grandi risultati. Per questo preferiamo progetti circoscritti, voluti dalla gente, verificabili, adatti al livello di sviluppo». Il bisogno va poi coniugato con l’affidabilità: «Facciamo controlli incrociati – continua –, richiediamo la verifica di vescovi e responsabili di congregazioni e ordini, accettiamo il progetto solo se abbiamo un referente credibile». I soldi vengono inviati a rate, seguendo l’avanzamento dei lavori, solo su conti di diocesi o di congregazioni di riferimento, come sancisce la normativa sulle Onlus.
 
L’avventura della solidarietà
Ogni progetto è una piccola avventura: «Si costruisce – spiega Silvia – giorno per giorno attraverso il dialogo con i beneficiari. Lo scambio è faticoso, perché abbiamo tempi e mentalità diverse, ma ci arricchisce reciprocamente. Noi impariamo la pazienza, la diversità dei punti di vista, la necessità di non dare nulla per scontato, loro imparano a concretizzare i loro bisogni, a progettare con efficacia le soluzioni. Per alcuni, ad esempio, è difficile capire che per approvare la costruzione di una scuola bisogna avere una planimetria, un preventivo dei costi, eventuali fatture pro forma. È insieme un accompagnarli e un condividere». Alle difficoltà culturali si aggiungono quelle ambientali: «In molte zone del pianeta – interviene Claudia – i ritmi della natura hanno il sopravvento. Stagione delle piogge e siccità bloccano i lavori, quando non capitano addirittura eventi straordinari come inondazioni o terremoti che possono stravolgere la natura del progetto. Poi ci sono difficoltà legate al sottosviluppo, come mancanza di strade, di mezzi di comunicazione e di trasporto. Quelli che noi chiamiamo “ritmi africani” sono dovuti anche a tutte queste ragioni».

Nonostante le difficoltà, il 98 per cento dei progetti approvati da Caritas Antoniana va a buon fine: «Ma non avete idea – continua Claudia – quanto ci bruci quel 2 per cento che, nostro malgrado, perdiamo per strada, perché sappiamo che ogni centesimo appartiene alla gente che ce lo ha affidato». L’oculatezza nelle scelte e i bassissimi costi di struttura portano a un grande risultato: «Abbiamo un ottimo rapporto costi/benefici – spiega padre Maragno –, con un budget di circa 2 milioni di euro l’anno riusciamo a raggiungere più di 700 mila beneficiari, migliorando significativamente le condizioni di vita e potenziando i servizi primari: scuola, sanità, accesso all’acqua e formazione». Qual è il segreto? «La logica di rete – continua il direttore –. Quando un missionario richiede il nostro aiuto, noi chiediamo che vengano attivate anche le risorse locali: autorità religiose e civili, manodopera e volontariato. Per progetti economicamente impegnativi invitiamo i beneficiari a cercare anche altri benefattori in modo da unire le forze e crea­re una collaborazione proficua. È sempre la comunità che trova le risorse per riscattarsi, nessuno sviluppo può essere imposto dall’alto».
Un lavoro lungo e faticoso che però dà grandi soddisfazioni: «Qui impariamo a sentirci cittadini del mondo – afferma Silvia –, a condividere i problemi della gente, ad apprezzare le piccole cose, sapendo che per buona parte dell’umanità non è scontato aprire un rubinetto e bere un bicchiere d’acqua». Un’esperienza che si apre al trascendente: «La gente vuole essere accanto alla gente in nome di sant’Antonio – conclude Claudia –; è uno scacco al teorema di un mondo “brutto e cattivo”. Qui sperimentiamo il centuplo».
 
Nuovo servizio
Il progetto in un click
 
Da alcuni mesi Caritas Antoniana ha un nuovo servizio via web. Dal sito www.caritasantoniana.it è possibile accedere a tre link: Progetti finanziabili, Resoconti finali e Resoconti parziali. Nel primo caso si tratta di tutti i progetti in corso, divisi per continente e poi per Paese, con tanto di scheda tecnica, per consentire all’utente di scegliere il progetto che desidera finanziare. Alcuni progetti sono linkati a «Resoconti parziali», per permettere di verificare l’avanzamento dei lavori. Nel secondo link, «Resoconti finali», sono elencati i progetti ormai ultimati, a cui non è più possibile dare il proprio contributo, ma di cui si può comunque consultare un resoconto di fine progetto. «L’iniziativa – spiega Claudia – è nata con lo scopo di dare massima trasparenza». L’altra ragione è condividere il bene fatto insieme: «Ci arrivano sempre – racconta Silvia –  i ringraziamenti dei beneficiari: parole che toccano il cuore, una gioia da condividere».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017