Francescani, segno di pace nella terra di Gesù

Un gruppo di frati, suore e laici nel nome di Francesco hanno ripercorso le strade di Gesù in un momento particolarmente drammatico per quella regione: per essere segno di pace, di dialogo e di speranza.
23 Dicembre 2003 | di

Dal 12 al 19 settembre si è svolto un pellegrinaggio di speranza per la pace in Terra Santa. Un gruppo di trentaquattro pellegrini (alcuni frati francescani di Padova, un sacerdote di Pordenone - che ha guidato il pellegrinaggio - alcune suore e laici provenienti da diverse parti del Nord Italia) ha voluto rispondere in questa maniera alla proposta di portare e di essere un segno di pace e di concordia nella terra di Gesù, oggi attraversata da interminabili tensioni economiche, politiche e religiose. Un pellegrinaggio sulle orme di san Francesco, che ebbe il coraggio di andare in Terra Santa in un tempo di conflitti e di scontri, per molti aspetti simile al nostro. Racconta il biografo che egli animato dalla speranza di poter realizzare presto il suo sogno, decise di tentare l'impresa... (Leggenda Maggiore di san Bonaventura, FF 1172).
Il suo sogno divenne realtà : durante la V Crociata, pur nell'infuriare dello scontro, sostenuto dalla fede e dal desiderio di annunciare il Vangelo della pace, Francesco attraversò il campo di battaglia e non esitò a presentarsi al Sultano (Vita Prima di Tommaso da Celano, FF 422).
Oggi la memoria di quel suo gesto così profetico continua a rimanere viva ed è diventata una preziosa eredità  da condividere e spendere per il bene della pace.
Nel solco tracciato da san Francesco e ispirandosi al suo desiderio di essere uomo e strumento di pace, il nostro pellegrinaggio in Terra Santa è stato un ritorno alle radici della nostra storia e della nostra fede cristiana. Da san Francesco e dal suo messaggio di pace siamo stati ricondotti all'origine di tutto, a Gesù principe e re della pace. Tornare ai luoghi dove Gesù è nato, cresciuto, morto e risorto significa, infatti, ricomprendere e raccontare quegli avvenimenti, piccoli per la storia del mondo, ma che rivelano tutto ciò che Dio ha posto come sorgenti della nostra identità  e vocazione di cristiani.
Un pellegrinaggio in Terra Santa è perciò un viaggio della memoria, alla ricerca del fondamento della nostra fede, cosa significa che Gesù è il Cristo, che il Vangelo è buona notizia per tutti e che la corsa della Parola, iniziata a Gerusalemme più di 2 mila anni fa, continua anche oggi...

