Giovani frati crescono all’ombra del Santo

Padre Giuseppe Casarin, rettore del Seminario dedicato a sant’Antonio Dottore, presenta la ricchezza interculturale della comunità dei giovani frati provenienti da Europa, America, Asia.
22 Febbraio 2008 | di

Undici italiani, un vietnamita, un cinese, due francesi, tre messicani, due indiani. È la variopinta composizione del Seminario sant’Antonio Dottore, comunità internazionale e interculturale di giovani frati in formazione nei pressi della Basilica. Per conoscere meglio questa realtà che ha il nome del Santo abbiamo interpellato il rettore, padre Giuseppe Casarin.

Msa. Qual è il valore del vivere insieme di persone provenienti da culture tanto differenti?

Padre Casarin. La presenza nel nostro Seminario di tanti frati giunti da diverse realtà risponde anzitutto a un bisogno di formazione che proviene da contesti extraeuropei; inoltre dipende dal calo numerico delle vocazioni nel Vecchio continente.

La dimensione interculturale, poi, è una ricchezza, perché permette il confronto tra posizioni diverse. Facilita l’apertura mentale, l’accoglienza e l’ascolto. È una risposta ai nostri tempi di globalizzazione e mobilità. D’altra parte ascoltare e accogliere l’altro non è immediato né scontato: le reciproche diversità possono fare anche paura. Servono tempi lunghi, pazienza, volontà e sforzo di comprensione da ambo le parti. Pensiamo solo alle difficoltà che questi giovani devono affrontare nell’accostarsi alla lingua italiana. E infatti per facilitare la comunicazione abbiamo attivato lo studio sistematico dell’inglese.

Che cosa si propone la vita di formazione?

Cultura, accoglienza e carità sono le dimensioni tipiche del nostro Seminario. L’impegno maggiore si esercita nell’aiutare a chiarire e consolidare la motivazione vocazionale in vista dei voti perpetui, cioè per tutta la vita. Tale discernimento si realizza sullo sfondo di un progetto formativo che cerca di tematizzare di anno in anno alcune esperienze fondamentali della vita di san Francesco e di sant’Antonio. Quest’anno, ad esempio, il progetto formativo ruota attorno al tema «fraternità e missione», secondo un binomio che ispira tutta la vita dei frati in Seminario. Quindi si tratta di imparare a stare insieme, a sviluppare capacità relazionali fatte di ascolto, rispetto, capacità di comunicare, di perdonarsi e lavorare insieme. La fraternità, inoltre, è pensata in vista dell’annuncio. Il progetto si sviluppa infatti in tre tappe: fraternità come, in e per la missione.

Annunciare il Vangelo, dunque.

Sì, è una scelta fondamentale per il francescano.

I giovani frati cercano di appropriarsi di questa dimensione studiando le esperienze missionarie del nostro Ordine e mettendosi alla prova «sul campo», grazie ai fine settimana passati da ottobre a giugno presso le parrocchie nelle vicine diocesi o mettendosi a servizio di persone ammalate di aids, carcerati, pazienti ospedalieri.

Queste opportunità aiutano a riscoprire il significato autentico della missione, educano alla collaborazione con i responsabili delle varie attività pastorali e insegnano a gestirne tempi e modalità.

Poi c’è lo studio...

Accanto a queste attività, infatti, c’è la dimensione intellettuale volta ad approfondire la conoscenza della persona e del messaggio di Gesù.

Il tempo dello studio occupa gran parte della giornata dei frati in formazione.

Su quali aiuti può contare un giovane frate in Seminario?

La fraternità per la missione non si improvvisa: richiede anche crescita dal punto di vista umano, personale. I frati sono accompagnati a livello individuale dall’équipe formativa; possono contare su colloqui con il padre spirituale e altre figure di sostegno. Tutto ciò serve per maturare il rapporto con se stessi, con gli altri e con il Signore, punto di partenza e di arrivo dell’intero cammino. In questa educazione relazionale acquista molta importanza la preghiera. In particolare il martedì, giorno dedicato a sant’Antonio, ricordiamo tutti i devoti che ci sono vicini spiritualmente e materialmente, soprattutto per il sostentamento delle vocazioni provenienti da Paesi economicamente meno fortunati.

In che modo riuscite a coinvolgere altri giovani?

Il Seminario è un faro sotto questo punto di vista: nei luoghi in cui siamo presenti cerchiamo di orientare la domanda vocazionale.

Come riuscite a rendere presente sant’Antonio nella vostra comunità?

Intanto partecipiamo a tutte le feste del Santo: di recente abbiamo fatto una bella esperienza di pellegrinaggio con le reliquie all’ospedale di Padova. La nostra è anche una comunità che nel nome di sant’Antonio compie gesti di carità. Ad esempio, accogliamo nei nostri ambienti un certo numero di familiari di malati e di carcerati, e offriamo ospitalità a frati e missionari di passaggio. Il nome di Antonio è ricordato in qualità di «Dottore» nell’intitolazione del Seminario: in questo senso è significativa la comunità dei docenti che contribuiscono alla formazione intellettuale nelle discipline filosofiche, bibliche e teologiche.  Infine la figura di sant’Antonio è viva nella nostra devozione e nella preghiera per quanti lo chiedono. Anche questa è evangelizzazione.  


Appuntamenti

Settimana santa in Basilica

16 marzo - Domenica delle palme: alle ore 10.45 benedizione dell’ulivo nel piazzale della Basilica; si procederà quindi in processione all’interno per la celebrazione dell’eucaristia, presieduta dal rettore, padre Enzo Poiana.

20 marzo - Giovedì santo: alle ore 18.00 verrà celebrata la messa in coena Domini.

21 marzo - Venerdì santo: alle ore 15.00 si terrà la Via crucis; alle ore 18.00 la solenne azione liturgica con la lettura del Passio e l’adorazione della croce.

22 marzo - Sabato santo, giornata aliturgica: la Veglia pasquale avrà inizio alle ore 21.00 sul sagrato della Basilica, con la benedizione del fuoco e la processione con il cero pasquale.

23 marzo - Domenica di Pasqua: la messa solenne delle ore 11.00 sarà presieduta da padre Gianni Cappelletto, superiore provinciale; il rettore padre Enzo Poiana presiederà la messa solenne delle ore 17.00. Entrambe le celebrazioni saranno animate dal coro della Cappella musicale del Santo.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017