Francesco, dolce sentire

Che bello sentirsi, come cristiani, dalla parte di ciò che è pulito, nuovo, fresco, al di là degli schemi ossessivi e violenti di chi sa già come andrà a finire e non ammette nessun riscatto, nessun colpo d’ala.
27 Marzo 2013 | di

Sono passati alcuni giorni, ma mi emoziono ancora quando, celebrando la santa Messa, pronuncio le parole «in comunione con il nostro papa Francesco». So bene che lui, già cardinale di Buenos Aires, si chiama Jorge Mario Bergoglio, ma il fatto che abbia voluto per sé e per la sua missione di vescovo di Roma un nome tanto caro alla tradizione spirituale e così italiano, me lo fa sentire ogni volta vicino. E poi, che i giornali abbiano smesso anche solo per qualche giorno di sputare congetture e veleni descrivendo una Chiesa assatanata di potere e farsesca, irrimediabilmente affondata nel pantano degli scandali, è già una grande soddisfazione. Che bello sentirsi dalla parte di ciò che è pulito, nuovo, fresco, al di là degli schemi ossessivi, automatici e sostanzialmente violenti di chi sa già come andrà a finire e non ammette nessun riscatto, nessun colpo d’ala, tanto meno quella riforma che pure invoca a gran voce. Con tempismo perfetto, in poco più di un mese, lo Spirito Santo ci ha resi spettatori in diretta di due eventi straordinari: la rinuncia di papa Benedetto che, azzerando la situazione, ha portato all’elezione concorde e rapida di un Papa latinoamericano. La continuazione, dunque, del Conclave del 2005, nel quale Bergoglio aveva ceduto – così si racconta – il passo a Ratzinger, segno che la Chiesa sa bene dove vuole andare e non si lascia dettare l’agenda da nessuno, tanto meno dai media.
 
Se ci voleva una prova del fatto che la Chiesa «non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente che ha al suo cuore Gesù Cristo» – si tratta di parole di Romano Guardini pronunciate da Benedetto XVI nel suo congedo –, questa prova ci è stata data con tutta evidenza, in maniera quasi profetica. Anche se la parola «profezia», nella Chiesa, va sempre maneggiata con circospezione, per evitare di farne una bandiera contro l’istituzione, poiché la vera profezia non è contraria all’istituzione ma a ciò che non le permette di esser a servizio del Vangelo di Gesù Cristo e dell’uomo, cioè trasparente e non tesa ad alimentare se stessa. Un tratto indiscutibile del Poverello di Assisi è stato quello di contribuire a «ricostruire» la Chiesa senza furori e rigurgiti antiistituzionali, come fecero invece molti gruppi eretici di quegli anni. Si riforma la Chiesa restando al suo interno, amandola in modo viscerale anche quando la si scopre (in noi prima che negli altri) peccatrice, nella consapevolezza che la conversione primordiale è quella di chi annuncia la fede, non quella di chi la riceve. Certo, papa Bergoglio è e resta un gesuita, un combattente della fede con un radicale spirito missionario, ma va ricordato che san Francesco è stato modello e fondamento anche per la conversione di sant’Ignazio di Loyola.
 
Insomma, il gaudium annunciato dalla loggia della Basilica di San Pietro la sera del 13 marzo è stato davvero magnum, contagioso e traboccante, ha toccato i cuori e guarito molta tristezza nella Chiesa e alcuni pregiudizi contro di essa, anche se, come cristiani, dobbiamo prepararci e fortificarci perché la Chiesa non sarà «mai senza la Croce» (così ha detto papa Francesco nella sua prima omelia), pena la perdita della sua stessa identità, pena il cadere nella mondanità che è lo spirito del mondo contrapposto a quello di Cristo. Inoltre, la vita di Francesco d’Assisi è stata segnata anche dal grande dono e insieme dalla sofferenza delle stimmate (conformarsi a Cristo non è uno scherzo!), dalle delizie della fraternità ma anche dall’esperienza di una profonda solitudine, da uno sguardo luminoso sugli uomini e sulla creazione nonostante forti turbamenti interiori.
E, per concludere, un ringraziamento, sulla falsariga del Cantico delle creature: Laudato si’ mi Signore perché fai bella la tua Chiesa con doni stupendi / Laudato si’ mi Signore per frate papa Francesco!

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017