Recuperare il vissuto di Gesù
Solo se si restituisce Gesù al suo ambiente familiare, al contesto sociale e religioso della sua epoca, alla sua vita quotidiana, si può recuperare il suo vissuto umano, la sua semplice, ricca e ospitale umanità . E la fede e l'esperienza cristiana ne riceve immediato entusiasmo e vigore, ritrovando un Gesù più umano, più vicino alla vita di tutti i giorni, con il suo inevitabile bagaglio di prove e di speranze.
Ripercorrendo l'itinerario esistenziale di Gesù, Nazaret occupa senza dubbio un posto importante. A Nazaret, nei luoghi dell'Annunciazione e della giovinezza di Gesù, si incontra il mistero di Dio che mostra la semplicità  dell'uomo e della sua quotidianità  come prioritaria e dove si coglie la vocazione di Maria e di Giuseppe. E per capire meglio Nazaret gioverebbe leggere le parabole di Gesù: non poche di esse riflettono la vita, gli episodi e i fatti accaduti qui (cf. ad es., Lc 7,31-32; 11,5-8; 15,8-9). Le parabole sono l'autobiografia spirituale di Gesù, la sua storia più intima che scopre gradualmente la presenza del progetto di Dio.
Dalla sinagoga di Nazaret (vicino alla chiesa greco-cattolica di san Giuseppe), iniziò la corsa della Parola che raggiunse anzitutto altri villaggi della Galilea. Nel meraviglioso scenario del lago di Galilea, si incontra la memoria della vita pubblica di Gesù: l'attività  a Cafarnao, oggi sito archeologico stupendamente conservato dai frati francescani, il santuario della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il santuario del primato di Pietro. Soprattutto in questi luoghi è ambientato il grande discorso della Montagna (Mt 5-7); la posizione del santuario delle Beatitudini e la lettura della stessa pagina del Vangelo (Mt 5,1-12) evocano tuttora la bellezza e la profondità  delle parole di Gesù, che qui per la prima volta furono pronunciate e udite da molta gente.
Prima di lasciare la Galilea, una visita al Tabor perché salire al monte della Trasfigurazione è già  anticipare la tappa finale, Gerusalemme, la gloria della morte e risurrezione; dalla sommità  di questo monte isolato rispetto alla pianura circostante, rimane la percezione di un momento di ritiro spirituale di Gesù prima di intraprendere il grande viaggio verso la Città  Santa.
Arriviamo alla Città  Santa e la visita ai luoghi degli ultimi giorni di vita di Gesù ci riporta alla mente pagine evangeliche di grande suggestione e intensità : Betania e l'amicizia con la famiglia di Marta, Maria e Lazzaro; Betfage, nel luogo dell'acclamazione del Messia sul dorso di un asinello come re di pace! Il pianto di Gesù su Gerusalemme (Dominus flevit), la grotta del Getsemani e, a un tiro di sasso, il santuario dell'orto del Getsemani, dove Gesù entrò in agonia prima di essere arrestato.
La vicinanza di Betlemme a Gerusalemme ci porta a visitare i luoghi della natività  di Gesù: la basilica e la grotta dei pastori. È il momento della presa di contatto con recenti fatti di cronaca che hanno fatto il giro del mondo: l'assedio alla basilica, le devastazioni cui la stessa città  di Betlemme è stata sottoposta, il coraggio e l'intraprendenza dei frati francescani, che rischiano la pelle per evitare inutili massacri e spargimenti di sangue.
Con negli occhi la desolazione di Betlemme, chiusa nella morsa militare e più che mai luogo di confine, rientriamo a Gerusalemme per seguire Gesù negli ultimi istanti della sua vita. Ritroviamo il luogo del Cenacolo e rifacciamo in silenzio la via dolorosa di Gesù: dal posto della flagellazione le varie stazioni della via crucis scandiscono il nostro cammino in mezzo alla folla del quartiere arabo e cristiano. L'arrivo alla basilica del Santo Sepolcro è carico di emozione e suggestione: siamo davanti al luogo della crocifissione e della risurrezione di Gesù; percepiamo di essere giunti al momento conclusivo dell'itinerario terreno di Gesù e al significato di questi eventi per noi. Le pagine evangeliche che rievocano quei momenti e la parola della nostra guida ci avvicinano al mistero della nostra salvezza e ci manifestano quanto e come Dio Padre nelle scelte di Gesù ama gli uomini. Il crocifisso risorto è segno di un amore divino effettivo, sorprendente.

I segni di un Paese diviso
Ma cercando Gesù e le tracce della sua storia, non possiamo dimenticare che il cammino dei pellegrini si è trovato di fronte alla realtà  attuale, tra il paesaggio incantevole della natura e i segni di un Paese diviso, che fatica a trovare la strada della convivenza e della pace. Perciò, nell'itinerario esistenziale di Gesù e delle tappe storiche e geografiche della sua vita terrena che hanno scandito il pellegrinaggio, è rimasto costante il riferimento alla situazione attuale, ai suoi problemi, ai volti delle persone incontrate lungo il cammino.
La sorprendente riscoperta della vita umana e dell'esperienza spirituale di Gesù si è congiunta e idealmente prolungata con l'incontro di persone e di realtà  del posto, in sintonia con l'itinerario cristologico e francescano del nostro viaggio. Molte le persone incontrate: la comunità  cristiana di Jafa, vicino a Nazaret, rappresentata dal suo parroco, il vescovo di Nazaret, il superiore dei frati francescani in Terra Santa, padre Ibraim, il frate mediatore di pace durante l'assedio della basilica di Betlemme, il Patriarca di Gerusalemme.
Dietro a ogni persona, una storia, con il suo carico di travagli e di speranze e la consapevolezza da parte nostra che il pellegrinaggio è diventato momento di condivisione e solidarietà . Non potevamo ignorare le voci di aiuto che provengono dalle chiese sorelle di Terra Santa, che l'attuale situazione costringe a vivere sempre più nell'incertezza e nell'isolamento.
Nell'incontro vivo di Gesù, del suo messaggio di pace e fraternità  universale, ripreso e vissuto da san Francesco, che non ebbe paura di dialogare con l'altro e il diverso, rinnoviamo la speranza per una Terra Santa finalmente riconciliata e in pace. D'altra parte, rimane la consapevolezza che questa nostra partecipazione alla vicenda terrena di Gesù, compresa nella conoscenza e nell'esperienza del pellegrinaggio nella sua terra, conferisca alla nostra vita cristiana dignità  e valore, alla nostra fatica il suo senso, ai nostri momenti difficili il suo conforto.

Le foto di Roberto Dotti pubblicate sono parte di un ampio servizio fotografico destinato a un libro di prossima pubblicazione sul tema: Il santo e il pellegrino.

 

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017