I bambini impiccati di Cattelan un'inopportuna provocazione

Un artista deve sempre potersi esprimere liberamente. Ma talvolta, anche per tutelare le fasce più fragili della popolazione, come i bambini, la sua opera andrebbe esposta in un luogo riservato al quale poter accedere liberamente.
30 Giugno 2004 | di

Maurizio Cattelan è un artista di fama internazionale. Lo era prima dello scandalo dell'installazione dei tre bambini-fantoccio in jeans e maglietta, piedi scalzi e sporchi di polvere, occhi spalancati, appesi a una quercia in piazza XXIV Maggio a Milano, lo sarà  in futuro. Non aveva dunque certo bisogno di pubblicità . Ha semplicemente continuato a fare il suo lavoro che, come capita spesso agli artisti, è quasi sempre provocatorio. La provocazione è stata raccolta e si è scatenato un putiferio in cui l'intervento più pacato è stato proprio quello di Cattelan, che ha reagito con queste parole: Mi dispiace solo che un'opera sulla violenza sia finita con un atto di violenza. Già , perché alcuni dei provocati non si sono limitati alle proteste verbali ma sono passati alla minaccia e, infine, ai fatti. Un contestatore si è perfino ferito nel tentativo, riuscito, di buttare giù uno dei fantocci impiccati.

Arte o provocazione?
Perché, cari lettori, ritorno su questo episodio che è rapidamente andato al di là  della cronaca locale e ha occupato le pagine nazionali dei quotidiani? Perché è l'ultimo, in ordine di tempo, di una serie infinita di reazioni alle provocazioni degli artisti. Io non ho gli strumenti per giudicare Cattelan come artista, ma molti di coloro che oggi accettiamo pacificamente come grandi artisti hanno attraversato, nel corso della loro vita, durissime contestazioni e, talvolta, vere e proprie persecuzioni da parte di chi non solo non comprendeva il loro lavoro ma negava ad esso la qualifica stessa di opera d'arte, vedendo in essa una carica eversiva capace di sovvertire l'ordine, la morale e la legalità . Non si contano le ingiustizie, le censure e i soprusi che, nel corso dei millenni, hanno dovuto subire tutti coloro che manifestavano un pensiero divergente rispetto a quello predominante.
Anche nel caso dell'installazione di Cattelan, si è ripetuto il solito copione. Sorpresa per la provocazione, detrattori che si chiedono Ma questa è arte?, vigilantes improvvisati che per evitare di porsi dubbi cercano di eliminare l'installazione, proteste, interrogazioni, dibattiti infuocati.
Persone che fino al giorno prima ignoravano l'esistenza stessa di Cattelan in questa terra, lo stroncano o, al contrario, lo elogiano come se ne conoscessero alla perfezione vita e opere. Chi conosceva e apprezzava Cattelan lo difende, ma non di rado usa toni sussiegosi e altezzosi nei confronti degli ignoranti che non mostrano altrettanto entusiasmo. Insomma, la solita vecchia storia alla quale personalmente ho fatto un certo callo, almeno finché non degenera nella violenza, nel sopruso e nella negazione della libertà  di espressione dell'artista. Nella mia famiglia, nel corso dei secoli, non sono mancati coloro che hanno provocato e scandalizzato, pagandone anche le conseguenze. Per citare un solo caso, ricordo i racconti di mio padre, futurista, autore di testi di Teatro sintetico negli anni Venti del Novecento. Quando, con Marinetti, Folgore, Boccioni e tanti altri, presentavano in pubblico le loro idee e le loro opere, le reazioni erano furibonde fino alla violenza fisica e, se andate a rileggere le cronache dell'epoca, le polemiche su Cattelan vi sembreranno rose e fiori.

Sotto gli occhi dei bambini
Io non so chi debba stabilire, e con quali criteri, se un'opera sia definibile come d'arte, anche se temo che negli ultimi decenni siano sempre più i mercanti d'arte a condurre le danze. So, però, che non deve mai essere impedito a un artista di esprimersi, anche se talvolta, per sensibilità , buon gusto, particolare periodo storico, la sua opera non andrebbe imposta ma esposta in un luogo più riservato di una piazza o di un parco pubblico, dove chiunque possa liberamente accedere per sua scelta.
Nel caso dell'installazione di Cattelan, ho infatti avanzato alcuni dubbi sul fatto che i tre impiccati potessero comparire d'improvviso davanti agli occhi di bambini. Mi è stato obiettato che i bambini vedono ben altro e che è bene non nascondere loro la realtà  delle violenze che i piccoli subiscono in tutto il mondo. Questa obiezione non mi convince perché il fatto che i bambini vedano ben altro non è un dato di fatto che dobbiamo subire senza ribellarci. I temi della sofferenza infantile non vanno presentati ai bambini a sorpresa, ma accostati sotto una guida adulta e con tempi graduati. Forse sono rimasto ancora all'epoca in cui i bimbi si spaventavano davanti all'illustrazione che presentava Pinocchio impiccato a un albero, ma sono dell'opinione che i bambini di oggi non abbiano subito una mutazione rispetto ai coetanei di un tempo.

Provocare a tutti i costi
E dunque mi chiedo perché l'installazione di Cattelan non sia stata realizzata in un'area più protetta di un parco pubblico visibile a chiunque, per scelta o per semplice curiosità . Tutto qui. Le provocazioni sono utili ma i bambini, già  provocatori di loro, ne subi-scono ogni giorno già  tante che non vorrei li portasse all'assuefazione. In definitiva, nessuna censura e nessuna violenza contro l'arte, solo qualche cautela per chi per età , condizioni fisiche o psichiche o semplicemente per particolare sensibilità , potrebbe ricavare qualche danno dalla provocazione.


 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017